OK ITALIA NEGLI STATES, SPALLETTI UN SIGNOR ALLENATORE

Italia ok. Vittoria faticata ma giusta contro un avversario serio. Un bel gol di Pellegrini in apertura, un capolavoro di Barella in chiusura. Gente che corre, ragazzi che si cercano e spesso si trovano. Solidali (l’Orso bolognese entra e si rende prezioso in difesa poìfa l’assist decisivo a Barella). Peccato che dopo il colpaccio di Pellegrini al terzo minuto per mezz’ora non s’è visto lo stesso vigore del primo tempo. Spalletti chiede a Raspadori di fare il Retegui: non si somigliano neanche nei piedi, ma capisco come lavora il Ct. E’ un maestro, cambia studenti ma non cambia lezione, undici “nuovi”, all’inizio – rispetto al Venezuela – che stanno assorbendo “il nuovo”, e il nuovo non è solo la difesa a tre – dettaglio per me meschino – ma velocità calibrata, passaggi a misura, possesso palla intelligente, tenerla a vuoto è solo segno di incertezza. E non dico di paura perchè l’Ecuador non ne fa, anche se ce la mette tutta. Come il Venezuela. Ammirevole la capacità difensiva. Alla nostra maniera, visto che Spalletti ha proposto una difesa interista. La migliore d’Italia. Col portiere del Tottenham, Vicario, l’esordiente che fa la sua figura. Ma Donnarumma non trema.
Un allenamento al posto giusto. Nel mondo. Davanti a un pubblico vero, di appassionati che hanno il piacere di vedere l’Italia del poker mondiale; e magari voglia di batterla, c’è sempre una Corea in agguato. Valgono molto meno le amichevoli nostrane per ragazzi abbandonati dai grandi campioni, sciaguratamente sostituiti da stranieri. Chi è il leader? “La Merica” dice Retegui, entrato nel finale solo per migliorare il risultato di un’amichevole striminzita. Il dibattito su Raspadori continua. Chiesa è in crisi.
Ho visto tanto calcio “italiano” a New York. Una tourneè nel ’71 con il Bologna, avversari il Santos di Pelè e il West Ham di Bobby Moore, ci andò bene con gli inglesi. Poi gli “spettacoli” – e niente più – di Long John Chinaglia, Pelè e Beckenbauer nel Cosmos 1975. Primo impegno serio, con la Nazionale, nel Torneo del Bicentenario 1976, avversari l’Inghilterra, il Brasile, il Team America: ci va bene con inglesi e americani, male con il Brasile. Il torneo finisce nella storia azzurra solo perchè registra l’avvento di Bearzot sulla panchina e l’addio di Bernardini che ha aggiornato e vivificato la Nazionale Azzurro Tenebra di Stoccarda ’74.
Poi il Mondiale ’94 perduto per un pallone da rigore spedito in cielo. E basta. Il resto conta poco. Sì va in America a allenarsi. Avversari “minori” gagliardi come l’Ecuador – trentunesimo del ranking – non ne avevo mai visti e non conto tanto sul significato tecnico della partita quanto sulla “investitura” americana di Spalletti. Un signor allenatore che – con le dovute quanto chiare differenze – mi ricorda proprio Bernardini e Bearzot, due signori italiani che in Nazionale non hanno portato solo schemi di gioco ma educazione e passione. Tutto sommato l’America porta bene .
PS: Niente VAR. Che bello.
(ITALPRESS).

Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]