PRIMO SCUDETTO “STRANIERO”, CONTE SULLE ORME DEL TRAP

Il diciannovesimo scudetto dell’Inter è straordinario: è il primo scudetto straniero. Dettaglio storico che impreziosisce il lavoro di Antonio Conte. Ed esalta l’investimento cinese. Il tecnico ha presentato alla proprietà il titolo/titulo per continuare il rapporto dal punto di vista economico, sportivo e anche politico. Suning ne trae prestigio a casa, Zhang si propone a Xi Jinping come un conquistatore vero nel Paese di Marco Polo. Conte vorrebbe convincere la proprietà che un ciclo vittorioso non è impossibile e lo fa non con vanterie ma con il peso di un’impresa: ha sconfitto l’impero bianconero dopo dieci anni, fermando la Juve – sua madre – al nono scudetto. E ripetendo l’impresa più bella (Triplete a parte): lo scudetto record di Trapattoni, trentunanni fa. Vinto come quello con quattro giornate d’anticipo. Vinto anche quello con il contributo…della Juventus.
Guardiamo i fatti e scopriamo che le Due (presunte) Nemiche hanno un rapporto stretto sul piano tecnico. A parte gli intensissimi scambi di mercato (decine e importanti, cominciando da Anastasi-Boninsegna) è significativo il ricorso interista a tecnici juventini doc come appunto Trap e Conte vincitori di scudetti sulle due panche (un altro, puro veleno, la Federazione l’ha tolto alla Signora per darlo alla Beneamata ai tempi di Calciopoli).
Eppoi, il crollo juventino ha lasciato il campo all’unica sfidante animata da un’intensità aggressiva tipica del carattere di Conte quando è passato da una gestione confusa a una programmazione sempre generosa ma equilibrata. Solo Gasperini, con un pizzico di spavalderia, avrebbe potuto far meglio.
Ma il particolare che illumina il vostro cronista che mastica calcio da una vita è il dettaglio tecnico: mentre infuria il carosello degli estetisti/guardiolisti che è all’origine dei guai juventini, Conte ha riportato l’Inter nel gioco italiano per eccellenza, difesa solidissima e contropiede. Come ha detto Conte, Skriniar, De Vrij e Bastoni possono valere Barzagli, Chiellini, Bonucci. E Lukaku non solo avvicina i mostri contropiedisti della Grande Inter ma racchiude in sè la velocità di Jair e la potenza di Ronaldo, appena superato nella classifica dei gol (Romelu non è tuttavia paragonabile al Fenomeno per l’eccellenza tecnica). Conte è arrivato al modulo vincente quando ha capito che all’Inter serviva più l’intelligenza di Eriksen dei muscoli di Vidal, il difensore moderno Hakimi più dell’ex funambolo Sanchez. Non solo: il calciatore/bandiera dell’Inter è Nicolò Barella, centrocampista leader sul campo e nel gruppo. Il sosia di Conte.
Ora, appena esauriti i festeggiamenti attesi da undici anni, il progetto che Conte e Zhang avevano tenuto a battesimo in Oriente deve per forza allargarsi all’Europa: la Champions è il primo obiettivo, non un semplice passaggio com’è stato fino ad oggi. Conte è pronto a restare, resteranno con lui i vincitori del primo scudetto…cinese? Li aspetta la seconda stella…
[email protected]

Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]