Shine “Il cessate il fuoco a Gaza forgerà un nuovo Medio Oriente”

ROMA (ITALPRESS) – “Siamo più vicini che mai a un accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza” tra Israele e il gruppo armato palestinese Hamas “alla vigilia della visita del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, a Washington. Credo che siamo all’inizio di un processo per forgiare un nuovo Medio Oriente”.

Lo ha detto Sima Shine, ricercatrice ed ex direttrice del programma di ricerca “Iran and the Shiite Axis” presso l’Institute for National Security Studies (Inss), durante il webinar “Crisi in Medio Oriente: implicazione e scenari geopolitici di sicurezza ed energetici del confronto Israele-Iran”, organizzato dalla Fondazione Eni Enrico Mattei.

L’accordo per il cessate il fuoco a Gaza e per il rilascio dei circa 50 ostaggi “gode del supporto dell’opposizione, anche se qualcuno nella maggioranza lascerà”, ha aggiunto, in riferimento alle indiscrezioni secondo cui i ministri dell’estrema destra Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich sarebbero contrari all’accordo.

L’esperta, capo della Divisione Ricerca e Valutazione del Mossad dal 2003 al 2007, supporta “il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi e un nuovo governo che rimpiazzi Hamas”, formato da funzionari dell’Autorità nazionale palestinese e con il coinvolgimento degli Stati arabi”, “con un graduale processo di disarmo di Hamas”.

“E’ difficile da Roma capire cosa è successo il 7 ottobre: viviamo un trauma. Non è stata una guerra, è stato qualcosa di diverso da tutto ciò che Israele aveva vissuto prima. Nessuno in Israele vuole vedere Hamas al governo a Gaza. E’ impossibile vivere accanto al confine con Gaza se c’è Hamas”, ha aggiunto, sollecitando un maggiore coinvolgimento della comunità internazionale per far tornare la popolazione nei kibbutz a ridosso della barriera con Gaza.

L’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 è collegato all’operazione di Israele contro i siti nucleari e missilistici in Iran lanciata il 13 giugno scorso. “Senza l’addestramento e la fornitura di armi da parte dell’Iran, non ci sarebbe stato il 7 ottobre. I pasdaran iraniani hanno lavorato per anni per pianificare una guerra su più fronti contro Israele avvalendosi dei proxy, Hezbollah e Hamas”, ha affermato Shine.

Questo ruolo dell’Iran nell’attacco a Israele ha rappresentato la “motivazione strategica” dell’operazione di 12 giorni lanciata da Tel Aviv. Gli altri aspetti che hanno spinto il governo Netanyahu ad attaccare l’Iran proprio il 13 giugno sono stati la “preoccupazione che con i colloqui sul nucleare tra Usa e Iran si stesse perdendo tempo”, suffragata “dall’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea)”, “l’avanzamento nella produzione di missili balistici” e la “finestra di opportunità creatasi, ovvero il collasso dei proxy e della capacità di deterrenza iraniana costruita per anni”.

Infine, Shine è intervenuta sulla potenziale normalizzazione delle relazioni diplomatiche fra Tel Aviv e Riad. “La possibilità è sempre sul tavolo. L’Arabia Saudita non vuole il proseguimento della guerra ed è terrorizzata dall’essere coinvolta. Ci sono contatti, ma non vedo una piena normalizzazione finché ci sarà la guerra a Gaza. Israele lo capisce”, ha affermato. L’esperta ha infine definito “importanti i passi di Trump per avere un futuro di pace” in Medio Oriente, dove “Hamas con il 7 ottobre ha cercato di bloccare tutto ciò”.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS)

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