Tassi, le banche centrali si muovono ancora in uno scenario rischioso

ROMA (ITALPRESS) – Con efficace sintesi giornalistica quella passata è stata definita la settimana delle Banche centrali che, in modalità sia pure diverse, hanno lanciato ai mercati e all’opinione pubblica un chiaro segnale di distensione, preannunciando la stagione che porterà a un ammorbidimento delle politiche monetarie con l’auspicato taglio dei tassi di interesse. Le Borse mondiali hanno festeggiato, toccando e ritoccando i loro massimi, la quotazione dell’oro ha raggiunto i suoi picchi, le obbligazioni societarie sono state collocate ottimamente, le emissioni di titoli di Stato sono andate a ruba. Come sempre i mercati vivono e prosperano sulle aspettative e queste adesso sono concentrate su quello che sarà il tasso “giusto” dopo anni di restrizione monetaria, quando si tornerà alla stabilità dei prezzi. Sicuramente non torneranno al livello di prima, all’ubriacatura dei tassi negativi o a zero. Si cercherà quindi da parte delle banche centrali di individuare una normalità che sarà però insidiata da una pressione verso l’alto dei rendimenti per gli ingenti investimenti che dovranno essere indirizzati verso la transizione ecologica e digitale, le spese per la difesa, l’intelligenza artificiale. Un tasso elevato, per quei paesi come il nostro con alto debito pubblico e bassa crescita, sarebbe una tragedia. Comunque il risultato quasi finale di questo processo è straordinario. L’inflazione è ormai battuta senza che ci sia stato un aumento importante della disoccupazione, senza entrare in recessione quasi ovunque, senza che i salari provocassero una rincorsa con i prezzi. Andiamo incontro ad una stagione ricca di opportunità. Avremo, grazie alla diminuzione dei prezzi e alla ripresa delle retribuzioni, un recupero del potere di acquisto da parte delle famiglie, un ritorno al risparmio immobiliare grazie al calo dei mutui con connessa ripresa dell’indotto edilizio, una maggiore facilità di accesso al credito da parte delle imprese. E le prospettive di medio termine sono buone: i salari crescono in modo moderato attorno al 2%, i risparmi accumulati ai tempi del Covid non sono stati bruciati, pronti ad essere investiti, la spesa pubblica legata al PNRR e agli altri programmi di sostegno rimarrà elevata per rilanciare la crescita. In rapida sintesi: la BCE si dice pronta ad un taglio in giugno (più altri due nel 2024) se il processo di disinflazione proseguirà, ma con occhio attento, dice la Lagarde, alla crescita delle retribuzioni, agli utili delle aziende e alla loro produttività. Non ci sarà un percorso predefinito di tagli, ma una verifica puntuale dei dati sensibili. Anche l’americana FED punta su tre tagli nel 2024, forte di dati buoni sulla crescita, ma con qualche preoccupazione per una inflazione ancora resistente. La BoE, banca centrale inglese, ha tenuto anche essa i tassi fermi, ma con messaggi decisamente distensivi. E perfino la Banca Svizzera, notoriamente la più prudente, si è lanciata, tagliando per prima i tassi ufficiali di un quarto di punto. Ma la sorpresa più forte arriva dalle Borse. Wall street e con lei le altre diciassette maggiori borse del mondo viaggiano sui massimi. A prescindere ormai dalle mosse delle banche centrali, da cui dipendevano. Una novità. Infatti si guarda ora con occhio diverso e sano realismo all’andamento delle economie. Adesso, invertendo la tendenza che vedeva nei dati negativi un preannuncio del taglio dei tassi, le buone notizie congiunturali lo sono anche per le borse. Quindi salgono le quotazioni anche se le aspettative di riduzione si ridimensionano, scommettendo sulla forza delle economie e su utili societari ancora buoni. Insomma tutto sembra preannunciare un 2024 di soddisfazioni per il risparmio, soprattutto finanziario. Ma certo i rischi incombono. Il primo è quello di una inflazione non battuta o addirittura in ripresa, e poi sono tanti gli scenari geopolitici preoccupanti. Ucraina, Medio Oriente, una Cina più aggressiva verso Taiwan, le incombenti elezioni americane. Tante incognite che potrebbero mettere in pericolo il certosino lavoro delle banche centrale e delle istituzioni monetarie. (ITALPRESS).

fonte foto: IPA

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