L’ITALIA ANCORA MAGICA, 3-0 ANCHE CON LA SVIZZERA

Vi era piaciuta l’Italia trionfatrice sulla Turchia? Avevate già ricordato – come me – le notti magiche? La magìa è tornata a rapirci con una prestazione perfetta degli azzurri contro la Svizzera, antica e fastidiosa sfidante di confine. E quelle poche migliaia di tifosi che hanno ridato vita all’Olimpico sembravano centomila quando, alla fine, hanno decretato la standing ovation a Manuel Locatelli, l’eroe di giornata. Così l’Italia va agli ottavi con un altro 3-0. Un giorno, quando qualcuno chiederà come giocava l’Italia di Mancini, gli faranno vedere un film di pochi esaltanti secondi: il gol di Locatelli alla Svizzera. Non solo un capolavoro ma la formula esatta del gioco e dell’anima degli azzurri. Hanno annullato il gol di Chiellini al 19′, un gol di potenza, eccessiva dicono arbitro e Var. Poi il Chiello si fa male, esce, lo sostituisce Acerbi ex Sassuolo. L’Italia non accusa cedimenti, lo spirito è alto, la spinta inesauribile. Movimento incessante, la palla è di Locatelli, basso a sinistra, dal suo piede parte un lancio per l’estrema sinistra, per Berardi che fotografa in un click la situazione, mette in area per l’azzurro che vede piazzato davanti a Sommer.
L’azzurro è Locatelli che riprende la sua idea e mette dentro in un fiat. C’è voluto più tempo a descriverlo, il gol, che a realizzarlo. A Sassuolo suonano le campane, come succedeva una volta a Maranello Ferrari, a dieci chilometri. Questa è la Nazionale di Mancini, bella e fresca come un fiore appena colto, perfetta nelle due fasi di gioco, difesa e attacco, e la difesa è così chiusa, sicura, che la squadra sembra soltanto un gruppo d’assalto: Insigne, Immobile, Berardi. Musica è. E la Svizzera non è la Turchia, gioca con spunti di qualità, secondo logica favorisce un progresso d’intesa degli azzurri. Giocare con chi sa giocare è più facile. Più bello. Volevate lo spettacolo? Eccolo. Mancini conferma la magìa del selezionatore che ha realizzato una squadra di giocatori tecnici e sa come muoverli sulla scacchiera. Già nel secondo tempo con i turchi aveva “scoperto” Di Lorenzo per ristabilire equilibrio fra destra e sinistra senza alcun impaccio per i movimenti. E così non ha avuto dubbi nell’inserimento di Acerbi, così come la sostituzione di Insigne con Chiesa non ha mutato l’allegria dell’attacco, anzi: anche Immobile che, forse troppo euforico, ci aveva fatto rimpiangere almeno sette palle gol sprecate, è andato in gol.
Tre a zero per la storia e per andare avanti con coraggio. Finalmente. L’urlo dell’Olimpico accompagna l’inesauribile marcia degli azzurri, ventinove risultati utili consecutivi da offrire al comandante Mao Mancini che li ha scelti, provati, accuditi come figli scoprendo la verità di ognuno, a partire dall’assaltatore Barella e dall’ispiratore Spinazzola per finire con Berardi, l’uomo che non riusciva a realizzarsi. E c’è gloria anche per Donnarumma, un paio di parate da campione per consolare se stesso e dimostrare, se ce ne fosse stato bisogno, che la Svizzera era un avversario serio. Ho visto giocare il Galles. Sarà un’altra occasione per ribadire la Grande Bellezza.

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