IMPAZZA LA GASTRONOMIA, IL FRIGO E’ LEADER DELLA CASA

Impazza la gastronomia. Dappertutto. Web, tv, radio, giornali. Un immenso pasto mediatico. Prima fase – uora uora – magna che te passa. Solitudine ingannevole, panini imbottiti, tv istigatrice, spaghettata aromatica (aio-e-oio-peperoncino, il massimo). Controllo alla bilancia prima settimana, poi que sera’ sera’. Un lento succulento andamento suicida. Il leader della casa e’ il frigo (a Bologna dicono ancora frigor, e’ una parola rinfrescante), avessi i mezzi inventerei un frigo con televisore incorporato. O viceversa. Mangiare: e’ l’unica cosa che Conte non ha ancora limitato, ma gli scienziati sono pronti. Ha pero’ parlato di fidanzati, il premier d’antan, e mi son tornati in mente tempi lontani quando era l’amore a dettare impulsi gastronomici: fidanzata delusa o trascurata, uguale cicciona; fidanzata soddisfatta e esercitata, uguale “ti ricordi Twiggy?. Menu’ classico: pane, amore e fantasia.
Ma verra’ il 4 maggio, o il 7, o il 18 , o il 24 (quando scopriremo che lo straniero non passa piu’, addio estate) e potremo avvicinarci al pizzaiolo, al piada-e-prosciutto preparato dalle signore di Mamaia, la Rimini sul Mar Nero, e la chiameremo piadina rumegnola; e agli arancini, ai suppli’, a quel bendidio di fantacibarie; e proveremo anche metti una sera a cena, con la mascherina, io a un metro da te, tesoro mio, ma cos’e’ un tavolo?, una parentesi scomoda fra le parole “io t’amo”. Puo’ anche venire un colpo di nostalgia: ti ricordi quelle serate con gli spaghetti al tonno e pastaececi?
Si’, bene, ma quanto dura? Verra’ giorno che il Pil ci restera’ sullo stomaco, il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera bianca. Verra’ l’ora di risparmiare, l’arte di arrangiarsi: la cucina di guerra e post, insomma. Menu’ piacevoli alla lettura ma vuoti di sostanza (come la blanche cuisine, roba da ricchi inappetenti). Tornera’ di moda il pollo anche in versione vip, tutt’intero, ma anche solo ali, solo cosce; il baccala’ no, dopo la guerra era il mitico risparmioso pesce veloce del baltico che sfamava e dava la carica, adesso costa come il caviale (rosso); ci sara’ lo sgombro, ci ho costruito su una vita poi ho smesso di chiederlo, al ristorante, per non fare il pezzente, ma lo adoro. Piano piano scenderete al minimo indispensabile, come si tempi che la “Domenica del Corriere” aveva due rubriche seguitissime: “Chi l’ha visto? Scomparso dopo l’armistizio” e “Qui da me i golosi”, firmato Petronilla, che dovevo ritagliare sempre e mettere da parte per mia mamma, e m’immaginavo una di quelle rezdore poppute sempre alle prese con pignatte e padelle e poi scoprii ch’era una grande signora mantovana che di chiamava Amalia Moretti Foggia Della Rovere, tanto nomine per reduci e impoveriti. Io mi preparo gia’ la ricetta che andra’ bene quando la drastica riduzione conto in banca combinera’ con il quintale. Insalata Pantesca: patate lesse, olive snocciolate, cipolla fresca, se ce l’hai un polipetto e capperi. No, non saro’ mai Beppe Bigazzi, che quando disse “Berlingaccio chi non ha ciccia ammazza il gatto” la Rai lo caccio’. Ma vi giuro che il dopoguerra…In alto i cuori.

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