PRIMO SÌ ALL’IMPEACHMENT PER TRUMP

La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, dopo più di 8 ore di dibattito, nella notte italiana ha votato a maggioranza i due articoli che accusano il presidente Donald Trump di abuso di potere e ostruzione al Congresso, nell’ambito dello scandalo Ucrainagate. Trump è il terzo presidente della storia degli Stati Uniti a subire il voto di impeachment alla Camera, dopo Andrew Johnson nel 1868 e Bill Clinton nel 1998. L’articolo di impeachment sull’abuso di potere è passato con 230 voti a favore (229 Dem, 1 Indipendente) e 197 contrari (195 Repubblicani e 2 Dem, Collin Peterson e Jeff Van Drew, che hanno espresso contrarietà al procedimento di impeachment fin dai suoi primi passi). L’ostruzione al Congresso, invece, è passata con 229 a favore (228 Dem, 1 Indipendente) e 198 contrari (195 Repubblicani e 3 Dem). “Il presidente non ci ha dato altra scelta se non quella di procedere con l’impeachment, oggi siamo qui per difendere la democrazia per il popolo americano”, aveva dichiarato la speaker della Camera USA Nancy Pelosi, nel discorso che aveva aperto il dibattito sugli articoli di impeachment.
“Nel corso degli ultimi tre mesi, abbiamo trovato prove incontrovertibili che il presidente Trump abbia abusato dei suoi poteri mettendo pressione al neo-eletto presidente dell’Ucraina, chiedendogli di annunciare l’avvio di un’indagine nei confronti di un rivale politico dello stesso Trump”, gli ha fatto eco Adam B. Schiff, Democratico della California e presidente della commissione Intelligence da cui il procedimento di impeachment ha avuto inizio. “Il presidente e i suoi uomini hanno architettato tutto, il pericolo persiste, il rischio è reale e la nostra democrazia è in bilico”, ha concluso Schiff. Nel corso della seduta alla Camera e durante le procedure di voto, Donald Trump si è difeso sul suo profilo Twitter, cinguettando 48 volte nella sola giornata di mercoledì. Poi il presidente è volato a Battle Creek nel Michigan, dove ha presieduto un comizio in cui ha attaccato duramente i Democratici. “Non sembra proprio che siamo stati condannati all’impeachment”, ha detto in apertura di discorso, davanti a circa 10mila sostenitori. “Il Paese sta andando bene come mai prima. Noi non abbiamo fatto nulla di sbagliato. L’impeachment è un suicidio politico – ha proseguito -. Avete visto i numeri dei miei sondaggi nelle ultime quattro settimane? Hanno cercato di condannarmi all’impeachment da quando mi sono candidato ma i Repubblicani non sono mai stati così uniti come lo sono oggi”.
Tutti i deputati repubblicani hanno votato, compatti, per il no. Mentre tra i Democratici c’è stata una quarta, inattesa, defezione: la deputata Tulsi Gabbard delle Hawaii, candidata alle primarie del 2020, ha infatti votato “presente” per entrambi gli articoli dell’impeachment, un modo per esprimere la propria astensione. “Non potevo votare contro l’impeachment perché credo che il presidente Trump sia colpevole di cattiva condotta”, ha scritto in una dichiarazione Gabbard, senza fermarsi a rispondere alle domande dei giornalisti. “Allo stesso tempo – ha proseguito nella dichiarazione – non potevo votare a favore dell’impeachment perché rimuovere un presidente non deve essere il risultato di un processo di parte, alimentato da ostilità tribali, che hanno diviso in questo modo il nostro Paese”. Ora la palla passa al Senato, dove il processo potrebbe avere inizio il prossimo 6 gennaio. La speaker della Camera Nancy Pelosi, però, non si è presa l’impegno di dire se e quando invierà i due articoli di impeachment all’ala del Congresso dove i Repubblicani possono contare su una netta maggioranza. “Abbiamo bisogno di vedere che il processo si sposti in Senato e spero accada presto, ma fino ad ora non abbiamo visto nulla di onesto a riguardo”, ha spiegato Pelosi, riferendosi alla frase del leader di maggioranza del Senato, il repubblicano Mitch McConnell che negli scorsi giorni aveva detto di non essere “per nulla imparziale” sull’impeachment.
“Prenderemo questa decisione come gruppo, come abbiamo sempre fatto”, ha concluso Pelosi. Quando i due articoli arriveranno al Senato, inizierà il processo vero e proprio, in cui i Senatori si esprimeranno in due voti separati, uno per ogni articolo di impeachment e decreteranno se Trump debba essere rimosso o assolto. Per rimuovere Trump, il Senato dovrebbe esprimersi con una maggioranza dei due terzi. Nell’attuale configurazione i senatori repubblicani sono 53, quelli Democratici 45, 2 gli indipendenti che però si sono già detti a favore dei Dem. Questo significa che i democratici avranno bisogno anche del sì di una ventina di senatori repubblicani.
(ITALPRESS).

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