PER PIOLI SOLO APPLAUSI, PER PIRLO CONDANNA SENZA ATTENUANTI

Lo hanno chiamato “spareggio Champions”, il confronto fra Juve e Milan, senza che gli interessati, blasonatissimi, si siano sentiti declassati. La presenza di John Elkann, allo Juve Stadium, accanto a Andrea Agnelli, vuol dire solidarietà e insieme – con taglio tutto…sabaudo – “non è successo niente”. Che in fondo è la verità. La Juventus ha fatto l’ennesima figuraccia di stampo tutto calcistico (non c’è di mezzo Superlega nè politica) ma per la Famiglia non è successo niente. L’unico che forse proverà vergogna, Ronaldo, mediterà seriamente sul futuro proprio mentre gli arrivano offerte dal mondo arabo, dai satrapi che gli avevano opposto Neymar, strapagato solo per dar spettacolo. Non è successo niente, dicevo: fra mezzo secolo, quando sarà storia, si dirà che la Juventus vinse scudetti per nove anni consecutivi. E al decimo – Divina – riposò. Anzi, come direbbe Boniperti, che l’ha sempre amata, c’è ancora disponibile una Coppa Italia da aggiungere alle tredici già vinte (finale con l’Atalanta il 19 a Reggio Emilia Città del Tricolore).
Comunque, una gara fra nobili solo occasionalmente “un pò” decadute per un quarto posto non me l’ero mai iscritta fra i possibili eventi di un campionato, eppure è successo nell’indifferenza dei più, ormai conquistati dall’ideologia del Calcio Business: quel che vale non è solo nel comandamento bonipertiano che dunque va aggiornato “vincere è importante ma solo se porta denaro”.
Se è per questo, penso che i giochi non siano già fatti, tre partite e nove punti possono ancora divertire, anzi esaltare, gli appassionati di questo Campionatino per l’Europa che assegna tre scudettini. Restano invece, aldilà del risultato, due verità inoppugnabili: il Milan non ha solo vinto la sfida di cartello, è riuscito a fare molto più di quanto era programmato e preteso dalla Società, pagando solo nel rush finale – tuttavia con il riscatto torinese di iersera- lo scotto di un impegno duro e costante occasionalmente frustrato dal Covid e da assenze pesanti come quelle di Ibra, tanto per dire. Per Pioli solo applausi. Per Pirlo, invece, condanna senza attenuanti non solo per aver perduto scudetto e Coppa, Italia e Europa, ma per avere esibito davvero la squadra più brutta del decennio (almeno) non nella variante estetica (vincente in bruttezza come quella di Allegri) detestata da opinionisti/estetisti in libertà ai quali ha offerto il disastro completo – bruttezza accompagnata dalla sconfitta – consolandoli con un briciolo di guardiolismo: il record di possesso palla. Il massimo del minimo come dire: il minimo le dimissioni.

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