A Palermo apre il Museo del Presente dedicato a Falcone e Borsellino

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PALERMO (ITALPRESS) – Un primo impatto con i luoghi che a partire da domani presenteranno al pubblico l’attività a 360 gradi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, mettendone in risalto un ricordo fatto di immagini, testimonianze e oggetti: il Museo del presente di Palazzo Jung, a Palermo, viene svelato in anteprima, con un allestimento che si fa portavoce dell’impegno culturale e sociale per la promozione della cultura della giustizia e della lotta alla mafia.

All’evento, che anticipa di 24 ore il 33esimo anniversario della strage di Capaci, hanno preso parte Maria Falcone, sorella di Giovanni e presidente dell’omonima Fondazione, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla e il presidente del Museo del presente Vincenzo Di Fresco.

La bicicletta di Paolo Borsellino, la poltrona di Giovanni Falcone, la sua penna preferita e le sue agende, la sveglia che aveva sempre in tasca Antonio Montinaro (capo della scorta di Falcone, morto con lui il 23 maggio 1992), le foto di famiglia, la fotocopiatrice usata nel Maxiprocesso sono solo alcuni degli elementi che contraddistinguono uno spazio che va oltre la mera dimensione della memoria e spinge i visitatori a un senso di rinascita: il giro si conclude con una grande sala immersiva, un’opera d’arte digitale accompagnata dal suono degli elicotteri dopo l’esplosione allo svincolo autostradale di Capaci e dalla rivolta popolare che si leva fuori dalla Cattedrale durante i funerali di Paolo Borsellino, con una folla oceanica a gridare ‘Fuori la mafia dallo Statò.

“C’è ancora tanto da fare, ma siamo pronti per far nascere a Palermo una grande realtà come il Museo del presente di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – sottolinea Maria Falcone – Questo è un luogo in cui i ragazzi troveranno storia, emozioni, voglia di fare: tutti elementi che questo Museo può offrire attraverso le parole registrate e gli oggetti che vedranno; sono felice che questo luogo possa rappresentare uno spazio dedicato alla storia di Giovanni e Paolo e alla loro voglia di fare. Entrambi sono nati a due passi da qui: lì c’era la palestra che frequentava Giovanni, dall’altra parte c’era la chiesa in cui andava a giocare con dei ragazzi che poi diventarono delinquenti, tutta questa zona dimostra che se si ha voglia e si studia ce la possiamo fare tutti”. Per la sorella del magistrato “c’è ancora un legame perverso che unisce la società palermitana alla mafia: finchè un ragazzo andrà a cercare il boss per ritrovare il motore o avere un favore il cordone ombelicale che lega la società alla mafia non sarà rotto. Come diceva Giovanni, Cosa nostra sarà vinta quando la città non darà più consenso”.

Di Fresco evidenzia il ruolo della memoria come punto di partenza: “Il ricordo di tutti gli eroi che hanno perso la vita in questa lunghissima battaglia contro Cosa nostra è fondamentale, ma la memoria deve traghettare nel presente e nel futuro. Chiunque entra al Museo deve uscire sapendo che ognuno nella lotta contro Cosa nostra può fare la sua parte, piccolo o grande che sia: la ‘foto impossibilè ci dice proprio questo, è un’immagine in cui sono raffigurati tutti i grandi uomini caduti in questa lotta e ai loro piedi i mafiosi, raffigurati piccolissimi e di colore viola, che nella liturgia rappresenta il lutto e la penitenza”.

Il presidente del Museo si sofferma poi sulle minacce ricevute dal presidente della Regione Renato Schifani: “Non sono a conoscenza delle motivazioni, ma sicuramente lui è molto sensibile nel contrasto a Cosa nostra e sostiene con forza la lotta al disagio, soprattutto tra i giovani”.

Il plauso di Lagalla al Museo si concentra sul fatto che “guarda ai giovani attualizzando la storia: abbiamo la possibilità non solo di presentare una pagina di storia, ma di fare sì che la conoscenza diventi ricordo, il ricordo diventi memoria e la memoria diventi monito per presente e futuro”.

In questi giorni, prosegue il sindaco, “stiamo lavorando intensamente all’utilizzo delle risorse che il governo ha messo a disposizione per la riqualificazione socio-urbanistica del quartiere Borgo Nuovo, nell’ambito del decreto Caivano bis: non è un caso che nel momento in cui si è visto un impegno diretto delle istituzioni all’interno del quartiere si siano moltiplicati gli atti di violenza. Sono state prese di mira scuole, chiesa e una palestra, tutti luoghi di formazione dedicati alle giovani generazioni: è un messaggio tremendo, in cui si cerca di evitare che Stato e istituzioni possano coltivare studio, conoscenza e preparazione del futuro. Lo Stato è presente in questo Museo, come a Borgo Nuovo e come in ogni altra periferia del paese”.
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(ITALPRESS).

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