Da UniBg nuovi contributi al Ministero della Giustizia contro la violenza di genere

BERGAMO (ITALPRESS) – Nuovi spunti da un “cantiere aperto” contro la violenza di genere arrivano dall’Università degli studi di Bergamo. È stato infatti predisposto dalla professoressa Anna Lorenzetti, ordinaria di diritto costituzionale dell’Ateneo e docente del corso dedicato alla violenza di genere, il documento “Linguaggio e violenza di genere nella giurisdizione: un cantiere aperto”, recentemente pubblicato dall’Osservatorio permanente sull’efficacia delle norme in tema di violenza di genere e domestica del Ministero della Giustizia, coordinato dalla dottoressa Maria Rosaria Covelli. Già punto di riferimento nella formazione alla magistratura, il documento nasce dal gruppo di lavoro sul linguaggio coordinato all’interno dell’Osservatorio dalla stessa Lorenzetti, chiamata a farne parte dall’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia. L’obiettivo è chiaro: favorire una riflessione consapevole sull’importanza delle parole nella redazione delle pronunce e innalzare il livello di sensibilità sul rapporto tra violenza di genere e narrazione giurisdizionale. Un orientamento ancora più urgente alla luce delle condanne rivolte all’Italia dalla Corte europea dei diritti umani e dal Comitato Cedaw, tra cui l’ultima, di poche settimane fa, nel caso Scuderoni.

“È importante tenere conto di come si sia, tutte e tutti, spesso involontari portatori di un utilizzo sessista della lingua che influenza la rappresentazione della realtà – spiega Anna Lorenzetti -. La lingua non soltanto definisce, ma prescrive l’immaginario, anche simbolico, su cui il diritto si costruisce. Così, il diritto giurisprudenziale può rischiare di assorbire condizionamenti che danno spazio a stereotipi e pregiudizi, impattando sulla vittima”.

Il documento, costruito con taglio operativo e destinato prioritariamente alla magistratura ma accessibile a tutte e tutti, mette dunque in evidenza come la narrazione giudiziaria possa contribuire alla vittimizzazione secondaria attraverso l’uso di espressioni radicate nel pregiudizio e nella stereotipia. Senza entrare nei contenuti delle decisioni – ambito non rientrante nelle competenze dell’Osservatorio – il lavoro sviluppa un percorso di consapevolezza sugli impliciti linguistici che incidono sul vissuto delle vittime nei procedimenti giudiziari. Caratterizzato da una veste grafica immediata e dinamica, curata da Flavia Pellegrinelli, il documento raccoglie gli spunti provenienti dalla Corte EDU e dal Comitato Cedaw e resterà, come indica il sottotitolo, “un cantiere aperto”, pensato per aggiornarsi nel tempo, anche sui nuovi temi della violenza online e della cyberviolenza, richiamati dalla recente Direttiva europea 1384/2024.

– foto ufficio stampa UniBg –

(ITALPRESS).

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