Utilità Marginale e il recupero di terreni e persone

Il progetto Utilità Marginale, promosso dalla Fondazione Div.ergo-Onlus di Lecce, è un programma di agricoltura sociale – sostenuto da Fondazione Con il Sud ed Enel Cuore Onlus tramite il bando Terre colte – per il recupero e la valorizzazione di terreni incolti e abbandonati del territorio di Lecce, per l’inclusione lavorativa e sociale di un gruppo di 10 giovani e adulti con disabilità intellettiva.
Maria Teresa Pati, presidente della Fondazione Div.ergo-ONLUS e coordinatrice del progetto Utilità Marginale, racconta come è nato, come si è sviluppato, quali sono state le difficoltà incontrate e quali sono le prospettive future.

Come nasce il progetto?

“Utilità Marginale è l’evoluzione di una prima esperienza, avviata nel 2015 e denominata ‘H.orto’: una proposta fatta a 6 giovani con disabilità di coltivare un orto e curare il parco-giardino di una struttura della Fondazione, Casetta Lazzaro, assieme ad alcuni volontari. Il motto del progetto, inventato da uno dei giovani con disabilità che ne fanno parte, è ‘stanchi ma felici’. Qui alcuni giovani hanno iniziato a prendere dimestichezza con zappa, rastrelli, cicli e tecniche colturali. Il successo dell’iniziativa ha fatto sì che Fondazione Div.ergo-ONLUS potesse ideare un progetto più ampio e strutturato in risposta al Bando ‘Terre Colte’ di Fondazione CON IL SUD e da Enel Cuore Onlus. Grazie al contributo di 144mila euro ricevuto, da gennaio 2018 per Lucio, Gianmarco e Stefano l’agricoltura è diventato il loro lavoro, da quando cioè sono stati assunti dalla Cooperativa sociale Filodolio, partner dell’iniziativa, e si occupano di topinambur, zafferano, legumi, prodotti orticoli e grano. Il bando Terre Colte 2017 è stato la spinta che ci ha permesso di fare il salto. Accanto a loro, per altri 7 giovani con disabilità, Chiara, Giacomo, Francesca, Valentina, Serena, Mattia ed Elisabetta, è stato attivato un tirocinio formativo retribuito della durata di tre mesi ciascuno per l’apprendimento della coltivazione di micro-ortaggi in serra. All’ente capofila del progetto si affianca un partenariato costituito dalla cooperativa sociale Filodolio, dall’Università di Bari, dall’Associazione di volontariato C.a.sa., dalla CIA di Lecce, da Azienda Agricola Pezzuto-Zafferano del Salento ed Espéro-Sara Lab, per le attività di monitoraggio. Nel corso del progetto sono state strette ulteriori partnership con Slow Food Lecce, con il Polo biblio-museale della Provincia di Lecce e il Museo Castromediano, con la Cooperativa Capovolti di Salerno, anch’essa vincitrice del bando Terre colte. Il progetto prende il nome dall’utilità marginale, uno dei capisaldi della teoria economica neoclassica, e diventa un’azione volta a restituire valore e dignità a ciò che è finito ai margini. Scopo del progetto è valorizzare le marginalità sociali, colturali ed economiche: un programma di agricoltura sociale, che favorisca il riutilizzo di piccoli terreni abbandonati, il recupero di colture tradizionali e la sperimentazione di modelli innovativi di integrazione sociale e lavorativa di persone con disabilità. La scommessa per il futuro è di rendere tutto questo modello sostenibile e l’obiettivo è quello di dare una struttura tanto all’organizzazione del lavoro quanto alla rete di commercializzazione, coinvolgendo ulteriori ristoranti di eccellenza e cittadini interessati ad acquistare prodotti solidali e a km0, affinché tanto i benefici quanto i pesi (economici e di lavoro, anzitutto) di questo percorso siano equamente distribuiti e perciò sostenibili. A rappresentare il progetto è il logo ideato dall’agenzia di comunicazione Kaleidon di Rimini, la stessa che ha gestito la regia comunicativa e la realizzazione di contenuti multimediali per The Economy of Francesco, l’evento digitale voluto da Papa Francesco lo scorso novembre. Il simbolo trae ispirazione dal fiore dello zafferano, una delle coltivazioni avviate nel progetto: la forma riprende i petali viola, e gli stimmi al suo interno vogliono rappresentare le persone che sono sostenute e avvolte da una forma aperta che li accoglie e li promuove”.

Dove operate?

