Le VPN tra smart working e protezione dei dati

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Il lavoro ai tempi del coronavirus ha reso familiare a milioni di italiani lo smart working, oltre a un acronimo fino a pochi mesi fa sconosciuto ai più: VPN. Si tratta della Virtual Private Network, una rete privata virtuale che garantisce privacy, anonimato e sicurezza, consentendo di accedere da casa alla propria postazione di lavoro in ufficio. Con questo sistema infatti tutti i dispositivi appartenenti alla rete non devono avere necessariamente un collegamento fisico tra loro, ma possono essere dislocati in qualsiasi punto geografico del mondo.

Di fatto, la VPN consente di estendere i confini della rete locale privata (LAN), ma in modo “virtuale” e “privato”. I vantaggi sono evidenti sul piano economico, perché questo sistema consente di abbattere i costi nella realizzazione di una rete protetta, che utilizza l’infrastruttura della rete pubblica (Prova VPN gratuitamente).

Un altro punto di forza è legato al fatto che gli utenti si possono connettere in sicurezza alle risorse della rete aziendale o tra loro da qualunque posto e 24 ore su 24, e inoltre la VPN è molto flessibile, può realizzare una rete privata sia tra sedi fisse e remote che tra terminali remoti.

La protezione dei dati personali

Decisivo è il tema della sicurezza. Tra i vari servizi disponibili, alcuni provider offrono anche la possibilità di scegliere quali protocolli utilizzare per la connessione, optando per un server VPN allestito all’interno della propria rete (aziendale/privata) oppure collegandone uno gestito da terzi.

Una VPN funziona installando un software che permette di crittografare tutti i dati prima che vengano inviati sulla rete, tutelando così la privacy dell’utente. Si è così in grado di proteggere i dati personali, tutte quelle informazioni che identificano o rendono identificabile, direttamente o indirettamente, una persona fisica e che possono fornire informazioni sulle sue caratteristiche, come ad esempio il suo stile di vita, le sue relazioni personali, il suo stato di salute, la sua situazione economica. Sono particolarmente importanti in questo senso i dati che permettono l’identificazione diretta – come i dati anagrafici (ad esempio nome e cognome), le immagini, ecc. – e quelli che permettono l’identificazione indiretta, come un numero di identificazione (ad esempio, il codice fiscale, l’indirizzo IP, il numero di targa).

Hanno un ruolo rilevante anche i dati che vengono definiti “sensibili”, cioè quelli che rivelano l’origine razziale o etnica, le convinzioni religiose, le opinioni politiche, l’appartenenza a un sindacato, o relativi allo stato di salute o alla vita sessuale.

La protezione dei dati giudiziari

Un’altra categoria importante è quella dei dati “giudiziari”, come i provvedimenti penali di condanna definitivi, la liberazione condizionale, il divieto od obbligo di soggiorno, le misure alternative alla detenzione, o la qualità di imputato o di indagato. Con l’evoluzione delle nuove tecnologie, altri dati personali hanno assunto un ruolo significativo, come quelli relativi alle comunicazioni via Internet o telefono e quelli che consentono la geolocalizzazione, fornendo informazioni sui luoghi frequentati e sugli spostamenti.

Nell’ambito dei dati personali, entrano in gioco tre ruoli distinti: l’interessato è la persona fisica alla quale si riferiscono i dati personali, il titolare ovvero la persona fisica, l’autorità pubblica, l’impresa, l’ente pubblico o privato, l’associazione, ecc., che adotta le decisioni sugli scopi e sulle modalità del trattamento, e infine il responsabile, la persona fisica o giuridica alla quale il titolare richiede di eseguire compiti di gestione e controllo per suo conto del trattamento dei dati.