INTER VITTORIA E GLORIA, MA IL CAMPIONATO NON E’ ANCORA FINITO

L’Inter si prende vittoria e gloria come se il campionato fosse finito, scudetto e stella assegnati. Ci sarebbe dell’altro, ad esempio un Bologna spettacoloso e un bel Lecce che ha fatto fuori la Fiorentina…Ma quando c’è Inter-Juve ubi maior minor cessat. Non sembra superiore, il gioco, nel Derby d’Italia, ma dopo un traccheggiare pallido e assorto ecco la soluzione, il gesto da campione del giovane Thuram che fa gol con la ininfluente complicità di Gatti. E’ il minuto 37, a San Siro parlano già di scudetto. Inzaghi ha costruito una squadra che se lo merita, con una difesa arcigna e scaltra, un centrocampo ben organizzato, un attacco potente. Con la sua maggior virtù: la concretezza che suggerisce prudenza fino all’ultimo.
Mentre la Juventus affida a Giuntoli la “custodia” del quarto posto, assicurazione Champions. Un presentimento – ne ha parlato prima del match – non suggerito da scaramanzia (dopo lunghi anni napoletani) ma da concretezza. Mentre Allegri s’è divertito con le battute – con guardie e ladri – tanto per tenere il campo fino al faccia a faccia che si è risolto senza responsabilità arbitrali. Con la vittoria del più forte. Scudetto e seconda stella all’Inter? Calma e gesso. Non c’è solo la Juve… Troppa fretta – ripeto – a scrivere l’ultima pagina del romanzo. Io, ad esempio, penso che il destro a giro di Kvaratskhelia – gesto magico da antologia del Bello – potrebbe bastare almeno a riempire una domenica di spezzatino e meritare un trattatello, una modesta proposta per prevenire la cascata di parole inutili che si sarebbe prodotta se…
Se l’autorete dello sfortunato Verona – risposta al gol di Coppola – avesse chiuso la partita. Allora il Napoli sarebbe stato sommerso di giudizi negativi, a partire dal modulo e dalla scelta dei giocatori (anch’io avrei detto la mia, lamentando l’assenza di Raspadori) nonchè dalla mollezza del gruppo, blabla e Mazzarri avrebbe rischiato l’esonero perchè inadeguato, perchè vecchio portatore di un calcio vecchio. Perchè…Perchè ormai il dibattito sul calcio ha perso ogni identità culturale: sì, perchè è cultura cogliere al volo e studiare il gesto del georgiano, nato non di certo a Tbilisi – il gesto – ma da una interpretazione personale del calcio, quella che fa il campione e con lui il risultato, il successo, uno scudetto che ha la sua firma prima di quella di Osimhen. Kvara è Kvara, anche quando il telecronista ne annuncia la stanchezza, poverino, ed ecco il gol. Poverino il cronista, naturalmente. E così il Napoli va avanti. Con un dibattito irrazionale, emotivo. Alla ricerca del tempo perduto. Come fa il vecchio Mazzarri.
Italo Cucci ([email protected])

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