Un’altra giornata pesantissima nel conflitto in Ucraina

UKRAINIAN COUNTRYSIDE IN NORTH LWIV CHECKPOINT FOR THE ARRIVAL OF BUSES FOR CIVILIANS RUNNING TO POLAND. HUSBANDS AND FAMILIES ACCOMPANY WOMEN AND CHILDREN BEFORE SAYING GOODBYE AND RETURN TO LWIW UCRAINA NORD LVIV LEOPOLI PUNTO DI CHECKPOINT PER L'ARRIVO DI AUTOBUS PER CIVILI IN FUGA VERSO LA POLONIA PROFUGHI COPERTONI

KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – Case distrutte, ospedali devastati, civili caduti sotto i bombardamenti. E’ stata un’altra giornata pesantissima nel conflitto in Ucraina e ancora una volta sono stati presi di mira non solo gli avamposti militari di Kiev ma anche le strutture che ospitano la popolazione. Le macerie nel nosocomio pubblico di Izyum, documentate dagli operatori sanitari del posto, fanno impressione: un’ala completamente sventrata, pazienti costretti a scavare fra le macerie per salvarsi la vita, dolore che si aggiunge a dolore per chi evidentemente era già costretto al ricovero per problemi di salute. Ma a provocare orrore, in queste ultime ventiquattr’ore, non sono state solamente le immagini provenienti dall’ospedale a sud di Kharkiv. I media ucraini hanno denunciato l’attacco a un pullmino della Croce Rossa che trasportava i dipendenti di un orfanotrofio; sarebbero tre i morti di questa barbara esecuzione, mentre a Mariupol fonti di Kiev hanno parlato di spari contro i civili in fuga nei pochi corridoi umanitari che le forze militari sono riuscite ad allestire.

L’escalation quindi non si placa ma in un’altra giornata caratterizzata da numerose vittime e nell’attesa del faccia a faccia fra i due ministri degli esteri, Lavrov e Kuleba, si registra anche la timida apertura del presidente ucraino Zelensky alle richieste avanzate da Mosca per un cessate il fuoco. L’ex attore, divenuto ormai eroe nazionale, fin qui fermo sull’integrità del suo Paese, ha aperto alla possibilità di discutere sul futuro della Crimea e del Donbass, sostenendo di essere pronto “ad un dialogo e ad un compromesso sul futuro di questi territori e su come questi ultimi continueranno a vivere ma non certo alla capitolazione totale”. Zelensky sa bene due cose: che le sue truppe, fin qui, con l’aiuto di una popolazione civile che si arruola volontaria o che si organizza per la resistenza territoriale, stanno dando il massimo e stanno mantenendo il controllo delle principali città del Paese.

Ma il numero uno ucraino è anche conscio che la difesa prolungata causerebbe un numero impressionante di vittime e distruzioni infrastrutturali catastrofiche e che un accordo sarebbe auspicabile per evitare ulteriore spargimento di sangue.
L’Ucraina, insomma, è di fronte a un bivio ma le sanzioni e l’isolamento internazionale potrebbero spingere anche la Russia ad intraprendere una trattativa che non sia quella farsesca andata in scena finora in Bielorussia. Il rublo è ormai carta straccia e come ha detto oggi il presidente americano Biden “vale meno di un penny”; le aziende straniere stanno abbandonando il Paese; gli oligarchi non protestano ma sotto voce più di qualcuno rumoreggia. Un’intesa in questo momento consentirebbe all’Ucraina di uscirne politicamente integra e a Putin di non compromettere economicamente la sua nazione. Basterà?
(ITALPRESS).

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