VACCINI, REGIONI “INDIETRO NON SI TORNA”, MA SU RICORSO NO UNANIMITA’

Indietro non si torna. Seppur con sfumature politiche diverse la posizione delle regioni sulla questione vaccini è quasi unanime, dal Piemonte alla Lombardia, fino alla Sicilia, passando per la Toscana e il Lazio e le regioni del Mezzogiorno.
“L’obbligo deve rimanere”, dice, interpellato dall’Italpress, l’assessore al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera. Secondo Gallera l’emendamento del Governo al Milleproroghe “non e’ brillante”, ma, ricorda, “interviene solo sull’esclusione scolastica e non sulle altre sanzioni”. “Quella del ricorso non ci sembra comunque la strada corretta: se l’emendamento sara’ approvato ne prenderemo atto”.

“La proroga di un anno dell’obbligo vaccinale sarebbe un grande passo indietro per quanto riguarda la salute dei cittadini. Per questo, noi lavoreremo affinche’ questa proposta non passi in Parlamento”, e’ il pensiero dell’assessore alla Sanita’ della Regione Piemonte, Antonio Saitta. “Se non riusciremo a portare a termine questo obiettivo – spiega all’Italpress – siamo pronti a fare ricorso alla Consulta. Ricordo che la Sanita’ non e’ una materia di esclusiva competenza dello Stato. E proprio per questo vogliamo che il ministero ascolti prima di tutto la voce delle Regioni e cerchi un accordo con noi”.

“Io sono a favore dei vaccini, non sono per la sanità fai da te”, dice Riccardo Riccardi, vicepresidente della Regione Friuli-Venezia Giulia con delega alla Sanita’. “Quando si interviene in questa materia – prosegue – bisogna affidarsi alla scienza. Ma le cose imposte producono un effetto, mentre quelle spiegate producono un effetto ancora piu’ positivo. Penso che sia un lavoro da continuare a fare, come in questa regione si e’ sempre fatto”.
“Se ci sono gli elementi faremo ricorso” alla Consulta, afferma invece il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. “I pareri scientifici sono tutti d’accordo: le vaccinazioni devono essere fatte, non si vede perche’ questa obbligatorieta’ debba slittare mandando un messaggio contraddittorio”.

La vicepresidente della Regione Liguria, Sonia Viale, rivendica la cosiddetta “Via ligure” ai vaccini, con l’invio di lettere-certificato a casa dei bambini fino a 16 anni e la previsione di appuntamenti e visite progressive negli ambulatori delle Asl, “in modo da semplificare la vita delle famiglie ed evitare che i bambini rimangano fuori dalle scuole”. “Un risultato ottenuto – dice Viale – con un approccio informativo e formativo nei confronti delle famiglie, grazie allo sforzo organizzativo affrontato dalle Asl e del lavoro svolto in modo puntuale dagli operatori sanitari dei nostri centri vaccinali”. Ma su un eventuale ricorso alla Consulta taglia corto: “Se si guarda il colore politico delle Regioni che hanno annunciato di voler procedere per questa strada, emerge in modo inequivocabile come l’obiettivo sia contrastare l’operato del governo e non tutelare il benessere e la salute dei cittadini”.

Esclude il ricorso anche la Regione Veneto: “E’ un fatto di coerenza” dice il governatore Luca Zaia, che invita il Governo ad adottare il ‘modello Veneto’ per i vaccini in tutta Italia.  Preferisce non pronunciarsi sulla questione per il momento il governatore della Puglia, Michele Emiliano. Mentre il collega della Campania, Vincenzo De Luca, definisce un eventuale rinvio dell’obbligo sui vaccini, “un danno enorme alla salute dei piu’ fragili”.
“Verificheremo – afferma De Luca – la possibilita’ di norme legislative autonome. Intanto partira’ una ulteriore verifica dell’Anagrafe delle vaccinazioni. Le famiglie inadempienti saranno escluse da misure sociali di sostegno che rientrano nelle competenze della Regione, a cominciare dal contributo per gli asili nido”.

Il giudizio piu’ duro e’ quello del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti: “credo che il Governo dovrebbe sostenere la scienza e non umiliarla, e dovrebbe sostenere il suo valore e quello del sapere, non offenderlo. Quanto sta avvenendo sulla vicenda dei vaccini – afferma Zingaretti – e’ osceno, una posizione ideologica fatta contro la scienza e contro la salute dei bambini. Noi ci stiamo sentendo con moltissime altre Regioni, perche’ rispetto alla salute dei bambini non si deve fare alcun passo indietro. Faremo di tutto per difendere una conquista di civilta’ degli italiani, contro l’ignoranza e contro il ritorno al Medioevo”.

Su posizioni analoghe il presidente dell’Umbria, Catiuscia Marini: “I vaccini sono una conquista della ricerca scientifica”, “vaccinarsi significa proteggere se stessi e la comunita’ di appartenenza. L’Umbria da molti anni e’ in testa per coperture vaccinali. Tutelare la salute dei bambini e proteggere i bambini immunodepressi che non possono vaccinarsi e’ un obbligo delle istituzioni e noi non arretreremo in questa conquista di civilta’ e non scambieremo la salute delle persone per quattro miseri voti di movimenti minoritari, oscurantisti, antiscientifici. la Regione Umbria si dotera’ di una propria legge regionale mantenendo l’obbligo della certificazione vaccinale per l’iscrizione a tutte le scuole della Regione”, afferma Marini.

Contro la posizione del Governo si schiera anche la Calabria:  “La sospensione delle sanzioni o eventuali altre revisioni della legge non hanno senso e formare delle classi in cui racchiudere i bambini immunodepressi sarebbe un passo indietro”, ha detto all’Italpress l’assessore all’Istruzione della Regione Calabria Maria Francesca Corigliano, commentando le possibili modifiche alla legge nazionale sull’obbligatorieta’ vaccinale. E il governatore Mario Oliverio non esclude l’impugnativa dell’emendamento del Governo.

Per la Regione Siciliana parla invece l’assessore alla Salute, Ruggero Razza: “sono certo che alla fine prevarra’ il buonsenso e si evitera’ di compiere passi indietro che potrebbero risultare pericolosi”, afferma. “Sul tema delle vaccinazioni abbiamo un
confronto aperto con il Ministero della Salute che e’ stato particolarmente proficuo e serrato anche durante la crisi per i casi di morbillo che si sono manifestati in Sicilia alla fine della scorsa primavera. Proprio alla luce di quella esperienza, credo non si possa non tenere conto dei risultati ottenuti grazie all’incremento della campagna per aumentare le percentuali di vaccinazioni e abbassare la soglia di rischio”, conclude.

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