TIRANA (ALBANIA) (ITALPRESS) – Il Partito socialista (PS) sembra confermarsi come prima forza politica in Albania, stando ai risultati parziali delle elezioni tenute ieri nel Paese. In attesa dei risultati ufficiali, che secondo la Commissione elettorale centrale saranno resi noti domani, con 1.810 seggi elettorali scrutinati su 5.225 i socialisti del premier in carica, Edi Rama, ottengono il 52,53% dei voti.
La coalizione di centro-destra Per una grande Albania, che riunisce il Partito democratico (PD) di Sali Berisha e il Partito della libertà (PL) di Ilir Meta, si colloca al secondo posto con il 34,40% dei voti. In terza posizione compare il Partito socialdemocratico d’Albania (PSD) con il 3,98%, ma un riscontro positivo è stato ottenuto anche dalle nuove forze in campo, con Iniziativa Albania che ottiene il 3,42% delle preferenze e Mundesia il 2,59%.
I dati dell’affluenza mostrano un lieve calo, pari al 4%, rispetto alle elezioni precedenti. Alle 19 di ieri, infatti, era andato a votare il 42,7% degli aventi diritto. Quest’anno potevano esprimersi, per la prima volta, anche i cittadini all’estero. La Commissione elettorale ha ricevuto 194.889 schede elettorali provenienti da Paesi stranieri, a fronte di circa 246 mila persone che si erano registrate per poter votare. Il voto all’estero, secondo quanto riferisce l’agenzia Ata, è in controtendenza rispetto a quello nazionale. Con 1.660 schede scrutinate, infatti, il Partito democratico di Sali Berisha ottiene il 43,95% dei voti, a fronte del 42,68% del Partito socialista.
Rama, che guida una coalizione di centro-sinistra, ha puntato in queste elezioni sul percorso verso l’adesione europea, che pur lentamente e con fatica ha portato all’apertura dei primi capitoli negoziali nell’ottobre 2024.
La popolazione albanese è peraltro quella più a favore, in tutti i Balcani occidentali, dell’ingresso in Ue, con una quota pari all’80 per cento dell’intera cittadinanza. Berisha Berisha, con il suo partito di centro-destra, ha invece propugnato una serie di riforme economiche come una flat tax del 10 per cento, l’Iva al 15 per cento e agevolazioni per le piccole imprese.
Erano 3,7 milioni i cittadini albanesi chiamati ieri ad eleggere i 140 membri del Parlamento monocamerale. Il voto di quest’anno conteneva un’importante novità, perché per la prima volta hanno potuto esprimersi anche gli albanesi residenti all’estero. La riforma è stata introdotta dopo una sentenza della Corte costituzionale e la conseguente procedura legislativa avviata dall’Assemblea nazionale.
Proprio i numerosi voti della diaspora hanno catturato l’attenzione dei due principali sfidanti e “volti noti” della politica albanese, il leader socialista e attuale premier in carica, Edi Rama, e il leader del Partito democratico d’Albania (PD), l’ex premier ed ex presidente Sali Berisha.
Sono state 246 mila le registrazioni elettroniche pervenute alla Commissione elettorale centrale, ma il numero di persone che compone la diaspora è sicuramente più alto, almeno un milione secondo alcune stime. I dati dell’ultimo censimento mostrano che tra il 2011 e il 2023 se ne sono andati 420 mila cittadini e la causa risiederebbe nelle difficoltà economiche riscontrate in patria. La tendenza potrebbe arrestarsi, stando alle ultime previsioni che mostrano il Pil nazionale in crescita del 3,9 per cento nel 2024 e del 3,7 per cento nel 2025.
L’Albania ha inoltre in cantiere nuovi grandi investimenti, come l’aeroporto internazionale di Valona e il porto commerciale di Durazzo, destinati a fare da “volano” all’economia nel medio e lungo periodo. Di contro restano però delle carenze strutturali, come la differenza tra città e campagne, che ha portato peraltro ad un vero e proprio boom edilizio nei grandi agglomerati urbani. Resta anche da formare la forza lavoro, contrassegnata da una bassa produttività, e preoccupa l’estensione dell’economia informale, che assorbirebbe secondo alcuni calcoli il 29 per cento degli occupati.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS)