Al via Feuromed, per cambiare la narrazione sul Mezzogiorno

ROMA (ITALPRESS) – Cambiare la narrazione del Mezzogiorno, il sud appartiene all’Europa, è la grande opportunità: parte da qui la seconda edizione di Feuromed, il Festival Euromediterraneo dell’Economia, diretto da Roberto Napoletano e promosso da Il Quotidiano del Sud – L’altra voce dell’Italia e dall’Università degli studi di Napoli “Federico II” in collaborazione con il Parlamento Europeo, la Commissione Europea e la BEI e con il patrocinio del Comune di Napoli. Nella seconda edizione del Festival fari puntati anche su quello che sta succedendo ai confini dell’Europa. “Nel suo complesso l’Europa oggi appare molto impreparata non solo sul piano geopolitico ma anche per predisporre e mettere in atto una strategia adeguata a contenere le conseguenze dell’inverno demografico, bisogna anche contrastare l’ampliamento di un gap tecnologico tra l’Europa e non solo gli Stati Uniti che rischia di continuare a crescere” ha detto l’ex governatore dalla Banca d’Italia,” a fronte di una continua frammentazione economica a livello globale conseguenti ai conflitti in corso, ma anche precedenti, la risposta non può che andare verso una maggiore integrazione in Europa. Il cammino resta difficile, abbiamo tanti problemi da affrontare. Si dovranno inoltre alzare i livelli di produttività per perseguire un aumento della crescita meno incerta in un contesto di continua tensione”. Nel 2023 l’aumento più significativo dell’export manifatturiero è stato messo a segno dal Sud con una crescita del 16,8%.
“Il Mezzogiorno sarebbe il sesto paese dell’Unione Europea per popolazione, come dimensione grande come la Romania, più grande dei Paesi Bassi, con il 22% del Pil italiano e quasi il 3% del Pil dell’Ue però negli ultimi anni il Mezzogiorno è cresciuto poco, meno della media nazionale, nell’arco di circo gli ultimi 30 anni ha accumulato un ritardo nella circa di circa 15 punti percentuali rispetto al centro nord” le parole di Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cdp, “oggi fare ripartire il paese vuol dire veramente fare ripartire il Mezzogiorno lo sviluppo e la crescita del Mezzogiorno è un tema anche di sostenibilità della finanza pubblica. Oggi vedo quattro principali gap, se guardo a questa area dell’Italia, rispetto al resto del paese: il primo riguarda il sistema produttivo c’è una minore densità di imprese rispetto alla popolazione residente, una minore dimensione aziendale media, c’è una limitata propensione alla ricerca e all’export, e una elevata dipendenza dal credito bancario, abbiamo un sistma delle imprese più fragile. La seconda debolezza riguarda la minore dotazione di capitale umano con un tasso di occupazione inferiore alla media nazionale, un’alta disoccupazione, una bassa occupazione femminile, e poi c’è l’emigrazione, si sta impoverendo il tessuto umano, la terza fragilità riguarda la carenza infrastrutturale nei servizi pubblici locali, le perdite idriche sono molto elevate, dei 24 quattro interporti in Italia solo 5 sono nel Mezzogiorno, se il Mezzogiorno non è ben collegato con il resto dell’Europa rischiamo di perdere una grande opportunità, l’ultimo gap è sulla capacità della spesa della pubblica amministrazione”.
Per l’ad di Cdp ” queste carenze strutturali vanno affrontate in maniera molto determinata proprio nel contesto storico attuale in cui il sud è destinatario di risorse senza precedenti”. Sul tema infrastrutture è intervenuto l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Luigi Ferraris: “negli ultimi 2-3 anni sono stati riattivato i cantieri, oggi noi abbiamo 10 grandi cantieri strategici aperti, abbiamo riaperto i cantieri della Palermo-Catania, c’è un programma di ammodernamento in corso. Da una parte c’è stata una forte azione governativa, anche grazie al Pnrr, per sbloccare le opere dall’altra come gruppo Ferrovie ci siamo fatti trovare pronti e abbiamo fatto uno sforzo enorme, in tre anni abbiamo assunto 30 mila persone. Lo scorso anno abbiamo riportato un risultato record negli investimenti: 16 miliardi, un risultato che il gruppo non ha mai fatto. Importante proseguire sul percorso della realizzazione delle grandi infrastrutture, e per questo è essenziale la programmazione e la stabilità”.
Sulla Napoli – Bari l’ad di Ferrovie ha promesso: “è un’opera chiave che noi abbiamo nel nostro piano industriale, è un’opera finanziata dal Pnrr, fondamentale perchà congiunge due aree altamente popolate, industriali, collega due mari e due città importanti. I cantieri sono partiti, ma dobbiamo tener conto della complessità del nostro paese, il nostro obiettivo è quello di rispettare quanto previsto dal Pnrr con il completamento dell’opera nel 2026 con una piena operatività nel 2027, credo che sarà pronta nel giro di due anni”.
Punta sulla formazione dei giovani la Webuild di Pietro Salini: “abbiamo un programma di 10 mila assunzioni tra quest’anno e il prossimo, di cui larga parte nel sud, circa 7 mila. Questo è un paese che non ha puntato sui ragazzi, sui giovani, abbiamo abbandonato il nostro sistema di istruzione professionale, oggi la più grave carenza che abbiamo nel paese sono i tecnici, oggi dobbiamo ripartire dalla formazione, noi abbiamo come obiettivo quello di fare il massimo per i ragazzi perchè è il compito sociale delle aziende. Noi siamo un paese competitivo, una della più grandi realtà industriali, ma quando la produzione di ragazzi è così diversa dal resto del mondo ci troviamo di fronte a un problema. Negli ultimi 15 anni l’Italia non ha investito sulle infrastrutture, sul futuro, e lo pagheremo. Adesso stiamo cercando di fare quello che non abbiamo fatto nel passato, anche grazie al Pnrr, le infrastrutture sono la basa su cui immaginare il futuro. Raggiungiamo questo programma di fare le infrastrutture, cerchiamo di farlo bene ma formando i ragazzi”. E sul Ponte sullo Stretto l’ad di Webuild è convinto che ” sarebbe una follia non farlo”.

– Foto: xc9/Italpress –

(ITALPRESS).

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