CAMPANIA, AL VIA PROGETTO “DONNE E GIUSTIZIA”

“Per le donne che hanno subito violenze, abbiamo attivato una serie di servizi. Dai centri di accoglienza che stiamo moltiplicando nelle strutture ospedaliere, come al Cardarelli, alle case di accoglienza, dislocate in tutte le province, destinate a loro e ai loro figli. Ma io sono convinto che accanto a questo lavoro di prevenzione, di educazione, di moltiplicazione dei servizi, dobbiamo cominciare a porre in maniera chiara e non imbarazzata il problema della repressione”.

Questo l’intervento del governatore della Campania, Vincenzo de Luca, alla presentazione, stamattina a Napoli, del progetto “Donne e Giustizia”, promosso dall’Accademia italiana delle Scienze di Polizia investigativa e scientifica per contrastare il fenomeno della violenza di genere. “In Italia siamo di fronte a un’emergenza educativa che coinvolge intere generazioni, il nostro primo campo di impegno in Campania – ha detto De Luca – è un grande progetto educativo per giovani e giovanissimi, Scuola viva, per tenere aperti nel pomeriggio e di sera 500 istituti. Questa attività che noi finanziamo serve a far socializzare i ragazzi, a trasmettere loro i valori della solidarietà, valori educativi, a impegnarli nelle loro serate anche nei quartieri dove non c’è neanche un punto di aggregazione. Fenomeni quali il femminicidio o il bullismo sono accentuati dalla pervasività dei nuovi mezzi di comunicazione, i social, un vero campo di scorribande nei confronti degli individui e in particolare delle donne”.
(ITALPRESS) – (SEGUE).

Il presidente della Regione ha ricordato il caso di Tiziana Cantone, una ragazza che non resse alla campagna di cyber-bullismo cui fu sottoposta e finì con il togliersi la vita. “Un episodio drammatico – ha continuato De Luca – che ci ha spinto ad approvare una norma con la quale la Regione garantisce l’assistenza legale a tutte le donne che reagiscono a forme di cyber-bullismo. Dobbiamo fare di tutto per dare una mano a chi intende ribellarsi, ma poi va fatto anche un lavoro perché le donne imparino a stare attente. Ogni volta che vado a parlare in una scuola media, manco alle superiori, ricordo che una foto, un video è per sempre, non si cancella mai più. Questo elemento va instillato nella testa delle nostre ragazze e ragazzine. Serve anche questa azione un po’ terroristica, ma rendiamole consapevoli dei rischi. E, se capita l’incidente, che ci sia la forza di reagire e di non subire ricatti, di non cadere nell’isolamento”.
Citando lo scrittore Erri De Luca, il governatore ha parlato anche di “uomini di scarto: “Dobbiamo spiegare ai nostri ragazzi che l’essere uomini non è rappresentato dall’uso della violenza, della sopraffazione, questo vale tra gli animali, non nelle società civilizzate”.
Dopo aver ricordato l’impegno della Regione nella prevenzione dei fenomeni di violenza e nei servizi offerti alle vittime, De Luca ha insistito sul tema della repressione.

”Se subisci una violenza – ha detto – c’è anche l’esigenza di avere una risposta a breve, non sui tempi lunghi del recupero dell’emergenza educativa. Oggi  un ragazzo di 16 anni è pienamente in grado di capire quello che è bene e quello che è male. E’ un tema delicatissimo, ma quando parliamo di baby-gang, penso che uno Stato democratico abbia il dovere di offrire sempre un’alternativa, di non spingere un ragazzo nel circuito carcerario, ma quando si è offerta un’alternativa, si deve far pagare la famiglia. I genitori devono essere responsabilizzati fino in fondo. Per un danno, un’aggressione, devono pagare padre e madre perché la responsabilità educativa è in primo luogo dei genitori. Non possiamo immaginare che lo Stato arrivi nelle camere delle case. Quindi cominciamo a far pagare ai genitori per obbligarli ad esercitare un loro dovere, di controllo, di educazione e di responsabilità . E poi apriamo un ragionamento anche sulla età per la imputabilità. Gli episodi che abbiamo di violenza, di cyber-bullismo, di bande giovanili, di aggressioni a ripetizione, di coltellate inferte a ragazzini di 14 anni, sta diventando un grande problema sociale. E dunque, educazione, prevenzione, servizi sociali, aiuto alle famiglie, aiuto ai minori, alla fine, e solo alla fine, occorre ragionare anche su come intervenire su tutti i piani, senza escludere modifiche legislative”.
“Siamo la terza regione d’Italia, dopo Umbria e Calabria, per numero di donne uccise. Siamo, però, anche la regione che ha fatto molte cose per contrastare il fenomeno, a partire dall’istituzione dell’Osservatorio sulla violenza contro le donne” ha detto il presidente del Consiglio della Regione Campania, Rosa D’Amelio.

“Abbiamo fatto leggi importanti in questa legislatura – ha detto nel suo intervento – per reprimere il fenomeno della violenza di genere, puntando soprattutto sulle giovani generazioni. L’osservatorio istituito presso il  regionale regionale, in soli sei mesi, da gennaio a luglio dello scorso anno, ha registrato ben 652 donne che sono state refertate al pronto soccorso. Di queste, 32 erano straniere, 32 minorenni e per il 5 per cento di loro la prognosi superava i 20 giorni”.
“Dobbiamo offrire sempre più servizi alle donne vittime di violenza – ha concluso D’Amelio – ma soprattutto dobbiamo garantire loro l’assistenza legale: ancora troppo spesso le donne non denunciano perché non tutelate dal punto di vista legale”.

Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]