Bankitalia, nel Lazio il Pil aumenta dello 0,7% nel primo semestre 2025. In crescita export e investimenti

ROMA (ITALPRESS) – Il Lazio cresce leggermente più della media nazionale: nel primo semestre del 2025 ha segnato un aumento del Pil dello 0,7%, contro lo 0,6% nazionale. La Banca d’Italia ha pubblicato l’aggiornamento congiunturale su “L’economia del Lazio”, presentato nel corso di una conferenza stampa. Nel primo semestre del 2025 la crescita dell’attività economica nel Lazio è proseguita a un ritmo moderato, in un contesto macroeconomico internazionale caratterizzato da un inasprimento delle politiche commerciali e da tensioni geopolitiche. L’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) della Banca d’Italia segnala un aumento del prodotto dello 0,7 per cento sullo stesso periodo dell’anno precedente, un dato leggermente superiore alla media nazionale. I livelli di attività in regione sono stati sostenuti dalla domanda estera e dalla spesa per investimenti, sia pubblica sia privata; i consumi sono aumentati soltanto lievemente.

Export e investimenti hanno sostenuto la crescita. Nell’ industria in senso stretto i giudizi sull’andamento del fatturato rilevati dal sondaggio della Banca d’Italia sono risultati positivi. Le vendite sono state trainate dalle esportazioni, cresciute a un tasso (17,4 per cento) superiore alla media nazionale (2,1). In particolare, sono aumentate le vendite verso gli Stati Uniti di prodotti farmaceutici che hanno beneficiato degli anticipi di acquisto dettati dal timore di nuove misure tariffarie. Un sensibile incremento ha interessato anche l’industria aerospaziale, mentre sono proseguite le difficoltà dell’industria automobilistica. Nelle costruzioni l’attività ha registrato un arretramento, pur mantenendosi su livelli storicamente elevati. Le ore lavorate sono diminuite (-3,7 per cento). La domanda di lavori privati è calata, condizionata dalla rimodulazione degli incentivi fiscali; è invece proseguita la crescita dei lavori pubblici, sostenuti dalle opere del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Giubileo della Chiesa cattolica. Nella prima metà dell’anno la spesa per investimenti in opere pubbliche degli enti territoriali è cresciuta del 13 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024.

Nel settore dei servizi il quadro regionale è apparso ancora positivo. Dal sondaggio della Banca d’Italia è emerso un aumento delle vendite per una larga parte delle imprese. L’attività economica è stata più dinamica per i servizi alle imprese e per quelli di trasporto, magazzinaggio e comunicazione. Il commercio ha invece risentito della dinamica modesta dei consumi. Nel settore turistico, gli eventi legati al Giubileo della Chiesa Cattolica hanno avuto un impatto positivo sulle presenze e sulla spesa dei turisti stranieri, cresciute rispettivamente del 38,9 e del 25,7 per cento nella prima metà dell’anno. Tuttavia, la spesa giornaliera è risultata contenuta e in calo di circa il 10 per cento. Nel comparto alberghiero le presenze sono aumentate in misura molto più contenuta (2,5 per cento nei primi 8 mesi dell’anno). ‘Non abbiamo avuto grandi sorprese e non ce le aspettiamo tranne l’export legato alle tensioni commerciali’ le parole di Antonella Magliocco, direttrice della sede di Roma della Banca d’Italia. Nell’ambito del Pnrr, a luglio 2025 erano state bandite nel Lazio gare per opere pubbliche per un valore complessivo di 3,2 miliardi di euro. Il tasso di aggiudicazione era pari all’84 per cento del valore complessivamente bandito, una quota in linea con il resto del Paese. Lo stato di avanzamento dei cantieri mostrava che i lavori conclusi o avviati rappresentavano il 52 per cento del totale di quelli previsti dalle gare aggiudicate, una quota lievemente inferiore al dato complessivo del Paese. Le condizioni economiche e finanziarie delle imprese permangono nel complesso favorevoli. Secondo l’indagine della Banca d’Italia la quota di aziende che prevede di chiudere l’esercizio in utile è pari al 74 per cento. L’indice di liquidità finanziaria, già su livelli storicamente elevati, è leggermente aumentato nei primi sei mesi.

