URICCHIO “LA MAFIA SI COMBATTE CON LA CULTURA”

“Abbiamo accolto con particolare entusiasmo il generale Governale, perché il messaggio che porta è particolarmente positivo: la mafia si combatte con la cultura e la cultura deve essere promossa in ogni occasione e in ogni luogo”. Così il rettore dell’Università di Bari, Antonio Uricchio parlando con i giornalisti a margine dell’incontro organizzato nell’aula magna ‘Aldo Moro’ del Dipartimento di Giurisprudenza, “La mafia teme più la scuola che la giustizia?” che ha visto il direttore della Direzione Investigativa Antimafia, Generale di Divisione dei Carabinieri, Giuseppe Governale trattare il tema della lotta alla mafia non solo di fronte a una platea con i rappresentanti delle istituzioni, ma anche e soprattutto con i giovani universitari. “E’ ancora più importante che un’istituzione universitaria come la nostra – ha detto Uricchio – affermi il valore della lotta antimafia e lo faccia attraverso gli strumenti che possiede, cioè gli strumenti della formazione, della formazione della persone, dell’affermazione valoriale che si intrecciano evidentemente con le conoscenze tecniche”.
“L’Università – ha sottolineato – è il luogo della formazione, della cultura, dell’affermazione dei valori. Il valore della legalità rientra appieno tra le funzioni dell’istituzione universitaria, in particolare quella di ‘Aldo Moro’ a cui è intitolata l’Università di Bari”. La domanda è particolarmente toccante perché nel corso degli anni molteplici sono state le risposte ma la domanda è rimasta sempre la stessa: “Può la scuola, attraverso la formazione di giovani responsabili, leali, artefici del proprio destino rappresentare una valida barriera per l’avanzare della mafia oppure è il solo potere giudiziario lo strumento che la mafia teme maggiormente?”. “Una verità – ha detto Governale ai giornalisti – che non viene propagandata. Da sempre un’organizzazione criminale mafiosa ha terrore della cultura, ha terrore del senso di cittadinanza, spera che la società viva nell’ignoranza. Gesualdo Bufalino, uno scrittore siciliano, diceva che la mafia sarà vinta da un esercito di maestri elementari. Ciò significa – ha spiegato – che non bastano operazioni della polizia”.
“Io penso – ha continuato – che dalla fine degli anni ’80 tanto è stato fatto, però non è sufficiente evidentemente. Le organizzazioni criminali hanno un brodo di cultura dove poter far crescere i propri leader che non vincono concorsi o commissioni di avanzamento, diventano leader sul campo, cioè sfruttano il senso di appartenenza, la grande coesione, la capacità di reggere sfide anche importanti”. Il valore della cultura, per Governale si rilancia “studiando”. “Studiando con umiltà, perché – ha spiegato – l’umiltà è un concetto della mafia. La parola omertà deriva da umiltà, obbedienza, ma l’umiltà è anche un valore positivo che significa riuscire ad avere la percezione che applicandosi e applicando il concetto dell’etica, della morale, non degli altri ma di se stessi che si può crescere. La morale – ha concluso – guardiamola prima in noi stessi, la morale non è quella degli altri”.
(ITALPRESS).

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