NELL’UOVO DI PASQUA LA SORPRESA MANCINI

Le sorprese nell’uovo di Pasqua: il presidente della Figc Gabriele Gravina, che ha detto di voler portare a conclusione i campionati, dopo i test ai giocatori e un Mancini che su Raiuno che ci ha dato una speranza azzurra: “Siamo una squadra giovane, un anno di esperienza in piu’ ci fara’ bene”. Un Mancini altruista e filantropo che ha parlato di medici, infermieri e aiuti agli altri. E’ sembrato un marziano in un mondo che parla solo di soldi. Molti hanno gia’ le scarpe lustre e i gol in canna, in attesa della ripresa che cambia data da un giorno all’altro. Si parla di visite mediche per tutti a fine aprile, allenamenti ai primi di maggio e campionato fra il 23-24 maggio o nei week end seguenti, Coronavirus permettendo. C’e’ ovviamente tutta una serie di domande da porsi: a) in quali condizioni di forma saranno i giocatori dopo piu’ di 80 giorni sosta ?; b) la Lazio che era la squadra piu’ in palla, tornera’ tale ? c) la Juve e l’Inter staranno meglio ? C’e’ chi parla di un campionato nuovo, del tutto diverso su radici antiche. E c’e’ chi ovviamente parla problema del calcio d’estate, ma bisogna ricordare che per far soldi i club in agosto andavano a fare tornei della canicola, senza badare al caldo. E che a volte Mondiali e Europei hanno “sconfinato” in luglio.
Quanto al problema dei soldi persi finora e all’impossiilita’ di chiederli a un governo che gia’ fa fatica a far ripartire il Paese, si pensa di far leva sul mondo delle scommesse. Dicono i ragionieri del pallone: basterebbe gli operatori dessero l’uno per cento per racimolare 100 milioni. Ma quelli non vogliono sentirci. Noi chiederemmo loro cosa farebbero se il campionato non ripartisse e il castello di carta crollasse ? Su cosa si scommetterebbe ? Sul loro fallimento ? Di cio’ si e’ dibattuto attorno all’uovo di Pasqua. D’altro canto, a noi italiani, ci si puo’ togliere tutto tranne qualche sfizio particolare come il calcio, definito da Sacchi come la piu’ utile delle cose inutili. Non poter litigare per il pallone porta molti a parlare di politica e questo non farebbe bene, tanto che si e’ parlato del calcio come il secondo oppio dei popoli dopo la religione. I fini “maitres a’ penser” potrebbero debordare dal calcio alle querelle sociali e sarebbe un guaio. Meglio che restino alle dispute pallonare, anche se ormai e’ forse troppo tardi.
Siamo tutti sospesi in aria, in attesa di un vaccino, di un miracolo, di un segno del destino. Intanto i grossi cervelli dell’IFAB (cui spetta l’onere di cambiare i regolamenti) guardano al futuro, al miglioramento della VAR, alla valutazione dei centimetri del fuori gioco, dato che non e’ possibile finire in offside solo perche’ si ha il naso (o altro) piu’ lungo dell’avversario. Qualcuno ha pontificato: il gol e’ il valore aggiunto del calcio e tutte le regole devono “agevolare” la segnature per la delizia dei miscredenti dei Paesi come gli USA, Giappone ecc. che non si capacitano dell’esistenza dei pareggi e dei risultati striminziti. Sara’ per questo che gli assi dell’attacco sono meglio pagati e ci sono sempre meno vocazioni al difensivismo ? Una volta si celebravano “anche” i Parola, i Baresi, i Bergomi, oggi i Messi, i Ronaldo, i Neymar. A prescindere dalle decisioni prese, non prese, o da prendere, non ci sono dubbi: il Coronavirus ci ha cambiato la vita. I nostri vizietti di appassionati del consumismo piu’ smaccato forse per un bel po’ non potremo piu’ permetterceli: il cashmirino, il nodo scappi’no, le vacanze ai tropici, lo spiderino rosso… Ma il calcio no, al calcio non possiamo rinunciare. E’ il nostro spasso fondato spesso sul nulla per noi comuni mortali, ma e’ anche un’industria, una delle piu’ trainanti di quando le cose andavano bene.
Noi vati della VAR, filosofi del tatticismo, del 3-4-2-1 e delle tavolate calcistiche popolate da belle frasi da competenti, resisteremo al deprezzamento del nostro bagaglio culturale ? Gia’, l’industria del calcio. Anche i bordocampisti, i commentatori a latere, i confezionatori di pareri piu’ o meno autorevoli, i finti inviati davanti alla tv, dovranno farsene una ragione, finche’ la ruota della fortuna non tornera’ a girare. Perche’ il calcio non e’ solo quel che si vede. C’e’ tutto un mondo sommerso di tecnici, operai, collaboratori che non arriva agli allenamenti in Porsche e che rischia molto. E, nell’indotto, i tecnici delle tv, i tipografi dei giornali sportivi, le damigelle delle piccole ribalte catodiche, che portano a casa uno stipendio sudato. Che ne sara’ di loro ? “Il calcio ha le sue specificita’” ha detto il presidente Gravina e ha ragione. E’ un mondo particolare in cui basta poco per spostarne i destini. Ma cosa ci aspetta piu’ avanti? I tristi numeri che ogni i giorno ci snocciolano dal fronte del Coronavirus, come quelli della borsa: tanti ricoverati, tanti morti… Ora che si comincia a vedere l’orizzonte, si spera di recuperare il tempo perduto. Noi stiamo affilando le nostre penne, rimettendo in moto i nostri computer e i nostri microfoni, e andiamo lustrando i nostri mirabolanti aggettivi in vista della “ripresa delle ostilita’” come diceva il povero Sandro Ciotti prefigurando battaglie titaniche. Gli addetti al calciomercato hanno raccontato cosa hanno visto in questi vuoti giorni nella loro palla di vetro: i sogni tornano a popolare le nostre notti. Il nome di Messi e’ cominciato a circolare come il virus sulle nostre mascherine: arrivera’, non arrivera’ ? Con quali soldi ? Gli spezzatini e i Monday Night spariranno ? “Salveremo il campionato” e’ lo slogan in voga, come “Andra’ tutto bene”.

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