IN QUESTO CAMPIONATO CI DIVERTIAMO IN POCHI

Amo il calcio, lo confesso come un bambino. E in mezzo a questo bailamme di teste tagliate, di illusioni sfatate, di ambizioni moltiplicate da opportunità europee sempre meno qualificate mi salva Raspadori, il trascurato, con un gol di rara bellezza. Grazie, Jack. Tirem innanz.
Dice:”Cosa pensa di questo campionato?”. Dico: “Ci divertiamo in pochi; giusto gli interisti e io”. “Lei? Perchè?”. “Come, non sa che mi piace il Bologna?”. “Ah. Ma quello piace a tutti!”. Dialogo di un venditore di almanacchi e un passeggero in un venerdì di vigilia stretta nelle sue condizioni ideali: giorno di sfiga e di dolore che solo in Sicilia promette fortuna. Insomma, diciamo la verità: io non lascerei il calcio in mano a gente che ti organizza una giornata di campionato il venerdì con Salernitana-Sassuolo all’ultimo sangue, seguita giusto da un pugno di tifosi esasperati che hanno visto le squadre del cuore passare di mano da un tecnico all’altro con disinvoltura suicida. La Salernitana da Sousa a Pippinzaghi, a Liverani, a Colantuono, dal progetto ambizioso alla ragione, ma in ritardo; il Sassuolo da Dionisi a Bigica a Ballardini, alla faccia di una lucidità gestionale ereditata dal grande Squinzi.
E per fortuna sabato è derby, Roma-Lazio, come dire sabato trippa visto che se l’aggiudicano i giallorossi di Testaccio in una festa di pajata e coda alla vaccinara. Per carità, si menano pure, ma che fare? La violenza ultrà, il razzismo, blabla e blabla. Restiamo a noi, alle panchine. Era il Derby di Mou e Mau, sono riusciti a cacciarli come se ai miei tempi avessero esonerato Herrera e Rocco, oppure Trapattoni e Liedholm. E viva De Rossi, come no? Non posso negargli un eccellente contributo di pacificazione di uno spogliatoio murignizzato ma non venite a dirmi che i responsabili sono sempre loro, i mister: naturalmente quando perdono perchè se vincono è tutto merito dei giocatori. Come a Napoli, dove evidentemente Garcia, Mazzarri e Calzona sono inguaribili incompetenti incapaci di sostituire Spalletti. Come a Udine, Sottil a Cioffi, a Empoli, da Zanetti a Andreazzoli a Nicola. L’unico chiaro e doloroso caso, quello di D’Aversa a Lecce, un signor tecnico che perde la testa. Che stagione ridicola, questa. Chiedono da settimane, da mesi, l’esonero di Allegri. Come fino a metà campionato c’era chi voleva far fuori Simone Inzaghi; e chi ancor oggi non è del tutto convinto di Pioli. E i giocatori strapagati che battono la fiacca? E i presidenti scioccamente audaci o spaventati? E i tanti sopravvalutati presunti Raiola?
Vedete, a Bologna è successo un miracolo: un presidente – Saputo – che da anni non osava sognare viaggi oltre il decimo posto, ha deciso di provare a vincere, ha preso il silenzioso, riservatissimo Sartori costruttore dell’Atalanta che con l’ambizioso e geniale Motta ha resuscitato una squadra e una città che oggi vogliono – non sognano – un posto in Champions. Nonostante Frosinone. Diceva Azeglio Vicini: “Un punt par fer i cunt”.
Finalmente domenica. Protagonista Allegri: la Juve è con lui. Fin dalla vittoria di Coppa, con la Lazio, quando a molti è sfuggita la dedica di Vlahovic al suo allenatore. Se Max non se n’era accorto gliel’ha ripetuta ieri sera (sciagurata Var!). E’ tutta colpa di Allegri se a un certo punto la grande potente Juventus è stata abbandonata a se stessa e a una presunta giustizia sportiva che ne ha fiaccato le risorse fisiche e morali? Certo, se poi arrivano le accuse di Maifredi l’imputato è assolto.

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