ROMA (ITALPRESS) – Scuola, sport, corsi di musica, di lingua e molto altro: ogni anno a settembre per i bambini e i ragazzi inizia un nuovo anno. Dopo la pausa estiva il rientro può rappresentare un piccolo shock per mente e corpo: per questo è importante accompagnare i più piccoli, ma anche i ragazzi, con attenzione, senza stress e con qualche buona abitudine. Il giusto riposo innanzitutto, per avere l’energia e la concentrazione con cui affrontare la giornata, ma anche per creare le condizioni per la corretta produzione dell’ormone della crescita; e poi un’agenda settimanale strutturata in modo da bilanciare attività fisica, socialità e ore di assoluta libertà.
“Il sonno è uno degli argomenti principali dal neonato fino all’età adulta: ha delle caratteristiche peculiari nei primi mesi di vita, per poi stabilizzarsi dall’età pediatrica avanzata fino a quella adulta. Un genitore pensa che il bambino abbia in maniera innata la capacità di addormentarsi, ma dobbiamo capire che il sonno nel feto e nel neonato occupa circa 16-17 ore e va a diminuire gradualmente; nell’età scolare i bambini dovrebbero comunque dormire 9-10 ore”. Così Fabrizio Ciralli, pediatra e neonatologo presso l’ospedale Humanitas San Pio X di Milano, intervistato da Marco Klinger per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
Nei primi mesi di vita, aggiunge Ciralli, “il sonno a volte mette in difficoltà un genitore, perché non segue un ritmo circadiano: un neonato può dormire tanto, ma al tempo stesso si sveglia quasi ogni tre ore perché deve alimentarsi. Nelle fasi successive, a partire dal quinto o sesto mese, il genitore è chiamato a stimolare l’autoconsolazione del bambino per insegnargli proprio quella fase di autoalimentazione: il mio consiglio ai genitori è innanzitutto di insegnare ai figli ad addormentarsi quando inizia la fase del ritmo giorno-notte, che nel bambino parte al terzo o quarto mese per poi essere più consolidata a partire dal sesto mese. Dovrà imparare ad addormentarsi da solo in un ambiente che favorisce il sonno, quindi silenzioso e buio: questo è fondamentale per insegnare al bambino che nel momento in cui dovesse svegliarsi troverebbe la stessa situazione che ne ha favorito la fase di addormentamento e l’autoconsolazione”.
Il neonatologo si sofferma poi sull’esperienza diretta riscontrata con i pazienti: “Quando parlo con loro sento rituali di tutti i generi per gestire il sonno, ma molto spesso sono errati: le raccomandazioni sono sicuramente differenti in base alle fasce d’età, ma se un bambino inizia ad addormentarsi nella giusta maniera sin da quando è piccolo poi si abitua ad avere una linea molto cadenzata. Il problema sorge se nel contesto quotidiano della famiglia ci sono i genitori che magari tornano tardi dal lavoro: a volte si tende a sacrificare un’ora o due di sonno, ma sarebbe meglio che un bambino vada a dormire alle 21 anziché ogni giorno della settimana alle 22:30″.
Attualmente, prosegue Ciralli, “penso che i bambini non dormano abbastanza e siano sottoposti a stimoli talvolta eccessivi. In questi periodi ci sono troppi impegni da sostenere per attività come sport, canto o teatro: un bambino, soprattutto quando è piccolo, deve saper gestire il tempo libero ma anche la noia. Per quanto riguarda la fascia 6-10 anni, l’agenda andrebbe organizzata con attività sportive che coinvolgono il bambino una volta o due a settimana, per insegnargli l’organizzazione e l’inclusione”.
Alcuni studi, conclude, dimostrano che “chi fa attività sportiva va meglio a scuola: alla materna e alle elementari nei primi giorni di reinserimento nelle classi serve un po’ di comprensione, perché il bambino fa presto a riattaccarsi al nucleo familiare e ha più difficoltà a tornare nella routine scolastica. Bisogna essere comprensivi nei suoi confronti, ma al tempo stesso determinati: devono essere i genitori a guidare i figli e non il contrario”.
-Foto tratta da video ‘Medicina Top’-
(ITALPRESS).