ROMA (ITALPRESS) – Un monologo di quasi due ore su un palco montato nei Giardini Vaticani, quelli “segreti, dove non viene mai nessuno, solo i Papi”. Roberto Benigni racconta su Rai1 (mercoledì 10 dicembre, in prima serata) “Pietro, un uomo nel vento”, la vita del Principe degli Apostoli, la “pietra” sulla quale Gesù ha costruito la sua Chiesa. E sul quale è stata realmente edificata la Basilica Vaticana, visto che le sue reliquie si trovano nella tomba posto sotto l’Altare della Confessione, quello sovrastato dal baldacchino del Bernini. Nelle due ore ininterrotte Benigni racconta la vita di Pietro, il pescatore di Cafarnao chiamato da Gesù a essere “pescatore di uomini”, dal momento in cui vede per la prima volta il Messia, indicato da Giovanni Battista. Spazia dal Vangelo (“Un testo con cui si arriva a pensare addirittura che la vita abbia un senso, ci dice che c’è una vita oltre la vita” al primo incontro di Pietro con Gesù (“Lo porta suo fratello Andrea, Gesù lo guarda fisso e gli dice: “Tu sei Simone, figlio di Giona, ti chiamerai Cefa. Non lo conosceva e in un secondo gli dice chi è e chi sarà. E Pietro non si oppone”), dagli episodi evangelici come la pesca miracolosa e la guarigione della suocera di Pietro alle intemperanze e alle cadute di quest’ultimo: “Uno non capisce come fa uno come Pietro a diventare il primo Papa. Io avrei rinunciato, sarei tornato a casa dalla suocera! Pietro, invece, non si arrende, non molla mai. Ha un carattere tenace, non si stacca mai da Gesù anche quando lo rimprovera, anche quando non capisce. Vedremo cosa può fare un uomo per Dio e cosa Dio può fare per un uomo”.
Il momento più alto dei primi due anni trascorsi da Pietro e gli altri apostoli con Gesù è, dice Benigni, “quello in cui Gesù gli conferisce l’investitura. Accade a Cesarea di Filippo. Gli dice: ‘Tu sei Pietro e su questa pietra edificherà la mia Chiesa e a te darò le chiavi del Regno dei Cieli’. È una cosa immensa, non solo in terra ma anche nei cieli, a lui ha dato la chiave perché ci apra o chiuda una volta arrivati alle soglie del mistero profondo. Voi a chi dareste le chiavi di casa per sempre? Gesù le ha date a Pietro. Non esiste un riconoscimento più grande. Non è più il Pietro che conoscevamo, ha le chiavi del Paradiso, Dio gli affida le chiavi del regno per sempre”. Poi, prosegue Benigni, arriva il momento in cui Gesù deve andare a Gerusalemme, dove sarà arrestato e ucciso: “Lì la sua predicazione a qualcuno non piace. I sacerdoti, i farisei, gli scribi e il sinedrio lo odiano perché Gesù è una rivoluzione, un terremoto, dove passa lui non resta in piedi più niente. Ogni parola di Gesù è un colpo di piccone. Non è venuto a creare una nuova religione ma a creare una nuova vita per ogni uomo”. Ancora: “Gesù fonda l’amore, lo reinventa. E quando parla d’amore non lo fa con l’indice alzato, lo dice come una festa a cui vuole invitare tutti. Gesù ha fatto della sua vita un capolavoro d’amore fino ad amare lo sconosciuto, il diverso, il nemico. Ama il tuo nemico è la frase più sconvolgente mai pronunciata e Gesù lo ha detto per sempre. Il cristianesimo non è un insieme di regole ma una religione d’amore”.
