È morto Emilio Fede, aveva 94 anni. Fu il primo ad annunciare l’inizio della guerra del Golfo

MILANO (ITALPRESS) –  Si è spento a 94 anni Emilio Fede. Nato a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, Il giornalista e scrittore era ricoverato in una residenza sanitaria alle porte di Milano. I funerali si svolgeranno giovedì presso la parrocchia Dio Padre a Milano 2. E’ stato direttore del TG1, Studio Aperto e ha condotto il TG4 dal 1º giugno 1992 al 28 marzo 2012. “Hanno attaccato, hanno attaccato”. Era il 16 gennaio del 1991 ed Emilio Fede, nella sua seconda vita da giornalista nelle reti del Biscione, è il primo ad annunciare l’inizio della guerra del Golfo. Dal suo piccolo telegiornale, Studio Aperto, nel giorno del debutto su Italia1, riesce a rifilare un buco enorme alla concorrenza, in primis alla corazzata Rai, all’azienda che per 25 anni è stata casa sua e dove lui da semplice cronista arriva a dirigere il tg della rete ammiraglia. E qualche mese dopo altro buco: è il primo in tv a dare la notizia della cattura dei due piloti italiani Bellini e Cocciolone.

EMILIO FEDE, QUELLA NOTTE IN CUI TUTTO EBBE INIZIO / DI CLAUDIO BRACHINO

La vita e la carriera di Emilio Fede da Barcellona Pozzo di Gotto ha un prima e un dopo l’incontro con Silvio Berlusconi. Nel prima c’è il Fede giornalista della tv di Stato, che si forma in quella straordinaria palestra che fu il Tv7 di Sergio Zavoli, del Fede inviato di guerra in Africa, delle mine in Angola esplose ad un passo dai suoi piedi, delle sue inchieste. Nel dopo c’è l’esperienza di Fininvest ma anche le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il cerchio magico berlusconiano svelando i party di Arcore.

Nel 1976 viene promosso alla conduzione del Tg1. Nel 1977, con l’addio al bianco e nero Fede viene scelto per condurre l’edizione di lancio del tg a colori. La scalata nella redazione del telegiornale del primo canale tocca il suo apice nel 1981 con l’affidamento della direzione della testata. E’ lui che decide di seguire la sorte del piccolo Alfredino Rampi con una lunga diretta; posiziona le telecamere dinanzi quel pozzo di Vermicino che inghiotte un bimbo di sei anni e le speranze di un’Italia incollata alla tv. Un anno e mezzo alla direzione, prima di passare il testimone ad Albino Longhi. In Rai rimarrà fino all’87, da un lato un processo per gioco d’azzardo, dall’altro equilibri politici modificati decretano la fine dell’esperienza di Fede alla Rai. Ed è a quel punto che si reinventa, che intuisce le potenzialità di quella sterminata prateria rappresentata dalle “antenne” private.

Nell’87 l’esperienza a ReteA ma è il 1989 l’anno della svolta, l’anno in cui stringe una collaborazione con Silvio Berlusconi, del quale sarà collaboratore “fedelissimo”. Nomen omen. I suoi detrattori, accusandolo di faziosità, lo scherniscono modificando le vocali del cognome accostandolo ad un pedissequo animale da compagnia. Ingaggia battaglie con alcuni tra le voci critiche sollevatesi nei confronti dell’imprenditore dalle ambizioni istituzionali. Come quando nel 1994 chiede la testa di Indro Montanelli, direttore de “Il Giornale”, reo di essere contrario alla discesa in politica dell’allora Cavaliere. Diventa il simbolo di un giornalismo militante, partigiano, senza contare i suoi esilaranti fuori onda che alimentano intere puntate di “Striscia”.

Uno dei più noti, quando sconsolato ammette la figuraccia; ne nasce un tormentone televisivo diventato il titolo della sua biografia uscita ad aprile scorso: “Che figura di merda”. Alle critiche si sono anche unite le multe fioccate dall’Agom per il mancato rispetto della par condicio in diverse occasioni. Berlusconiano fino al midollo, non ha mai nascosto né l’amicizia né la stima trascesa nell’adulazione verso l’ex presidente del Consiglio. Un rapporto incrinatosi negli ultimi anni. Mediaset nel 2012 lo solleva dalla direzione del Tg4; due anni dopo lo licenzia definitivamente.

