COMINCIA UNO STORICO EURO2020, AZZURRI E ‘FRATELLO MANCIO’ “PROVIAMOCI”

Oggi siamo messi così: se non partecipi alla diffusa euforia per l’esordio (e il percorso naturalmente vincente) della Nazionale all’Europeo sei un disfattista o un bastian contrario. Non è bello quel ch’è bello, ma che bello, che bello, che bello – diceva frate Antonino di Scasazza (alias Frassica), e fin qui ci sto. Alla sola idea di onorare un evento storico in questo clima forzatamente ottimistico sul fronte Covid, convinti di esser sul punto di venirne fuori, vien proprio voglia di darsi alla pazza gioia. Per il calcio? Sì, per il benedetto calcio che più di un anno fa – in piena tragedia – abbiamo voluto che continuasse a vivere, non solo per la passione di tanti, ma per il sollievo di tutti. Abbiamo voluto – ho scritto – e aggiungo: in pochi. E ce l’abbiamo fatta. Quelli che oggi trovano stranezza o errore in quel titolo, EUROPEI 20, quando in realtà si gioca nel 21, devono già sapere che la Storia si ricorderà anche di questo. Un atto di fede e di coraggio, perchè la fede è coraggiosa.
Si va a cominciare, dunque, come se ci addentrassimo in una festa continua. Eppur si gioca e subito contro i turchi che già a chiamarli con il loro nome fanno paura. E si gioca per vincere, carichi di fiducia che viene dalla lunga splendida marcia azzurra che Mao-Mancini ha realizzato, portandoci a sognare il bis del Sessantotto. Avrete letto che illustri critici sottolineano come questa Nazionale non sia proprio ricca di campioni ma dotata di un Campionissimo: il suo tecnico. Nel 1968, quando vincemmo, in azzurro c’era gente come Zoff, Burgnich, Facchetti, Rosato, Rivera, Mazzola, Bulgarelli, Riva – Cesare Maldini la definì l’Italia più bella di sempre – e il tecnico non era Vip, era Ferruccio Valcareggi – Zio Uccio per gli amici – miracolosamente scampato alla Nord Corea di Middlesbrough 1966 che aveva visto a Pyongyang e definito “squadra di ridolini”, dopo che la Guida Suprema, Edmondo Fabbri, aveva esibito con gli azzurri un premondiale fantastico. La differenza con oggi, a parte l’imbattibilità di 27 partite e le tante vittorie, significativa quella sull’Olanda – buone, buonine, normali le altre – sta nel lavoro che ha fatto Mancini.
Da selezionatore prima, da allenatore poi, quando ha trovato la squadra non di undici ma di venti. La prima virtù di questa Italia è la solidarietà del gruppo, mai funestata da polemiche speciose, da proteste, da abbandoni. Mancio come un padre severo? Direi come un fratello maggiore che ti spiega la vita e poi, davanti al primo ostacolo, ti dice “proviamoci”. C’è la Turchia che fa paura, riusciremo a batterla? Proviamoci.
Italo Cucci ([email protected])
(ITALPRESS).

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