Sibilia “Lnd proverà a ripartire, preoccupa il futuro”

L’orizzonte non è roseo. Da quando è stato imposto lo stop ai campionati a causa dell’emergenza da Covid-19, la Lega Nazionale Dilettanti guarda con preoccupazione al futuro. La ripresa, inizialmente fissata per il 3 aprile, non appare ancora un traguardo certo da raggiungere. Ma al di là delle ipotesi su quando gli allenamenti e le competizioni potranno riprendere, ciò che allarma la LND è il dopo. “Noi siamo stati tempestivi nel bloccare le attività – spiega all’Italpress il presidente della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia, che ricopre anche il ruolo di vicepresidente vicario della FIGC – l’ho detto a più riprese: avevamo il dovere di fermarci perché il nostro movimento non è fatto solo di persone che giocano a calcio. Organizziamo oltre 500 mila partite all’anno e ciò si traduce in un esercito che si sposta in ogni angolo d’Italia. Abbiamo compreso subito la gravità del momento e quindi non era pensabile sottrarre risorse al Paese, specialmente quelle sanitarie, fondamentali nella vittoria di questa battaglia”.
Subito dopo il blocco dei campionati, la Lega Nazionale Dilettanti ha deciso di annullare la fase nazionale del campionato juniores regionale e di rinviare a data da destinarsi il Torneo delle Regioni, sia quello di calcio a 11 che di calcio a 5. Competizioni che avrebbero coinvolto migliaia di atleti, tecnici e dirigenti. “Il quadro è complicato ed in questo momento non possiamo che attenerci alle misure di contenimento dell’epidemia – spiega Sibilia sulle ipotesi di ripresa e di termine dei campionati – Saranno i medici e le autorità competenti a dirci come e quando si potrà tornare ad allenarsi e a giocare. Come LND, finché ci saranno le condizioni, si cercherà di concludere i campionati, perché il giudice dovrà essere il campo. Utilizzare il periodo di maggio e giugno per terminare le competizioni è un’ipotesi che resta percorribile. Significherà che il virus è stato sconfitto”.
Un volta che la partita con l’emergenza sarà vinta, il calcio dilettantistico italiano sarà però chiamato a giocare quella più dura, quella per la sopravvivenza. Se sono legittimi i timori per la tenuta dei professionisti, con i conti da fare su ingaggi, sponsor e diritti tv, il calcio di base avrà bisogno di un importante sostegno per poter continuare a svolgere la propria attività che va ben oltre l’aspetto sportivo. Le società dilettantistiche, circa 12 mila in Italia, sono infatti il nodo di una rete sociale importante e un punto di riferimento per le comunità di appartenenza, rappresentando in molti casi (si pensi ai piccoli paesi di montagna, ad esempio) una delle poche occasioni di aggregazione, talvolta anche l’unica. Senza dimenticare l’impatto socio-economico generato da oltre 1 milione di tesserati e da tutto ciò che ruota attorno, facile da immaginare come dimensioni, ed il valore del volontariato, uno dei pilastri sui quali si fonda l’attività dilettantistica.
“Si parla molto e ci si interroga sulle difficoltà del calcio professionistico, ma in pochi si ricordano delle conseguenze di questo stop per il mondo dei dilettanti – afferma il numero uno della LND – La ripresa sarà complicata e i danni, per un movimento che svolge un’opera sociale oltre che sportiva unica in Italia, potrebbero essere enormi. Per questo siamo seriamente preoccupati per il futuro. La sopravvivenza di tantissime realtà è seriamente in pericolo se non arriveranno aiuti concreti da parte delle istituzioni”.
(ITALPRESS).

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