Anche il caso Ruby lo allontana dal suo ex datore di lavoro. I giudici di Milano gli riconoscono un ruolo importante nelle feste di Arcore, condannandolo per favoreggiamento della prostituzione. Sconterà gli arresti, vista l’età, tra i domiciliari e i servizi sociali, tra Milano e la Napoli della quale è stato sempre innamorato.

LE REAZIONI

“È con dispiacere che ho appreso la notizia della scomparsa di Emilio Fede, volto storico del giornalismo televisivo che ha accompagnato milioni di italiani per oltre mezzo secolo. Una lunga carriera la sua, iniziata in Rai negli anni Sessanta, proseguita poi da direttore del Tg1 e infine al Tg4. ‘Sono caduto, ma non ho mai smesso di essere Emilio Fede’, disse una volta: ed è con queste sue parole che lo voglio ricordare. Alle figlie Sveva e Simona e ai suoi cari giungano le condoglianze più sentite, mie personali e del Senato della Repubblica”. Lo scrive su Facebook il presidente del Senato, Ignazio La Russa.

“Il mio cordoglio per la scomparsa di Emilio Fede. Giornalista e volto noto del panorama televisivo italiano, è stato a lungo un protagonista dell’informazione. Ai suoi familiari e a tutti i suoi cari esprimo la mia vicinanza”. Così il Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana.

“Ci ha lasciati Emilio Fede. Verrà ricordato come un grande giornalista, anche nella fase da giovane inviato in Africa. Direttore del Tg1 prima e poi del Tg4. Di lui resteranno le sue iconiche conduzioni, interprete di un nuovo modo di fare informazione, moderna e all’avanguardia. Un uomo buono con il quale spesso mi sono confrontato. Esprimo le mie condoglianze alla sua famiglia e ai suoi cari. Riposa in pace, Emilio”. Lo scrive su X il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. 

“Saluto un amico con il quale abbiamo raccontato fatti con serietà e a volte con ironia. Una lunga storia nell’informazione, attraverso il tempo e gli eventi. Buon viaggio Emilio”. Lo scrive sui social il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri.

La Presidente della Consulta Nazionale di Forza Italia ed Europarlamentare del Ppe, Letizia Moratti: Con Emilio Fede se ne va un protagonista assoluto dell’informazione italiana. Un uomo che ha segnato la storia del giornalismo televisivo con professionalità, determinazione e passione”.

“Se ne è andato Emilio Fede, e tanti – anche solo per ragioni di età – ne ricorderanno solo il crepuscolo professionale e giudiziario. Sarebbe sommamente ingeneroso”. Lo scrive su Facebook Enrico Mentana. “Emilio Fede, vent’anni prima di Berlusconi e del tg4, era già l’anchorman più conosciuto dei tg italiani – ricorda l’attuale direttore del tg di La7 -. L’ho incontrato al tg1 nel 1980, e le nostre vite professionali si sono intrecciate a più riprese. L’ho avuto anche come direttore nel 1982, un’era geologica fa. Facemmo poi, nello stesso gruppo, telegiornali completamente diversi, ma con gli occhi di oggi potrei dire che sdoganò un genere oggi ampiamente diffuso, quello dei programmi giornalistici apertamente schierati”. “Umanamente, anche quando eravamo molto distanti per scelte professionali, non fu mai sleale. Il resto è storia che abbiamo raccontato negli ultimi 15 anni”, conclude Mentana.

Si è spento a 94 anni Emilio Fede, giornalista e conduttore televisivo nato a Barcellona Pozzo di Gotto. Iniziò la sua carriera in Rai negli anni ’50, arrivando a ricoprire ruoli di primo piano nel giornalismo televisivo. Fu direttore del TG1 e, per oltre vent’anni, direttore e volto del TG4, diventando uno dei personaggi più noti del panorama mediatico italiano”. Così su Instagram la Regione Siciliana ricorda “il suo legame con la terra d’origine e si unisce al cordoglio dei familiari e di quanti lo hanno conosciuto e seguito nella sua lunga carriera”.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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