Piemonte, 100 milioni di interessi all’anno per 3 derivati del 2006

E’ un bubbone che risale al 2006, ai tempi della Giunta di centrosinistra guidata da Mercedes Bresso, e che sta per scoppiare. Torino vive all’epoca l’ebrezza post-Olimpica, la crisi dei mutui subprime non è nemmeno all’orizzonte. Anzi, i derivati spopolano in quel periodo tra le amministrazioni pubbliche. Non fa eccezione la regione Piemonte, che sottoscrisse tre contratti per un valore nozionale di 1,8 miliardi, con tanto di diretta per la stampa da un grattacielo della City di Londra, con l’assessore Paolo Peveraro che vergò il contratto che legò la Regione fino al 2036 a Dexia, Merrill Lynch e Intesa Sanpaolo. All’inizio sembrò un affare rispetto ai tassi in vigore all’epoca, tanto che l’assessore arrivò a dire: “L’operazione di rifinanziamento ha prodotto minori esborsi a carico della regione per circa 38,7 milioni di euro nel 2006 e libererà risorse per oltre 195 milioni nel triennio successivo (2007-2009) fornendo un importante contributo al miglioramento dei saldi di bilancio”.
Oggi la musica però è un’altra, a 13 anni di distanza infatti questi tre prestiti sono costati alla Regione 96.903.388,38 euro. Quest’anno si salirà a 101.405.470,86 euro, nel 2021 si arriverà a 103.459.676,61 euro e via così per altri 15 anni. L’incubo si concluderà il 27 novembre 2036. Il tasso oscilla, da contratto, tra un minimo (detto floor) del 3,75% e un massimo del 6% (detto Cap). Tassi lontani da quelli che anche un privato oggi può ottenere per un mutuo, oggi si viaggia attorno al 2% anche con il tasso fisso, ma chi sottoscrive un mutuo mette a garanzia la casa stessa, la Regione non può farlo. Ecco perché come garanzia ogni sei mesi la regione versa alla banca anche una quota capitale, come avviene per i mutui, che negli anni si sta trasformando in un accantonamento che nel 2036 arriverà a 1,8 miliardi, che saranno restituiti al Piemonte. Nonostante quindi il capitale “prestato” si riduca ogni giorno, e l’inflazione a zero, le rate dei derivati invece crescono del 3-4% annuo come abbiamo visto.
Quella dei derivati, è solo una piccola parte dei debiti finanziari della regione. Ci sono infatti altri 24 prestiti accesi con Cassa Depositi e Prestiti, Dexia, Intesa Sanpaolo e Monte dei Paschi di Siena. Complessivamente si tratta di 3,1 miliardi, che nel 2018 valevano in tutto circa 140 milioni di rate annuali, scesi a 117 milioni nel 2019 grazie a una rinegoziazione dei tassi, che però quest’anno risaliranno a 167.224.915,86 euro. Nel 2021 saliranno poi stabilmente attorno a quota 220 milioni euro, cui vanno sommati i derivati per un totale di 327.250.535,44 euro. A tutto questo va aggiunta la quota di 218 milioni collegati all’utilizzo del Decreto Legge 35 del 2013 che ha consentito alle Regioni di chiedere allo Stato l’anticipo di risorse e liquidità, che per il Piemonte ha voluto dire ricevere in anticipo 4,2 miliardi. Il totale di quest’anno arriva così a 500 milioni che diventeranno 557 milioni nel 2021 per gli aumenti dei tassi dei 24 prestiti e dei 3 derivati. In tutto quindi 113 milioni in più di quanto pagato nel 2019, quando il pareggio dei costi della Sanità, che rappresenta oltre l’80% del budget regionale, è stato ottenuto “raschiando il fondo”, ha spiegato il presidente della Regione, Alberto Cirio. A parziale ripiano, gli 80 milioni in più destinati al Piemonte dal Fondo Sanitario Nazionale, utili per non aumentare i ticket sanitari, ma non per ripianare i debiti.
(ITALPRESS).

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