Pichetto Fratin “Economia italiana in chiaroscuro”

Nell’economia italiana c’è “un sistema d’avanguardia, che fa da traino. Abbiamo una struttura di grandi imprese che funziona, che è moderna e sta continuando a modernizzarsi, e anche una parte delle Pmi va in questa stessa direzione. Ma non tutti ci sono riusciti. Il quadro pertanto è un chiaroscuro. Il ruolo che abbiamo noi, come Stato e Mise, è quello di fare il pronto soccorso, e stimolare le imprese”. Lo dice il viceministro dello Sviluppo Economico, Gilberto Pichetto Fratin, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’Agenzia Italpress. Sul tavolo moltissimi temi, dal decreto sostegni Bis, al futuro del centrodestra passando per la tragedia del Mottarone e il Pnrr. Biellese di Veglio, 67 anni, Pichetto Fratin è un volto storico di Forza Italia, di cui fa parte sin dalla prima metà degli anni ’90. Al Mise “sono 100 i tavoli di crisi aperti. E’ chiaro che la partita va divisa sui vari settori. Ce ne sono in modello cura palliativa, dove ahimè non c’è più spazio per la produzione. Ce ne sono altri dove le aziende sono in fase di conversione, e questi vanno accompagnati, e che devono accelerare il cambiamento – sottolinea il viceministro -. Altri sono in via di superamento, e qui l’impegno del ministero è al passo finale. L’errore che non dobbiamo commettere è salvare l’impossibile. Perché vuol dire salvare 1.000 posti per perderne 10.000, perché così non si creano altre opportunità”. A proposito di licenziamenti, il Governo Draghi ha vissuto sul blocco ore di tensione. “Le imprese operano per produrre, nessuno vuole licenziare per rimetterci – spiega Pichetto Fratin -. Se si licenzia è perché non ci sono più le condizioni produttive, lì deve esserci l’accompagnamento, di ombrello immediato e di riposizionamento nel lungo termine”.

E quindi cosa succede adesso? “Nel mondo del lavoro servono sempre di più persone qualificate, che non si trovano in particolare, al Nord. Ci sono moltissimi posti di lavoro a disposizione – prosegue -. Io non punto il dito contro il reddito di cittadinanza, perché durante il periodo pandemico è servito come ombrello d’emergenza. Però è stato anche uno stimolo a non lavorare, o a lavorare in nero, perché non si è fatto nulla per le politiche attive. E’ un problema serio, che va affrontato non come una vicenda di bandiera, evitando contrapposizioni. E questo vale anche per la vicenda licenziamenti, siamo l’unico Paese d’Europa che ha ancora questo blocco. Diamo delle certezze, o altrimenti chi verrà a investire in questo Paese? Dobbiamo dare dei grandi binari, fissando norme e regole. Le carte in tavola non possono cambiare continuamente”. In merito al decreto Sostegni Bis, per il viceministro “è la chiusura della parte emergenziale ed è il primo passo per guardare alla ripresa. Perché sia tale, dobbiamo assolutamente avere la partita sanitaria chiusa. Questo primo scalino dovrà essere appaiato all’avvio del Pnrr e ai fondi complementari. Nel decreto ci sono anche delle misure che riguardano la transizione al dopo, e ce ne sono diverse”. Quanto al Pnrr, “l’indirizzo fondamentale che è stato dato è realistico. Questa è la sfida di tutti, non è la sfida del governo, né degli imprenditori o dei lavoratori. E’ la sfida degli italiani: abbiamo con questo strumento una disponibilità di fondi che è tre volte e mezza quella che fu del piano Marshall, varato dopo la seconda guerra mondiale – aggiunge Pichetto Fratin -. E’ una cifra mostruosa. La sfida è di tutti. Per lo Stato, la sfida è quella di fare le grandi reti materiali e immateriali. Dobbiamo portarci al passo anche con la parte normativa”.

Proprio pensando alle infrastrutture è nato lo sblocca cantieri. “E’ un provvedimento che mi trova d’accordo – sottolinea il viceministro -. Un Paese serio non deve avere troppe norme, ma deve farle rispettare. Perché l’eccesso normativo trasforma delle imprese edilizie in studi di avvocati. L’impresa edile deve fare altro, ma il groviglio normativo porta in quella direzione. Allora dico, semplifichiamo, senza abbassare i controlli, a cominciare dalla sicurezza. L’abuso sul massimo ribasso, se ci sono offerte anomale, porti a un giudizio immediato e non dieci anni dopo. La regola non può regolare tutto, ci vuole poi qualcuno che lo strumento lo usa”. “Siamo un paese che ha 100 miliardi di opere già finanziate negli ultimi 15 anni, che non partono per procedure burocratiche, per cavilli giudiziari – aggiunge -. Sembra che il meccanismo automatico sia arrivare all’arbitrato e alle perizie. Così non parte nulla. E’ una sfida nostra, contro quello che abbiamo fatto in passato, per farlo meglio”.

A questo eccesso di regole e dalla scarsità dei controlli derivano anche tragedie come quella del Morandi e del Mottarone. “Quanto sta emergendo non è ammissibile: se quello del “forchettone” è un errore è gravissimo – sottolinea -. Se è una volontà è terribile. Norme e punizioni ci sono, l’importante è non farle arrivare 12 anni dopo”. Altro tema caldo è quello della durata del Governo. “Mi auguro che duri fino al 2023, perché in due anni possiamo, rispetto alle disponibilità di prestiti e sovvenzioni, così riusciremo a portare avanti questo programma di grandi investimenti dello Stato ma anche il completamento del sistema produttivo privato – spiega il viceministro -. Nella parte operativa, c’è una visione comune di intenti. Tutti cogliamo la necessità di uno sforzo di avvicinamento sulle cose che abbiamo in comune tra le varie forze politiche. Tutto questo però, non può far venire meno il dibattito sui grandi temi, e con le caratterizzazioni che le forze politiche vogliono darsi. E tra queste, ci sono temi che non hanno un nesso stretto con il periodo temporale di massimo due anni”. E il centrodestra? “Credo che le diversità nei tre partiti del centrodestra, siano ordinarie e normali. Non riesco a prefigurare qualcosa che ci veda divisi nel medio termine”.

(ITALPRESS).

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