È proprio a Gerusalemme che Pietro dimostra tutta la sua fragilità di essere umano: “Pietro è confuso, tutto quello che fa è sbagliato. Non vorrebbe farsi lavare i piedi da Gesù, si addormenta quando Gesù gli chiede di vigilare nel Getsemani, tira fuori la spada quando vogliono arrestare Gesù – dice Benigni, elencando i brani evangelici – Per questi cede alla paura e rinnega Gesù non una, non due, ma ben tre volte. Il terzo rinnegamento lo fa proprio davanti a Gesù che lo guarda per un istante. Quanto può durare un istante quando ti guarda Gesù? Come fai a dormire la notte? Puoi solo piangere e Pietro piange, piangeà Come si fa? Vi confesso, però, che io avrei fatto uguale a Pietro. A quell’epoca ti frustavano, ti torturavano, ti crocifiggevano, io non ce l’avrei fatta e non avrei dormito per il resto della vita, avrei pianto come Pietro ogni giorno. Questo peccato Pietro lo sconterò con le lacrime per il resto della sua esistenza, piangerà ogni giorno e Bach ci ha composto una musica così immensa e commovente che perdoniamo Pietro come lo ha perdonato Gesù. Da piccolo io pensavo: se Gesù ha perdonato Pietro perdonerà anche me”. Pietro non è nemmeno sul Calvario quando Gesù viene crocifisso: “Forse non vuole peggiorare le cose o, forse, non vuole incrociare di nuovo lo sguardo di Gesù” ipotizza Benigni. E sottolinea, citando l’episodio dell’apparizione di Gesù risorto sul lago di Tiberiade, che però a Pietro “è stata data la possibilità che noi non abbiamo di dire a qualcuno che se ne è andato quello che non gli abbiamo detto prima. Poche cose al mondo sono così belle, dolci e segrete come quello scambio tra Pietro e Gesù. Il Signore gli chiede se lo ami e lui riesce a rispondere solo che gli vuole bene. E Gesù si adegua alla sua umanità perché ci vuole coraggio a dire ‘ti amo’, ‘ti voglio bene’ è un’altra cosa, non è incondizionato e senza riserve. Vuol dire che Pietro non è ancora pronto, non se la sente di ricambiare Gesù perché se gli dici sì è una tempesta, non si torna indietro”.
Il racconto prosegue con l’arrivo di Pietro nella Roma imperiale dove i cristiani vengono perseguitati. Ed ecco le prime predicazioni, l’arresto nel Carcere Mamertino, le conversioni, l’incendio di Roma e la fuga di Pietro, interrotta dall’apparizione di Gesù lungo la strada: “Pietro scopre per la prima volta davvero quanto ha amato quell’uomo, a dispetto di tutto e tutti, dei pericoli e delle umiliazioni, delle fatiche e delle cose incomprensibili che gli ha chiesto di comprendere. Non sapeva nemmeno cosa fosse l’amore e ora lo ha capito perché Gesù glielo ha insegnato. Quando capisce questo, capisce anche cos’è quella forza che lo ha portato fin lì, quel vento che soffia impetuoso, l’amore che lo ha travolto quel giorno in Galilea mentre puliva le reti con il fratello Andrea”. Il messaggio di Gesù era semplice: “Amatevi, niente altro che questo, e questo amore che Pietro sente così immenso gli chiede un ultimo sacrificio, perché l’amore vuole tutto. Per un momento Pietro di sente sperduto, intuisce che il destino che Gesù gli offre è un abisso d’amore e sente il desiderio inarrestabile di buttarcisi dentro con tutto se stesso. Perciò si volta e torna a Roma dove si lascia catturare e viene giustiziato proprio qui dove siamo noi”. Benigni conclude: “Non dovrei dirlo perché è impossibile ma a me sembra di sentire i sui pensieri mentre pendeva dalla croce, l’ultimo pensiero di un pescatore venuto fino a qui da un piccolo villaggio della Galilea a incontrare il suo destino. Simone figlio di Giona, mi ami? E una risposta: ‘Sì, Signore, ti amo’”.
Per il cardinale Mauro Gambetti, Arciprete della Basilica Papale di San Pietro In Vaticano, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e Presidente della Fabbrica di San Pietro, il recital di Benigni “è un’iniziativa splendida. Pietro è davvero uno come noi e siamo contenti che un pubblico vasto possa avvicinarsi alla figura di Pietro che porta nel nuovo nome che Gesù gli ha dato l’identità che troviamo tanto corrispondere alla nostra perché Pietro dice della consistenza, della forza che poggia in realtà su una fragilità costitutiva. La pietra è così, basta una punta per sbriciolarla. E noi siamo così, fragili, e anche la nostra solidità può diventare un appoggio per altri solo se a nostra volta poggiamo su qualcun altro. Credo sia una bellissima iniziativa far conoscere la vicenda di quest’uomo così importante e così dimenticato perché ciascuno possa identificarsi ed essere incoraggiato nel suo percorso di persona, per vincere la sfida dell’esistenza e arrivare alla fine potendo, con Pietro, dire ‘siamo così amati che anche noi amiamo’”. Pietro è prodotto da Stand by me e Vatican Media.
– foto ufficio stampa Stand by me –
(ITALPRESS).









