Fondi UE. in E.Romagna oltre 2 miliardi per 2021/27, 800 milioni in più

STEFANO BONACCINI PRESIDENTE REGIONE EMILIA ROMAGNA

BOLOGNA (ITALPRESS) – Ammontano a oltre 2 miliardi di euro le risorse dei Fondi europei FESR (Fondo europeo sviluppo regionale) e FSE+ (Fondo sociale europeo) per il 2021-2027 per l’Emilia-Romagna: 780 milioni in più rispetto al settennato precedente. Per il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che ha presentato nel corso di una videoconferenza stampa la nuova programmazione, è “un pacchetto di risorse che si aggiungeranno a quelle del Pnrr e ci aiuteranno a garantire al mondo delle imprese, dei Comuni, dei territori, delle Università e dei centri di ricerca un valore aggiunto importantissimo”. La Regione ha voluto assegnare una dotazione uguale ai due Programmi: per entrambi la quota Ue è pari a 409.685.857 euro, a cui si aggiunge quella nazionale e regionale di 614.528.605 euro. Dunque, 1.024.214.641 euro per ciascun fondo. In totale: 2.048.429.283 euro.

“Cerchiamo di tenere insieme – spiega Bonaccini – ciò che il Pnrr potrà finanziare con quello che finanzieremo attraverso i bandi di Por Fesr, Psr e Fse per garantire massimo di potenza per investimenti e risorse a disposizione dei territori perché vogliamo una Regione che continui a crescere”. Il via libera dell’Esecutivo regionale al piano di programmazione è arrivato dopo il confronto con  gli Enti Locali e il partenariato economico-sociale, a partire dai firmatari del Patto per il Lavoro e per il Clima. Ora inizierà l’iter in Assemblea legislativa. Una volta completato il percorso, sarà inviato alla Commissione europea per l’approvazione, prevista nella prossima primavera. Ma verrà presentato prima ai vertici comunitari dalla vicepresidente della Regione, Elly Schlein, in missione a Bruxelles già nel mese di dicembre. “Stiamo provando – spiega il sottosegretario alla Presidenza della Giunta regionale, Davide Baruffi – ad avere una programmazione fortemente integrata che ci permetta di partire prestissimo”, ovvero che “dobbiamo recuperare i ritardi che si sono accumulati tra Bruxelles e Roma”. “L’accordo di partenariato tra Governo italiano e Bruxelles – aggiunge con una punta di rammarico – non è stato ancora sottoscritto e non è stata ancora perfezionata l’intesa tra regioni e Governo”. Guardando le linee di finanziamento dei due fondi europei, al netto delle spese tecniche, quasi un terzo delle risorse FESR – 307 milioni di euro – sono destinate alla lotta al cambiamento climatico, sostenendo progetti che guardino a una economia verde e resiliente; il 50% di quelle del FSE+ – 502 milioni di euro – direttamente all’occupazione, a partire da quella giovanile e “con un’attenzione specifica a quella femminile, in considerazione del prezzo che giovani e donne hanno pagato anche nella pandemia”, precisa Baruffi. Inoltre, almeno il 10% di tutti fondi dovrà coprire progetti riguardanti i territori più fragili, in particolare Aree interne e Montagna. Il piano sui nuovi fondi europei 2021-27 completa il quadro degli strumenti di programmazione dei fondi strutturali che la Giunta regionale ha definito in questi mesi: da un lato il Documento strategico regionale per la programmazione unitaria delle politiche europee di sviluppo 2021-2027 (DSR), dall’altro la Strategia di Specializzazione Intelligente 2021-2027 (S3). Nel frattempo, sono state messe a punto sia l’Agenda Digitale 2020-25 “Emilia-Romagna, Data Valley Bene comune”, sia la Strategia regionale Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Non meno importante, in questo contesto, anche il Patto per la Semplificazione recentemente concordato con tutte le rappresentanze del sistema territoriale. Fesr e Fse+ contribuiranno in maniera complementare all’attuazione delle strategie di sviluppo territoriale integrate, in due ambiti specifici: da un lato le aree urbane, con le città capoluogo di provincia per la prima volta affiancate dalle città medie e dalle Unioni di Comuni più avanzate (Cesena con l’Unione dei Comuni del Savio, Carpi con l’Unione terrestre d’argine, Imola col suo circondario, l’Unione della Romagna faentina e l’Unione della Bassa Romagna); dall’altro le aree interne, in analogia con la strategia nazionale, ma che nel caso dell’Emilia-Romagna si estenderanno anche a tutto il territorio dell’Appennino, da Rimini a Piacenza; aree queste ultime che godranno di una riserva almeno pari al 10% delle risorse complessive di ciascun Programma. Inoltre, la programmazione individua altri due macro ambiti su cui focalizzare specifici interventi di valorizzazione integrata: quello della Costa emiliano-romagnola e quello dell’asse del Po e della bassa pianura padana. È prevista infine una attività di sostegno a favore degli Enti locali coinvolti nell’elaborazione di strategie territoriali integrate, per rafforzarne le capacità di programmare e attuare interventi di sviluppo locale.

(ITALPRESS).

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