“La Fondazione ha sede a Lecce ma opera anche a Santeramo in Colle (BA) e Fano (PU). A Lecce promuove il progetto Laboratorio creativo Div.ergo che è risultato tra i vincitori dell’edizione 2020 del premio nazionale per l’innovazione nell’economia sociale ‘Angelo Ferro’ di Fondazione Zancan e Fondazione Cariparo. Altro progetto di inclusione sociale della Fondazione Div.ergo è il progetto ASHRÉ che promuove il volontariato inclusivo, ovvero esperienze di volontariato nelle quali giovani con disabilità sono soggetti attivi e non destinatari: fino all’emergenza COVID realizzavano attività di socializzazione per anziani di 4 case di riposo. La sospensione forzata di questo tipo di esperienza ha fatto sì che il volontariato inclusivo si spostasse su attività di cura, manutenzione e animazione di spazi urbani. Grazie ai fondi del bando Terre colte, la Fondazione Div.ergo-ONLUS ha potuto avviare il recupero e la coltivazione di 4 ettari di terreni abbandonati o incolti della fascia periurbana della città di Lecce”.

Chi sono i ragazzi coinvolti nel progetto?

“La Fondazione Div.ergo-ONLUS in totale coinvolge nelle sue varie attività 65 giovani e adulti con disabilità intellettiva. In particolare, destinatari dell’iniziativa Utilità marginale sono 10 giovani e adulti, 3 dei quali assunti dalla Cooperativa sociale Filodolio, partner del progetto, e 7 coinvolti attraverso tirocini formativi retribuiti”.

Che cosa producete?

“Topinambur fresco e trasformato (topinambur sott’olio, al naturale, in paté), zafferano in stimmi, grano e prodotti da forno come friselline, biscotti, pasta fresca, agrumi, ortaggi di stagione e, dulcis in fundo, micro-ortaggi”.

Cosa sono i micro-ortaggi e come avete pensato di coltivarli?

“I micro-ortaggi, dall’inglese microgreens, sono giovani e tenere plantule commestibili prodotte a partire dai semi di varie specie di ortaggi, colture erbacee, erbe aromatiche e piante spontanee. A seconda della specie utilizzata, possono essere raccolti dopo poche settimane dalla germinazione, quando le foglie cotiledonari sono completamente distese e c’è stata la formazione delle prime foglie vere. Una coltivazione innovativa, avviata come percorso sperimentale insieme all’Università degli Studi di Bari, e divenuta ormai un’esperienza continuativa all’interno di Utilità marginale. Ad oggi, diversi ristoranti di eccellenza di Lecce – tra cui uno segnalato sulla guida Michelin – acquistano e utilizzano questo particolare prodotto per arricchire i loro piatti gourmet. Salutari, colorati e dal sapore intenso, sono un concentrato di vitamine, sali minerali e antiossidanti che contribuiscono ad un buono stato di salute: nonostante le dimensioni ridotte, sono in grado di fornire una variegata gamma di sapori intensi, colori vivaci e una buona consistenza. Si prestano a sfiziose decorazioni, ideali per primi o secondi piatti raffinati, a base di carne o di pesce; sono un ottimo ingrediente per un semplice panino o una ricca insalata, si legano bene anche con salse, formaggi, bruschette o crostini. La nostra produzione di micro-ortaggi, che include specie come rucola, cavolfiore, basilico violetto, sedano, ravanello, cima di rapa, bietola, cicoria, sta trovando impiego in alcuni tra i più rinomati ristoranti di Lecce e i più raffinati negozi di ortofrutta della città. Prima dei provvedimenti di distanziamento, fisico diversi chef hanno messo a disposizione la loro creatività per realizzare, insieme ai giovani lavoratori alcuni piatti esclusivi che prevedessero l impiego dei micrortaggi e che sono stati offerti in degustazione in alcuni iniziative ‘open day’ dove gli stessi protagonisti del progetto illustravano ai visitatori i luoghi e le tecniche del loro lavoro nonché lo spirito del progetto. La possibilità di assaggiare i micro-ortaggi è arrivata, grazie all’interessamento di Fondazione con il Sud, fino ad un evento organizzato presso la Fondazione Maxxi di Roma, il museo nazionale delle arti del XXI secolo, al palato della presidente Giovanna Melandri”.

Come avete strutturato la rete di vendita?

“È una rete composita che consente la commercializzazione dei prodotti del progetto e che va dalla vendita online sul sito shop.divergo.org a quella diretta tramite gruppi di acquisto, la fornitura ad esercizi commerciali, locali e ristoranti”.

Questo difficile tempo della pandemia vi ha creato problemi?

“Sì, difficoltà nella commercializzazione soprattutto a causa della crisi della ristorazione e il cambiamento delle abitudini di acquisto che comporta la necessità di strutturare nuove risposte e di allargare gli orizzonti rispetto al contesto locale, specie sul fronte della commercializzazione. La pandemia è stato un tempo strano anche per i nostri lavoratori, in quanto diversi di loro hanno vissuto con ansia il dover stare chiusi a casa tanto tempo, hanno sentito in modo particolare la tensione del periodo con l aumento della distanza tra le persone e la riduzione delle interazioni. D’altra parte la possibilità di continuare ad andare in campagna ad occuparsi delle colture, mentre quasi tutti erano fermi, è stato per loro un compito responsabilizzante e di grande aiuto per dare un senso positivo a questo tempo difficile e per cementare il senso di appartenenza a questo progetto”.

(ITALPRESS).

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