DA EURO2020 LA NUOVA ITALIA DI MANCINI SENZA LIMITI

La vittoria di Wembley ci ha riportato fra le grandi del calcio mondiale. Campioni Europei, anche stavolta ai rigori, ma se contro la Spagna l’Italia era apparsa in difficoltà, nella finale, dopo il gol a freddo e una mezz’ora di difficoltà, ha preso in mano la gara, ha pareggiato e sfiorato la vittoria che poi è arrivata dagli undici metri. E anche stavolta Donnarumma è stato protagonista. Ma tutta la squadra ha mostrato di essere all’altezza. Vittoria meritata, insomma. Il condottiero del’Italia, Roberto Mancini ha riportato la squadra azzurra ai vertici del calcio continentale (e mondiale) e merita un bel dieci (e lode). Lo ha fatto con la semplicità di chi aveva fiducia e conosceva bene pregi e difetti delle persone che “manovrava”. Dopo la mancata qualificazione ai Mondiali di Mosca la nostra Nazionale era sparita dalla carta geografica del calcio che conta. Si diceva che per i troppi stranieri presenti nel nostro campionato non c’erano più giocatori all’altezza di quelli che Lippi aveva portato alla vittoria nel 2006 ai Mondiali di Germania. Mancini ha ricostruito trovando i giocatori giusti, rianimando e facendo risorgere il nostro mondo del pallone.

Non si è atteggiato a “mago”, ma ha utilizzato le proprie conoscenze e la propria esperienza internazionale, accettando un ingaggio iniziale al di sotto delle regole economiche: ha vinto la scommessa. Un investimento molto produttivo. La squadra che ha fatto l’impresa merita un voto alto nel suo complesso, ma se dobbiamo cercare gli artefici della scalata sceglieremo gli uomini che hanno composto la spina dorsale della formazione, un concetto antico sempre valido: il portiere Donnarumma, il regista difensivo Bonucci (autore del gol del pareggio in finale), quello di centrocampo Jorginho e, per il reparto offensivo, Chiesa, che ha segnato gol decisivi nel momento cruciale dell’avanzata azzurra verso la parte alta del tabellone. Questo non significa che non meritino voti alti gli altri difensori (Chiellini ha saltato qualche partita per infortunio, ma è stato l’intrepido capitano di sempre), Spinazzola è stato il migliore nella fase iniziale ed era presente con le stampelle alla finale. Lo ha sostituito Emerson, un uomo d’esperienza. Sulla destra del reparto difensivo Di Lorenzo, subentrato subito allo sfortunato Florenzi, è cresciuto rapidamente. A centrocampo Barella è stato il motore del gioco e ha segnato un gol importante.

Verratti, reduce da problemi fisici, ha fornito il proprio contributo alla causa e quando sono subentrati Locatelli e Pessina hanno fatto bene risolvendo partite complicate. Davanti, Berardi ha mostrato di essere un valido elemento sul piano tattico, coprendo in fase difensiva e facendo bene quella offensiva. Insigne ha illuminato spesso la scena con la propria fantasia e con gol spettacolari. In attacco Immobile ha segnato poco ma ha fatto andare in gol gli altri. Belotti talvolta gli è subentrato senza molto successo. Altri elementi hanno giocato poco, Meret, il terzo portiere, è stato l’unico a fare da spettatore per tutto l’Europeo e merita un plauso per questo. Sirigu ha giocato una partita dando per il resto il proprio contributo con il suo sostegno morale ai più giovani compagni. Acerbi ha preso posto di Chiellini quando si è fatto male. Bastoni ha dimostrato di avere un avvenire davanti. Toloi è entrato a gara in corsa, come Cristante e Castrovilli a centrocampo e Bernardeschi in attacco. Raspadori ha messo le basi per una presenza più costante in futuro. Ventisei titolari, una realtà diversa perchè il gruppo ha prevalso sugli individualismi. Un concetto abbastanza innovativo nel calcio dalle nostre parti. Mancini ha motivato tutti e tutti gli hanno dato soddisfazioni. Un successo sorprendente ma meritato.
(ITALPRESS).

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