Scrivere della Juve è una pena. Mentre guardava la sua Lazietta, Sarri era visibilmente attirato (e consolato) dalla visione di Vlahovic e compagni. Una volta – tanto tempo fa – era domenica e a una Juventus così ci si faceva caso insieme a tanti altri motivi di discussione, di analisi. Faceva notizia ma una modestissima Lazio-Juve, una sorta di festival dell’impotenza, non dominava pietosamente la scena. Piazzarla a chiusura della domenica è come mettere Crozza o Amadeus in prima serata tv. Ormai le terapie di soccorso sono state suggerite tutte e tutte provate. Pensare che una soluzione sia spanchinare Tudor è follìa, la squadra è l’esatto prodotto di una gloriosa Azienda Calcio in stato d’abbandono. Mi spifferano una soluzione non da risultato immediato ma per un futuro dignitoso: richiamare Andrea Agnèlli, il signor Nove Scudetti Consecutivi, alla guida del club. Andrea è stato allontanato dall’altra parte della famiglia che con Stellantis e la Ferrari (anche poche ore fa) sembra gestire un’immensa disastrata Juventus. I guai di Andrea sono praticamente finiti, a Torino si pensa come salvare la squadra di famiglia prima che sia messa in vendita come se fosse un giornale.
Scrivere del Napoli dà soddisfazione. Non solo ti leggono, ti scrivono anche. Non da bufali social: correttamente, per parlare davvero della partita. Persa o vinta. L’importante è evitare le iene. Sono sempre invelenite, le iene, perchè si nutrono male: di carogne e rifiuti dell’uomo, sognando leprotti e uccellini. Il Napoli finisce nelle loro fauci perchè non solo perde in campionato a Torino ma prende anche quei sei ceffoni in Olanda. Antica canzone tango da festival: “Napoli c’est fini”. Sì, c’è n’è tanti che non vedono l’ora di cantare disgrazie. Di solito per far dispiacere a De Laurentiis. Oggi in particolare a Conte. Sì, quell’odioso juventino. Chiedo riflessione. Dopo la batosta olandese ho suggerito di prenderla “alla Pesaola”. Come quella volta che gli andò tutto male e disse:”Me hanno rubato la idea”. Ero sicuro – l’ho scritto – che l’Inter sarebbe stata azzannata da un Napoli “intenso”, mavalà, diciamo imbelvito. E così è andata. Perchè all’altezza dell’Inter oggi c’è solo il Napoli. E l’ha dimostrato. Direte: c’è anche la Roma al vertice con il Napoli. Ripeto: c’è posto per tutti, ancora. Secondo le mie memorie, la Serie A è ancora in precampionato. Non ha lavorato adeguatamente sul fisico e neppure sulle idee. Il rischio panettone non è più a Natale (così la penso io), forse alla Befana.
Juve e Napoli sentimenti opposti
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