Il credito alle imprese è tornato a crescere dopo due anni di contrazione (1,9 per cento alla fine di giugno), sostenuto dalla ripresa della domanda per investimenti. Quest’ultima ha beneficiato della discesa del costo dei finanziamenti, legata al ciclo di allentamento monetario, avviatosi a partire da giugno 2024. Il tasso medio sui prestiti destinati al finanziamento degli investimenti è diminuito di 0,8 punti percentuali sull’ultimo trimestre del 2024, attestandosi 4,5 per cento. L’occupazione è aumentata dell’1,2 per cento, un tasso lievemente inferiore a quello nazionale (1,4). La componente dipendente è cresciuta in misura più intensa di quella autonoma (1,3 e 0,7 per cento, rispettivamente). Nel settore privato non agricolo le assunzioni di dipendenti (al netto delle cessazioni) si sono concentrate nel comparto che aggrega commercio, alloggio, ristorazione e trasporti, caratterizzato da una forte stagionalità e da un ampio ricorso a rapporti temporanei (circa i due terzi nel primo semestre del 2025). Il tasso di occupazione è aumentato al 64,3 per cento (62,6 in Italia). Il tasso di disoccupazione è sceso dal 7,2 al 6,3 per cento, mentre quello italiano dal 7,2 al 6,7. L’aumento dell’occupazione ha sostenuto la crescita del reddito nominale delle famiglie (2,9 per cento secondo la stima della Banca d’Italia). Il tasso d’inflazione nella media del semestre è aumentato all’1,9 per cento e il reddito in termini reali è cresciuto dello 0,9, in linea con l’Italia.

Secondo la stima della Banca d’Italia, i consumi in termini reali sono cresciuti dello 0,4 per cento (0,7 in Italia), riflettendo un atteggiamento di prudenza nelle decisioni di spesa da parte delle famiglie. L’indebitamento delle famiglie residenti in regione è aumentato a un tasso leggermente superiore a quello registrato alla fine del 2024 (2,1 per cento su base annua a giugno 2025 contro 1,2 per cento a dicembre 2024). L’aumento è stato sostenuto dalla ripresa della domanda di mutui per l’acquisto di abitazioni. Il flusso di nuovi mutui concessi nei primi sei mesi dell’anno, al netto delle surroghe e sostituzioni, è salito a 3 miliardi di euro a fronte dei 2,3 erogati nel primo semestre del 2024. Il costo dei prestiti per l’acquisto di abitazioni a tasso fisso, a cui è riconducibile la quasi totalità delle nuove erogazioni, è rimasto invariato rispetto alla fine del 2024 (3,4 per cento); il tasso variabile è invece diminuito dal 4,4 al 3,6 per cento; si è dunque pressoché annullato il differenziale di costo fra le due tipologie di contratto. Il credito al consumo ha continuato a crescere a un ritmo più sostenuto rispetto ai mutui: alla fine dello scorso giugno la variazione era pari al 5,4 per cento su base annua, una dinamica leggermente inferiore a quella registrata a dicembre 2024. La rischiosità complessiva dei prestiti appare ancora contenuta. Il flusso di nuovi crediti deteriorati in rapporto ai finanziamenti in bonis di inizio periodo (tasso di deterioramento) è rimasto sostanzialmente invariato all’1,4 per cento. L’indicatore è rimasto stabile sia per le famiglie (0,7 per cento) sia per le imprese (3,3). La rischiosità complessiva dei prestiti appare ancora contenuta.

Il risparmio accumulato sotto forma di depositi bancari ha continuato a crescere (2,1 per cento alla fine di giugno), anche se a un rimo inferiore rispetto a dicembre 2024 (2,8 per cento). Questo rallentamento è interamente riconducibile al settore produttivo, le cui disponibilità liquide sono rimaste pressoché stabili, a fronte di una crescita che si è invece rafforzata per le famiglie consumatrici (al 2,9 dall’1,7 per cento). Il valore dei titoli detenuti presso il sistema bancario da famiglie e imprese è aumentato in misura molto più alta rispetto ai depositi (15,6 per cento); l’incremento è soltanto in parte derivante da un effetto prezzo (circa la metà). Sono aumentati soprattutto gli acquisti di titoli di Stato e azioni. I risultati della Banca d’Italia prefigurano una crescita anche nel IV trimestre del 2025 e nel primo del 2026. La spesa per investimenti nel 2026 e’prevista ancora in aumento, pesano le incertezze sulle politiche commerciali e, in più generale, le tensioni geopolitiche.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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