Nella notte dell’Olimpico è andato in onda un brillante Derby del Sole che il Napoli si è aggiudicato battendo una bella Roma e azzerando le malinconie degli intellettuali della Magna Grecia (Agnelli dixit). E rilanciando i valori di Antonio Conte. Proprio mentre una sua vacanza a Torino faceva sognare il suo ritorno a Casa Juve. E invece la Signora ha vinto all’Allianz, ha battuto “solo” il Cagliari ma tanto è bastato – dopo il trionfo di Bodø in Champions – a salutare con un’ovazione Spalletti, da oggi non più l’Azzurro Sbiadito ma l’Amico Lucio al quale si attribuiscono la rinascita del gruppo e la resurrezione di Yildiz. Che in realtà aveva già ottenuto trionfalistici confronti con Del Piero e Dybala rinnovando il mito juventino di Sivori e Baggio.
Festa in testa anche a Milano per il risicatore Allegri e per Chivu, l’orgoglio di Marotta. E in coda, per la brillante affermazione sul Toro del Lecce che si tira fuori dai guai. Ma, come dicevo, finalmente un Roma-Napoli molto “all’italiana” che dopo una mezz’ora di danza ha offerto il classico colpo di scena, un bellissimo gol in contropiede realizzato al 35′ da Neres.
Conte e Gasperini – pur con sensibilità diverse – insegnano calcio italico, vivaddio. Attribuendo al Campionato valori perduti. Sì, son tornate le Sette Sorelle, indice di ricchezza da quando le originali rappresentavano sette potenti compagnie petrolifere. In verità il Campionato di Serie A non era mai stato così ricco. La Juve era di Agnelli, l’Inter di Moratti, il Milan di Berlusconi, la Fiorentina di Cecchi Gori, il Parma di Tanzi, la Lazio di Cragnotti, la Roma di Sensi. Ma gli eccessi di sicurezza, gli investimenti audaci (calciatori strapagati, in particolare gli stranieri che avrebbero depauperato il settore giovanile nazionale), le iniziative finanziarie deleterie (il calcio in Borsa) e certe clamorose crisi aziendali di Tanzi/Parmalat, Cragnotti/Cirio e Cecchi Gori/cinema sgonfiarono il pallone e cominciò la stagione di recessione. Guarda caso insieme a quella del Paese. Politica ed economica. Dedico questa nota alla crisi ormai pericolosa alla Fiorentina che ho visto vincere due scudetti e ora è ultima in classifica. E non a caso l’ho vista precipitare mentre Vittorio Cecchi Gori dal terrazzo di Palazzo Borghese invocava il governante D’Alema e il Monte dei Paschi di Siena.
Delle Sette Sorelle d’oggi – Milan, Roma, Inter, Napoli, Bologna, Como e Juventus – solo Juve e Napoli sono italiane, il Bologna di un italocanadese generoso, Joey Saputo, il Como è gestito da Mirwan Suwarso, l’attuale presidente del club che appartiene ai fratelli Hartono, magnati indonesiani. Il migliore – mi sia consentito – è Aurelio De Laurentiis che ha acquistato il Napoli fallito e l’ha portato nel salotto buono (si fa per dire) ma soprattutto a vincere due scudetti, come se ci fosse ancora Maradona. C’è lui, l’Aurelio de Oro.
Fra i tecnici delle Sette Sorelle entusiasmano le imprese di Fabregas e Italiano. E stasera – con un viaggio nella storia – tutti a vedere il Bologna dell’Orso contro la Cremonese.
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(ITALPRESS).
E adesso chiamatelo l’Aurelio de Oro
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