LA SUPERLEGA E LE MIRABOLANTI PROMESSE

Non ho partecipato ai ludi cartacei e televisivi in onore della “A22”, che non è l’Autostrada del Brennero ma l’ente miracolistico aspirante al ruolo di Lourdes del calcio europeo. La sentenza della Corte di Giustizia d’Europa è stata accolta trionfalmente non si sa se comprensibilmente in odio all’UEFA di Ceferin o perchè è arrivata sotto forma di superdono natalizio consegnato al popolo da un Babbo Natale esotico, Bernd Reichart, CEO di “A22 Sports”, la società nata per sviluppare la nuova Superlega; la prima, va ricordato, ridottasi a un circolo per pochi intimi – Real, Barça e Juve – ha praticamente rovinato Andrea Agnelli ed è il motivo che mi spinge ad accogliere non negativamente ma con grande prudenza le mirabolanti promesse del signor Reichart: che ha già diramato il format del Nuovo Calcio d’Europa “più inclusivo, con partite garantite e introiti molto più alti rispetto alle attuali competizioni. Dove miliardi di tifosi potranno guardare tutte le partite della Super League gratuitamente in diretta”. Ecco, questo è il dettaglio populistico che mi ha reso più sospettoso, una sorta di sparata elettorale messa subito in dubbio dall’ormai celebrato Calcio Business e dai tempi annosi e oscuri dell’Euroburocrazia.
Per mia fortuna, il Vecchio Campionato ha cancellato le mie paturnie proponendomi fin dal mezzogiorno antiche e godibili storie di pallone come se ne scrivevano tanto tempo fa. Frosinone-Juventus mi è parsa fatta apposta per rispondere ai rivoluzionari dell’A22: bel calcio, non solo esibizione di spirito provinciale, di ultradifesa montata fra prudenza e paura; no, sul piano del gioco una qualità già offerta dai ciociari nell’increscioso 4-0 al Napoli, esibita ieri anche contro i bianconeri in forma piana e corretta, trame semplici sostenute da un forte impegno fisico. Avrebbe meritato di vincere, la squadra di Eusebio Di Francesco, ma non ha potuto concedersi il lusso di sparare nelle battute finali, come la Juve, un certo Vlahovic, bomber di razza con pause di svogliatezza.
Ma la storia più bella – una favola italianissima corretta dall’ormai trionfante scelta multietnica – è quella di Kenan Yildiz, il goleador diciottenne che ha consentito alla Signora di evitare una figuraccia. Per Yldiz era la prima partita da titolare e è andato gol dopo 11 minuti, diventando il terzo marcatore bianconero più giovane di sempre, dopo Kean e Coman, e il più giovane straniero in Serie A con i suoi 18 anni, 7 mesi e 19 giorni. Prima da titolare in Serie A e primo gol già dopo 11 minuti: nato in Germania da genitori turchi e presto in gol, giovanissimo, con la nazionale di Montella. Ha studiato da juventino toccando subito un tasto del cuore dei tifosi quando dopo il gol ha fatto la linguaccia: “Un omaggio a Del Piero – ha spiegato il ragazzino – una leggenda di questa squadra”.
Per una giornata all’antica ci metto anche Bologna-Atalanta, quel gol di Ferguson nella festa di Zirkzee e il quarto posto consolidato in Zona Champions. Poi, uno stadio, una città che canta il suo amore rossoblù insieme a Lucio Dalla. Emozioni e commozione da bel calcio antico…

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