Putin sfida la debolezza di Usa ed Europa

VALDIMIR PUTIN PRESIDENTE DELLA RUSSIA

ROMA (ITALPRESS) – Da un lato c’è un leader lucido e spietato, autoritario come solo può essere un russo che mette insieme zarismo, ex e post comunismo nella cornice di una democrazia fragilissima. Dall’altro una pletora di leader e leaderini che faticano a trovare una sintesi e una visione comune. Da un lato un esercito potente e minaccioso che sa anche gestire gli strumenti della nuova guerra cibernetica. Dall’altro una grande decaduta, l’America, e un continente sempre meno importante nella geopolitica del potere senza un esercito comune e una gestione unitaria delle crisi internazionali. In mezzo un vaso di coccio di manzoniana memoria, un paese fragile da tutti i punti di vista con un presidente ex attore che non ha però il talento affabulatorio e popolare di un Reagan. Se davvero Mosca decidesse di invadere l’Ucraina e non solo la regione filorussa del Donbass, lo farebbe in un lampo e nessuna democrazia occidentale manderebbe a morire i propri giovani sul campo. Quella delle sanzioni è un’arma spuntata e oltretutto i paesi europei hanno interessi economici con la Russia che non intendono sacrificare, in primis la Germania, ma ci siamo anche noi.

Il nostro ministro degli Esteri Di Maio si sta muovendo in modo credibile ma l’Italia rimane debolissima sul piano dei rapporti col mondo. Draghi ha autorevolezza economica ma non è Kissinger, molti pensano a riciclare Berlusconi che è amico personale di Putin e che a Pratica di mare, quando era un premier potente, fece ragionare i grandi della terra. Ci pensa, a Berlusconi, anche quella sinistra che nei giorni del Quirinale lo ha insultato in tutti i modi. Incredibile la sommaria disinvoltura della nostra classe politica. Che gli facciano allora un contratto di consulenza! Purtroppo, pur con la consapevolezza del fascino che il Cav ha su Putin, questa crisi va ormai dove deve andare. Il leader russo si fermerà solo quando avrà raggiunto, per se’ e per il suo prestigio interno, tutti i suoi obiettivi. Allontanare la NATO dai suoi confini, allargare l’influenza russa sull’est europeo quasi come ai tempi dell’Unione sovietica, dimostrare la debolezza di Bruxelles e soprattutto quella di un Biden che, dopo Kabul, è al livello minimo di credibilità come gendarme della libertà nel mondo.

Insomma, i sostenitori planetari del bene virtuale della democrazia conteranno sempre meno rispetto a regimi più o meno autoritari, con la Cina che in questo quadro si rafforza. Ma non è solo l’Ucraina il tema, ci sono il Medio Oriente e l’Africa. La Libia, a due passi da noi, è già un laboratorio in atto da tempo dei nuovi equilibri. Il Mediterraneo rischia di essere sempre meno un Mare nostrum. E sull’energia siamo davvero in un mare di guai!

Claudio Brachino

 (ITALPRESS).

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