A Castel Sant’Angelo in mostra “La bilancia e la spada”

ROMA (ITALPRESS) – Le vicende storiche che hanno visto come protagonisti, spesso famosi, personaggi che hanno animato pagine importanti della storia italiana e di quella di Roma in particolare, vicende che sono state emblematiche di come la giustizia venisse praticata dai tribunali della città, in un regime ben consolidato, sebbene antiquato e punitivo. È la mostra “La bilancia e la spada. Storie di giustizia a Castel Sant’Angelo” a cura di Mariastella Margozzi con Vincenzo Lemmo, Michele Occhioni e Laura Salerno, è organizzata con il supporto del Centro europeo del Turismo e della Cultura.
Il tema della Giustizia, attività praticata a Castel Sant’Angelo almeno dal XV secolo e fino alla fine del XIX, sarà in mostra dal 20 giugno al 1 ottobre 2023 al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo a Roma. Opere d’arte ma anche una raccolta di documenti, libri, atti, oggetti, incisioni, dipinti e sculture, che prima di tutto vuole raccontare le vite di uomini e donne, indubbiamente di una certa valenza storica o culturale, tutti accomunati dal destino di vedersi reclusi per un periodo più o meno lungo delle loro vite, giudicati con durezza, spesso torturati e quindi condannati perché rei confessi a lunghe detenzioni o, e non fu certo raro, ad atroci pene capitali, queste ultime eseguite poco lontano dal Castello oppure al suo interno, nella famosa “piazza delle fucilazioni”, toponimo rimasto ancora oggi a indicare il luogo come quello della “cappella dei condannati”.
La ferrea mano dei tribunali pontifici ha per secoli terrorizzato gli abitanti di Roma e contemporaneamente ha contribuito al crescere della fama di personaggi che diverranno leggendari, come la giovane nobile romana Beatrice Cenci, Cagliostro, il filosofo Giordano Bruno. Cospiratori, forestieri, assassini e infine carbonari e perfino garibaldini che finirono nelle più atroci e anguste prigioni della città, rei di aver portato scompiglio nella vita pubblica per la loro condotta, ma anche solo per il loro pensiero.Le prigioni di Castello e il suo essere luogo principale di processi e incarcerazioni a Roma, suggerirono l’ambientazione dell’opera di Giacomo Puccini Tosca, che ha come sfondo la Roma del 1800; il protagonista del melodramma, il pittore Mario Cavaradossi vi finisce incarcerato con l’accusa di tradimento. Quando viene fucilato, Tosca, la sua amante, si uccide gettandosi dagli spalti del Castello. “La mostra nasce dal cercare dare di nuovo vita a delle storie che si sono svolte in parte al Castello. Storie di donne e uomini di Roma e non solo, che hanno vissuto un lungo periodo della loro vita rinchiusi nelle carceri di Castel Sant’Angelo e sono stati giudicati dai tribunali della Santa Inquisizione e, in qualche modo, hanno abitato questi luoghi con le loro problematiche di vita e con il terrore di perderla” afferma Mariastella Margozzi, direttrice del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo.
“Iniziamo con grandi personaggi come Beatrice Cenci, figura molto nota nell’immaginario collettivo romano che diventa icona di una giovane martire che non merito’ il castigo. Abbiamo voluto, quindi, popolare il Castello”, aggiunge. Vincenzo Lemmo, curatore della mostra, spiega che si traduca di “racconti di persone che hanno girato a Castel Sant’Angelo, che spesso sono state giustiziate e processate e, a volte, anche torturate. Le stesse voci e gli stessi racconti di questi personaggi ci aprono un mondo fatto di giustizia e ingiustizie dello Stato Pontificio”.
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(ITALPRESS).

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