PARMA (ITALPRESS) – Due anni di squalifica per Emanuele Calaiò e cinque punti di penalizzazione da scontare nel prossimo campionato di serie A: la terza promozione di fila è salva ma in casa Parma ha destato parecchia incredulità e delusione la sentenza di primo grado emessa in tarda mattinata dal Tribunale Nazionale Federale in merito agli sms inviati da Calaiò al suo ex compagno di squadra De Col alla vigilia della gara con lo Spezia, quella che ha sancito il ritorno fra i big. Il Tribunale, che martedì scorso si era riunito per ascoltare i soggetti coinvolti, ha sposato quasi in toto la linea della Procura Federale che aveva richiesto quattro anni di stop nei confronti dell’attaccante, accusato di tentato illecito, e verso la società crociata – deferita a titolo di responsabilità oggettiva – una pena afflittiva di due punti in meno nell’ultimo torneo cadetto, con conseguente ripescaggio in massima serie del Palermo ammesso come parte interessata, o, in via “subordinata”, l’alternativa di sei punti da applicare nella stagione sportiva ormai alle porte. “Ebbene – si legge nel comunicato del Tfn presieduto dall’avvocato Mario Antonio Scino – alla luce dei principi testè enunciati, questo Tribunale ritiene provato che Calaiò, nell’inviare all’ex compagno De Col i messaggi in questione, abbia posto in essere il tentativo di illecito previsto dall’art. 7, comma 1, CGS, irrilevante essendo che, nello specifico, a tutto voler concedere, questi possa essersi riferito unicamente alla propria incolumità fisica. E’ di tutta evidenza, invero, che anche la sollecitazione e/o l’invito ad omettere interventi di gioco sulla propria persona, ove accolta, possa ritenersi idonea, quanto meno in termini di tentativo, ad alterare l’andamento e/o lo svolgimento della gara”.
La risposta del Parma, nonostante il mantenimento della categoria, non si è fatta attendere e si tradurrà, in termini concreti, nel ricorso in secondo grado presso la Corte Federale di Appello. “Il Parma Calcio 1913 prende atto con enorme amarezza della sentenza emessa in data odierna dal Tribunale Federale Nazionale – si legge nel comunicato ufficiale del club – Riteniamo abnorme la condanna del nostro tesserato Emanuele Calaiò rispetto ai fatti all’origine del deferimento e iniqua, illogica ed in contrasto con la recente giurisprudenza sportiva la pesantissima penalizzazione per responsabilità oggettiva inflitta alla nostra società. Confidiamo che la totale estraneità del Parma Calcio 1913 ad ogni comportamento meno che lecito venga riconosciuta già dalla Corte Federale di Appello, a cui ricorreremo in tempi brevissimi, nell’auspicio di trovare giustizia”. Una vicenda che dunque è ancora lontana dalla parola “fine” se non per la Procura che si ritiene soddisfatta della sentenza e delle sue annesse motivazioni in quanto il Tribunale Figc ha riconosciuto l’impianto accusatorio.
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