Prevenzione cardiovascolare, Gemelli e Cattolica protagonisti di due progetti di ricerca

ROMA (ITALPRESS) – Cambiare il passo della prevenzione delle malattie cardiovascolari, attingendo anche alle risorse della genomica e dell’imaging, per confezionare piani di prevenzione e di intervento sempre più personalizzati, efficienti e in grado di intercettare il rischio, prima che si trasformi in malattia. Sono questi, in sintesi, i principi ispiratori di due grandi progetti di ricerca sulla prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari, il CV Prevital e il CVrisk-IT portati avanti dalla Rete Cardiologica degli IRCCS, ai quali prendono parte anche Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e Università Cattolica del Sacro Cuore.

Progetti che hanno il potenziale di riscrivere le regole della prevenzione primaria e che sono più che mai necessari. Perché le patologie cardiovascolari sono ancora al primo posto nel mondo occidentale per morbilità e mortalità ed è necessario dunque intercettarle sul nascere o ancora più precocemente. Insomma, è necessario fare di più e meglio in prevenzione primaria. L’Annual meeting della rete Cardiologica degli IRCCS italiani, interamente dedicato al progetto CVrisk-IT, ospitato quest’anno nel campus romano di Università Cattolica e Fondazione Policlinico Gemelli è occasione per fare il punto su questi progetti con i cardiologi del Dipartimento di Scienze cardiovascolari – Cuore del Gemelli.

“È una giornata importante per la Rete Cardiologica che sta dimostrando una grande vitalità – ricorda il professor Lorenzo Menicanti, presidente della Rete Cardiologica degli IRCCS -. Questo è il secondo incontro dedicato al progetto di CVrisk-IT, dopo quello tenuto a Milano, mentre il prossimo si terrà in Sicilia. La nostra Rete è chiamata a svolgere un compito fondamentale per la sanità italiana, che nel caso di CVrisk-IT è quello della prevenzione. Questo studio ci permetterà di avere una conoscenza molto più approfondita di quello che è il profilo di rischio della popolazione italiana e i suoi risultati daranno al Ministero della Salute, del quale gli IRCCS Cardiologici sono il ‘braccio armato’, una serie di indicazioni in grado di influenzare le scelte di politica sanitaria. Ma questa è una giornata importante per me anche sul piano personale: trovarmi oggi qui, nell’auditorium dell’Università Cattolica del Sacro Cuore è una grande emozione: 50 anni fa ho discusso infatti qui la mia tesi di laurea”.

“Con la rete degli IRCCS cardiologici, abbiamo di recente concluso il progetto CV Prevital che ha raccolto i dati di 28mila soggetti in Italia – ricorda Giovanna Liuzzo, Professore associato di Medicina Cardiovascolare, Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore della UOSD Sindromi Coronariche Acute, Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS -. Scopo del progetto era fare una fotografia del rischio cardiovascolare nella popolazione italiana moderna; i dati attualmente utilizzati all’interno delle carte del rischio italiane, infatti, non tengono conto di come sono evolute le capacità diagnostiche e di screening e, di conseguenza, le possibilità di intervento e trattamento. Uno degli obiettivi di questo progetto è proprio quello di fornire nuovi elementi per aggiornare le carte del rischio. Il CV Prevital, che è uno studio di intervento, si è avvalso di un elemento di digital health, una ‘App’ che stabilisce un contatto con il paziente, sulla base del suo profilo di rischio per favorire un cambiamento del suo stile di vita, offrendo dei ‘nudge’ (suggerimenti) digitali. C’è stato un ottimo riscontro di accoglienza della App da parte dei pazienti arruolati. Abbiamo completato il follow up a un anno ed è attualmente in corso quello a 5 anni”.

Sempre dedicato alla ridefinizione delle regole della prevenzione primaria cardiovascolare è anche il progetto CVrisk-IT, portato avanti dalla Rete Cardiologica degli IRCCS, che raggruppa 20 strutture (tra queste, Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS), su mandato del Ministero della Salute. Oggetto di questo studio prospettico è ancora una volta la prevenzione cardiovascolare primaria. “I pazienti sono randomizzati a 4 diversi bracci di trattamento: usual care secondo linee guida; determinazione del rischio poligenico; imaging (eco-doppler delle carotidi o la quantità e la distribuzione del calcio sulle coronarie allaTAC coronarica, cioè calcium score coronarico) o infine rischio poligenico e imaging – spiega la professoressa Liuzzo che è componente dello steering committee del progetto CVrisk-IT e co-responsabile del Work Package 4 sul rischio poligenico -.

Una volta ottenute tutte queste informazioni aggiuntive, derivanti dalla valutazione del rischio poligenico e da informazioni mutuate dagli studi di imaging, il paziente potrebbe cambiare la sua classe di rischio; il suo rischio cardiovascolare viene cioè riclassificato incorporando questi nuovi elementi. E questo può portare a modificare in senso più o meno aggressivo anche le indicazioni sul fronte della prevenzione: dando ad esempio consigli più stringenti sul cambiamento degli stili di vita e prescrivendo magari terapie ad intensità maggiore (per esempio con farmaci ipolipemizzanti). Insomma, l’output finale di CVrisk-IT sarà una nuova definizione e una ristratificazione del rischio cardiovascolare degli italiani in chiave 3.0, che incorporerà anche il rischio poligenico e quello derivante da elementi di imaging.

“In ospedale – commenta il professor Francesco Burzotta, Ordinario di Cardiologia all’Università Cattolica e direttore della UOC di Cardiologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS- siamo tutti focalizzati sul miglioramento delle cure di pazienti già malati. Fare ricerca però all’interno di network di questa portata ci consente di analizzare e intercettare i bisogni di salute delle persone, in una fase più precoce. Mettere insieme gruppi di IRCCS così importanti dal punto di vista della potenzialità di cura, diffusi su tutto il territorio nazionale, può aiutarci a offrire una prevenzione primaria più efficace. A differenza di studi condotti da gruppi che si uniscono spontaneamente, nel caso del CVrisk-IT abbiamo una rete cardiologica estesa che ci consente di acquisire dati rappresentativi di tutto il territorio nazionale e di focalizzarci su una problematica che non può essere intercettata con questa profondità nella pratica clinica a livello delle singole strutture. E come Gemelli siamo onorati di ospitare il meeting annuale di CVrisk-IT”.

“Siamo onorati di ospitare quest’anno il meeting annuale della rete Cardiologica degli IRCCS italiani – commenta il professor Antonio Gasbarrini, Direttore Scientifico di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e Ordinario di Medicina Interna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore -. Progetti come il CVrisk-IT incarnano in modo esemplare la missione dei nostri Istituti: mettere la ricerca al servizio della salute pubblica, anticipando il rischio di malattia e costruendo percorsi di prevenzione sempre più precisi, personalizzati ed efficaci. Il lavoro sinergico delle eccellenze della Rete Cardiologica degli IRCCS, distribuite su tutto il territorio nazionale, ci permette di generare dati solidi, rappresentativi e immediatamente traducibili nella pratica clinica. È il valore aggiunto della ricerca collaborativa: poter incidere realmente sul benessere della popolazione, aggiornando le carte del rischio e definendo nuovi standard di prevenzione 3.0″.

– Foto ufficio stampa Policlinico Gemelli –
(ITALPRESS).

Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]