Meeting Rimini, confronto sull’AI per un approccio consapevole

RIMINI (ITALPRESS) – Nel corso dell’incontro “La metrica del pensiero: come riconoscersi nell’era dell’AI”, organizzato al 46^ Meeting di Rimini in collaborazione con la Compagnia delle Opere, esperti e professionisti hanno discusso il rapporto tra intelligenza artificiale e identità umana. Moderato da Paolo Casadei, CEO di Zal Telecomunicazioni, il panel ha visto la partecipazione di Lucia Cenetiempo (creative Technologist ed esperta in Gen AI & Prompt Design), Pasquale Viscanti e Giacinto Fiore (fondatori di AI Week e del progetto IA Spiegata Semplice), e di Natale Brescianini, monaco benedettino e formatore aziendale. Casadei ha introdotto il dibattito ricordando che “il rischio è un mondo dominato da una logica puramente funzionale, algoritmica, senza cuore. I mattoni nuovi sono la rinnovata comprensione dell’intelligenza umana nella sua unicità e profondità”.

La prima a intervenire è stata Lucia Cenetiempo, che ha ribadito l’urgenza di un approccio consapevole: “Io non credo che l’AI generativa sia il futuro. E’ il presente, sta succedendo in questo momento. Ogni minuto cinque aziende europee adottano questa tecnologia, e il 90% ha già verificato un impatto sulla produttività”. Cenetiempo ha ricordato come l’Italia sia tra i Paesi più avanzati: “Il 53% delle grandi aziende italiane utilizza già l’AI generativa, più della Francia e della Germania. Siamo indietro solo sulle PMI, con appena l’11% di adozione». Ha mostrato applicazioni concrete nei campi della ricerca, del design e del marketing, sottolineando che «l’AI non è una scatola magica. Richiede sempre l’input dell’essere umano. E’ fondamentale imparare a fare le domande giuste: ruolo, task e contesto sono gli ingredienti di un prompt efficace”.

I fondatori di AI Week, Pasquale Viscanti e Giacinto Fiore, hanno ripercorso l’evoluzione della tecnologia e il dibattito culturale che la accompagna. Viscanti ha ricordato che “quando abbiamo iniziato nel 2019 a parlare di intelligenza artificiale sembrava un’utopia. Oggi è parte integrante della vita delle imprese”. Fiore ha osservato: “Le AI iniziano a replicare attività tipicamente umane: pensare, avere una personalità, leggere emozioni. Non possiamo ignorare questa sfida. Progetti come quelli di Stanford e MIT stanno creando modelli che sembrano avere un carattere proprio”. Sul piano creativo, hanno mostrato come i modelli generativi producano immagini, video e musiche di altissimo livello. “Ma questo significa davvero creatività?”, ha domandato Fiore.

Viscanti ha poi ammonito: “Dobbiamo alzare la testa in questa corsa. Non possiamo abbracciare il telefono invece di un amico. Serve un nuovo umanesimo, capace di integrare la tecnologia senza rinunciare alla nostra identità”.

Un tema centrale è stato quello delle relazioni. Fiore ha richiamato le parole di Mark Zuckerberg, secondo cui “negli Stati Uniti una persona ha in media tre amici, l’AI potrebbe creare gli altri dodici”. Un’ipotesi che i relatori hanno giudicato “macabra”, segnalando i rischi di una sostituzione delle relazioni umane autentiche. Al tempo stesso, sono state presentate applicazioni positive, come l’uso di AI in ambito medico: “Sistemi capaci di anticipare diagnosi di tumore al seno con cinque anni di anticipo non sostituiscono i medici, ma li affiancano, permettendo di prendersi cura dei pazienti”, ha sottolineato Viscanti.

La riflessione finale è stata affidata a Padre Natale Brescianini, che ha invitato a non ridurre l’uomo a statistica: “Dobbiamo scegliere se vogliamo essere solo statistici o anche decisivi. Per esserlo serve discernimento”. Il monaco ha richiamato il significato originario di “discernere”: “Vuol dire fare una cernita, trattenere qualcosa e lasciare andare altro. Le nuove tecnologie ci costringono a cambiare la griglia con cui leggiamo concetti come intelligenza, pensare, amare”. Con una metafora ha aggiunto: “Il digitale usa un linguaggio religioso: se ti converti ti salvi, se ti salvi vai nel cloud. Ma senza un senso, anche l’AI resta vuota. La vera domanda è quale umano vogliamo promuovere”. Ha concluso richiamando il compito affidato all’uomo nel libro della Genesi: “Coltivare e custodire il giardino. Oggi il giardino è anche l’ibridazione tra macchina e umano. Il limite, il dubbio, la relazione: sono queste le cose che ci rendono veramente umani”.

L’incontro si è chiuso con un appello condiviso: affrontare l’era dell’AI non con paura o cieco entusiasmo, ma con responsabilità. “Abbiamo metriche che non sono delle macchine – ha ricordato Casadei -. Senza un senso non si capisce nulla, perchè il senso è ciò che dà direzione anche allo sviluppo tecnologico”.

– Foto Meeting di Rimini 2025 –

(ITALPRESS).

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