Borgomeo “Microcredito formidabile strumento di inclusione sociale”

Carlo Borgomeo è presidente della Fondazione con il Sud ma anche profondo esperto del microcredito: la sua società – Cborgomeo&Co – pubblica periodicamente il “Rapporto sul microcredito in Italia”, giunto quest’anno alla XIII edizione. Presidente Borgomeo, basta scorrere l’ultima edizione del Rapporto sul Microcredito per rendersi conto di quanto sia profondamente variato il suo raggio d’intervento: le richieste da parte di persone fisiche insieme all’ammontare dei prestiti concessi, hanno superato quelle provenienti da gruppi e/o persone giuridiche.

Come giudica questa variazione anche in funzione della sempre maggiore facilità per i cittadini italiani di vedersi esclusi dal circuito finanziario?

“In effetti, anche se in maniera non eclatante, dalle nostre rilevazioni emerge che il fenomeno del microcredito è in costante crescita nel corso degli anni. Aumentano sia i prestiti per quanti vogliono avviare una piccola attività autonoma, sia per quanti hanno improvvise esigenze di liquidità per far fronte a spese anche minute, ma obbligate. Ovviamente quando registreremo i dati del 2020, anno della pandemia e dell’esplosione della povertà, conteremo molti prestiti concessi a questo fine. In generale certamente resta la difficoltà delle Banche a rispondere a questa domanda, anche al di là del tradizionale problema delle garanzie per il quale ormai vi sono molte opportunità per venire incontro ai soggetti “non bancabili””.

Il vostro rapporto dedica un breve paragrafo ai prestiti concessi per prevenzione usura, una piaga che la pandemia sta contribuendo a far crescere. Un allarme che quasi un anno fa venne lanciato da Papa Francesco “usura, una pandemia sociale”.

“Sì, nel nostro ultimo rapporto, che dà conto dei dati relativi al 2019, vi è un capitolo dedicato all’usura, vera piaga sociale e, spesso, prima modalità di insediamento della criminalità organizzata negli strati più fragili della popolazione. Figuriamoci i dati del 2020! Il Covid ha spazzato via, all’improvviso migliaia di piccole attività, spesso sommerse, che davano reddito e lavoro a migliaia di persone, soprattutto nei grandi centri urbani. Ovviamente essendo attività informali non hanno potuto godere dei cosiddetti ristori: un vero dramma ed una prateria per l’usura. Bisogna rafforzare gli interventi contro l’usura: mentre le misure di prevenzione con i fondi del Mef sono ben gestite da qualificate organizzazioni in diversi territori, quelle per le vittime dell’usura, in capo al Ministero dell’Interno, generano ingenti residui passivi: una situazione assurda. E’ necessaria una rapida e radicale riforma”.

Per tutelare i più deboli si stanno moltiplicando le iniziative; come ritiene potrebbero interagire il sistema delle banche e i soggetti erogatori di microcredito?

“Nella maggior parte dei casi sono le banche che erogano il prestito: l’importante è rafforzare il lavoro di promozione, di accompagnamento, di tutoraggio. Il microcredito è anche un formidabile strumento di inclusione sociale, non un semplice prestito garantito”.

Ci sono zone grigie o aspetti sui cui lavorare per evitare che cittadini e piccole aziende in difficoltà chiedano credito altrove?

“C’è da semplificare la legislazione vigente sul microcredito che prevede lacci e lacciuoli sostanzialmente inutili; c’è da rafforzare e qualificare strumenti come “Resto al Sud” di Invitalia; soprattutto c’è da modificare la legislazione sulla lotta all’usura: questo è certamente l’aspetto più urgente”.

(ITALPRESS).

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