ORSINI “SUBITO GOVERNO PER ESSERE FORTI IN UE”

Nell’ambito del tour nazionale “Ascolto, Dialogo, Territorio”, il presidente di FederlegnoArredo, Emanuele Orsini, ha fatto tappa a Udine, a palazzo Torriani, sede di Confindustria Udine, per incontrare gli imprenditori friulani del settore e per presentare in anteprima i dati del comparto legno-arredo in Friuli Venezia Giulia. Accompagnato dal direttore di Federlegno, Sebastiano Cerullo, Orsini ha illustrato lo stato dell’arte del comparto nella regione e in provincia di Udine. 

Ha ricordato come il Friuli Venezia Giulia sia la terza regione in Italia per fatturato nel settore (dopo Lombardia e Veneto), con una quota del 10% sul totale nazionale, pari a oltre 3,3 miliardi. Il peso del settore sulla manifattura regionale è poi significativo, pari al 15%, la percentuale più alta in Italia, confermandone così l’importanza nell’economia regionale. 
E’ stato sottolineato che nel Friuli Venezia Giulia si registra la presenza di aziende mediamente più grandi per produzione e addetti rispetto alle altre regioni. Le 1.073 del settore mobile producono quasi 2,5 miliardi, impiegando più di 13.800 addetti. Per il settore è la terza regione in Italia per fatturato prodotto e per volumi di esportazione. Meno rilevante, ma non per questo meno importante, risulta il settore legno, che produce circa 870 milioni occupando circa 5.000 addetti impiegati nelle quasi 900 aziende. La regione è anche al terzo posto per valore delle esportazioni nel settore mobili, con un importo pari a 1,4 miliardi, in crescita del +9,3% rispetto al 2016 e del +17% rispetto al 2009. Il Regno Unito, con il 38% sul totale, si conferma il primo paese importatore di mobili dal Friuli Venezia Giulia (+3,1% rispetto al 2016), seguito da Germania (21% sul totale) e Francia (15% sul totale). Si registrano andamenti molto positivi delle esportazioni verso Stati Uniti (+26%) e Spagna (+24%), rispettivamente quarto e quinto mercato. Per quanto riguarda il legno, invece, le importazioni valgono più di 260 milioni, con uno squilibrio commerciale per quanto riguarda questo settore di circa -90 milioni. I principali paesi di importazione sono Croazia, Austria e Slovenia. Il 3% dell’export si concentra invece nel Regno Unito. In provincia di Udine sono 1.161 sono imprese della filiera del legno, suddivise tra le 529 del Legno (3.163 addetti per un fatturato complessivo di 567 milioni) e le 632 del mobile (4.792 addetti, con un fatturato di 673 milioni). L’export del legno si attesta a poco più di 85 milioni. I primi 5 Paesi di destinazione delle esportazioni sono Tunisia (17%), Slovenia (10%), Egitto (8%), Cina (7%) e Libano (7%). Ben altra dimensione raggiunge invece l’export del Mobile, che supera i 461 milioni, con Francia (165), Germania (1%), Usa (1%), Regno Unito (per cento) e Austria (4%) come principali mercati di riferimento.

Orsini, nell’affermare che i dati del 2017 sono lusinghieri, è un po’ meno ottimista per il 2018. “Bisogna essere forti in Europa, ma ci preoccupano le politiche europee; ci preoccupa la situazione con la Russia dove noi abbiamo parecchi soci che investono e stiamo spingendo altri ad andare in quel Paese a fare ulteriori investimenti per cui non possiamo perdere un mercato così importante. Ci preoccupano anche i problemi dei dazi negli Stati Uniti, che sembra voglia imporre il presidente Trump, considerato che gli Usa sono il nostro terzo Paese come esportazione. Ma – ha spiegato Orsini – dobbiamo essere forti in Europa, per cui auspico che in Italia ci sia quanto prima un nuovo Governo con cui interloquire. Abbiamo bisogno di avere un raffronto e un confronto con la parte politica. Abbiamo chiuso un 2017 positivo e abbiamo bisogno di una politica forte sull’Europa. Quindi, prima un governo ci sarà e meglio sarà, perchè non possiamo pensare che oggi noi non siamo presenti alle trattative più importanti per il nostro Paese per salvaguardare le imprese”. Quanto alle richieste al nuovo Esecutivo, il presidente sottolinea la salvaguardia “del bonus mobili, che è un incentivo all’economia reale e perdere questa possibilità significa perdere posti di lavoro, cosa che non ci possiamo permettere. Abbiamo bisogno che questa manovra venga resa più strutturale possibile, o da qui ai prossimi 2-3 anni avere una manovra con cui si possa pensare a un futuro con una programmazione per le imprese”, ha concluso.

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