PER IL CALCIO DEL FUTURO SERVONO SENTIMENTI PIU’ CHE TECNICA

La “liberazione” dei calciatori dal lockdown – con l’ormai generalizzata ripresa degli allenamenti – ha un percorso tipico della legiferazione italica: impedita dal ministro dello Sport, sbloccata dai presidenti di regione, promulgata dal ministro dell’Interno. Un bel giro che rivela – semmai ce ne fosse bisogno – la passione italiana per la burocrazia.
(A proposito di Italia, e di burocrazia, dovete sapere che l’Inno di Mameli ” Fratelli d’Italia” dopo 71 anni di provvisorieta’ e vari tentativi nelle precedenti legislature e’ diventato ufficialmente l’Inno della Repubblica Italiana solo il 14 novembre 2017. “Il canto degli italiani”, adottato dal Consiglio dei Ministri del 12 ottobre 1946, e’ stato risvegliato dal presidente Ciampi addirittura negli studi del Processo di Biscardi, anche perche’ “l’Inno di Mameli entra a tutti gli effetti nell’immaginario collettivo, grazie soprattutto alla nazionale Italiana di Calcio”).
E’, questo, un pensierino dedicato a tutti coloro che, incaricati di gestire questa ancora non identificata Fase 2, invece di fare sveltamente goal (in inglese “traguardo”) elaborano percorsi burocratici molto simili al Tikitaka di Guardiola peraltro poco apprezzato dai calciofili nostrani. Nell’emergenza economica che stiamo vivendo sembra addirittura il percorso burocratico per eccellenza, vale a dire una paradossale Caccia al Tesoro piena di ostacoli, di avantieindre’ tipici del Monopoli (non a caso proprio in questi giorni e’ nato il Monopoli di Tex giocato – immagino – anche dai Navajos).
In verita’ c’e’ poco da ridere con la documentata poverta’ in ascesa nel Paese che fino a ierl’altro occupava l’ottavo posto nella classifica mondiale della ricchezza. E parlare di “povero calcio” – lo ammetto – puo’ sembrare una bestialita’ ma sarebbe scorretto citare solo i problemi dei professionisti (compresi quelli di C) ignorando i Dilettanti, il principale movimento sportivo presente in Italia: 12.350 societa’ e 66.025 squadre, per un totale di 1.045.565 calciatori (di cui il 64% impegnati nell’attivita’ di Settore Giovanile e Scolastico) e 564.473 partite ufficiali disputate. Centinaia i club candidati alla sparizione, decine di migliaia gli addetti ai lavori che rischiano la disoccupazione, e tutto questo non risulta agli oppositori del ritorno del calcio maggiore i quali sono convinti che il gioco del pallone sia intrattenimento per zuzzerelloni che adorano poche decine di Ronaldi rallegrati da adorabili compagne che esibiscono il sederino su Instagram.
Quando il vero ministro che conta, quello della Salute, fara’ ripartire il calcio – non c’e’ fretta, “prima la salute”, come disse Zhang Jr. – i Padroni del Vapore dovranno approfittare di questa pausa tragica per ripensare il loro mondo, le loro regole, spendendo piu’ sentimenti che tecnica. Anche oggi, mentre la pandemia non e’ ancora spenta e certe “liberazioni” sono provvisorie, il calcio maggiore parla di soldi, di stipendi non pagati o tagliati, finendo come minimo sotto gli strali dei demagoghi. Allora, cari presidenti, volete sapere cosa fare con i vostri calciopaperoni strapagati? Tagliate pure gli stipendi esagerati e il raccolto regalatelo ai Dilettanti disperati.

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