DIFESA E CONTROPIEDE E’ IL NUOVO CALCIO

“Difesa e contropiede? E’ il calcio nuovo!”. Così parlò Ancelotti, oggi il tecnico più titolato – in qualità – del mondo e i causidici ne sottolineano l’abituale ironia, controllano il suo sopracciglio che si fa arco e lasciano perdere. La penultima famigliona di scribi ha ascoltato e studiato Sacchi, l’ultima Guardiola. La mia archeopenna ormai scrive in solitudine e per lei le parole di Don Carlo sono pietre. Da sempre. Da quand’era ragazzo – nel ’78 – e dandogli un premio lo consegnai a Liedholm. La laboriosa passione di un contadinello emiliano è diventata sicurezza magistrale fra Roma e Milano, saggezza in Europa finchè a Madrid gli posano una corona d’alloro intorno al capo. E lui sancisce: “Difesa e contropiede è il calcio nuovo”. Senza albagìa preciso: l’ho imparato prima di lui, direttamente da Viani, Rocco e Brera, gli inventori del calcio “all’italiana”. E il Marocco “italico” l’ho fotografato subito (prim’ancora gli arabi vincitori dell’Argentina) mentre i tenori di penna si dedicano più volentieri a cantarne la gloria etnica, politica, sociale e immaginano che il confronto con la Francia interessi soprattutto il re del Marocco Muhammad VI, il suo premier Aziz Akhannouch, il loro popolo sparso in Europa e Emmanuel Macron. Giusto, fra poco si giocano il Mondo del pallone ma a me interessa il calcio, questo sport equivoco – forse è più spettacolo e dottrina sociologica – e oso addirittura pensare che sarà fiera partita, con i blues di Deschamps, non un inchino. (Il pensiero mi porta ai croati che affronteranno l’Argentina e se fossi Blatter organizzerei una finale Croazia-Marocco e non aggiungo altro).
Per me il tecnico plus è Walid Regragui in via di farsi predicatore ma il Marocco mi si presenta con le fattezze di Walid Cheddira, lo svettante e tamugno attaccante del Bari nato 24 anni fa a Loreto, città di Maria delle Ali. Un italiano vero. Sicchè mi è facile, partendo da lui, ricordare il Marocco che ha eliminato il Canada incassando l’unico gol (prima uno 0-0 con la Croazia e ora immagino una finale fra loro ai rigori), l’umiliazione del Belgio con due reti e il glorioso gol di En-Nesyri che ha sconfitto il Portogallo e fatto piangere il Cristiano Ronaldo tradito da Santos. Come se Regragui avesse studiato l’Europeo di Mancini minuto per minuto. Anche la Croazia – che vedremo domani contro la polemica e un pò cialtrona Argentina – ha mostrato capacità difensiva eccezionale: ma è sua virtù; direi, per semplificare, virtù di Modric, forse ancora il migliore da Russia 2018, in attesa dei nuovi colpi di Giroud. Non avevo mai visto – mai – una squadra capace di giocare a “palla prigioniera” fino ai rigori come ha fatto la Croazia di Zlatko Dalic scandalizzando i giochisti. Immagino quale sia il suo motto: ‘Vincere è l’unica cosa che conta”.

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