Gli allenatori i veri protagonisti: Conte uomo dell’anno

Chivu, chi era costui? Come si permette d’esser primo in classifica – unico allenatore meno importante dei giocatori, certo meno di Lautaro – allo scadere dell’anno di Antonio Conte, il mio Cover Man?
Forse ho cambiato mestiere. O è il mestiere ch’è cambiato. Una volta andavo alla partita per godermi i campioni. C’erano. E ne raccontavo le imprese valorizzando l’atleta e l’uomo. Da tempo mi tocca scrivere di allenatori. Sono riusciti a diventare i veri protagonisti della partita, del campionato. Loro gli sconfitti, loro i vincitori. Loro è lo scudetto. Guardate la classifica, in fila Allegri, Conte, Spalletti, Gasperini. I grandi Mister son tutti qui. E Chivu…
Se dovessi a Giuseppe Marotta – scrittore napoletano di varietà letto e riletto in gioventù – un euro per ogni citazione del suo “L’oro di Napoli”, credo che mi costerebbe una cifra scomoda. Lo sfrutto dagli anni Cinquanta, da quando faceva parte della felice combriccola di “Partenope Sera” che ne occupava tutte le posizioni chiave. (Riflettendo, suggerisco all’omonimo presidente varesino dell’Inter Giuseppe Marotta – detto Beppe – di affidarmi la realizzazione di un suo libro, “l’Oro di Milano”, la cui trama è in parte scritta e attende solo un altro evento significativo: il prossimo scudetto). Per ora, occasione ultima per scegliere l’Uomo dell’Anno, devo nominare Antonio Conte, l’operoso cercatore che s’aggiunge all’Albo d’Oro del Napoli dove sono già incisi i nomi di Ottavio Bianchi e Alberto Bigon, il primo vincitore di uno scudetto, una Coppa Uefa e una Coppa Italia fra l’86 e l’89; il secondo, premiato con uno scudetto e una Supercoppa Italiana fra l’89 e il ’90. A quel tempo Bianchi, sempre in onore di quel Marotta, fu anche seminatore d’oro, e così a Conte – vincitore di scudetto e Supercoppa Italiana – toccherà la Panchina d’Oro.
Risolto un problema accademico/statistico, aggiungo che Conte meriterebbe addirittura – unico, come i divi del Rock – la panchina di platino che andrebbe istituita per il suo straordinario palmarès. Come racconta Wikipedia, fra il 2011 e il 2014 si è laureato campione d’Italia per tre stagioni consecutive (oltre ad avere vinto due Supercoppe italiane, 2012 e 2013). Fra il 2016 e il 2018 ha allenato il Chelsea, con cui ha trionfato nella Premier League 2016-2017 e nella FA Cup 2017-2018. Dal 2019 al 2021 ha guidato l’Inter, con cui ha conquistato lo scudetto nel 2020-2021. Nell’annata 2024-2025 ha ottenuto il suo quinto scudetto, stavolta sulla panchina del Napoli, divenendo il primo allenatore nella storia della Serie A ad avere vinto il campionato con tre squadre differenti; nell’esperienza partenopea ha vinto anche una Supercoppa italiana (2025). Mi piace ricordare che fra il 2014 e il 2016 è stato commissario tecnico della Nazionale che ha guidato – perdendo, ma lavorando bene – nella fase finale dell’Europeo. Andò al Chelsea, meritava di restare, Tavecchio aveva visto bene.
A parte la dovuta incensatura di Conte, merita memoria e applausi anche Luciano Spalletti. Che se non avesse concordato con Gravina uno scoop azzurro mal riuscito avrebbe goduto di indiscussa fama. Per sua fortuna, tornato nel preferito mondo della tecnica come allenatore, non selezionatore, sta realizzando una sorta di miracolo: è deciso a portare la Juventus allo scudetto. Assurgerebbe al ruolo di Mago. In fin dei conti è quel che vuole. Yildiz? Sì, è bravo, ma deve dare di più…

Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]