Missili vicino al confine polacco, negoziato sospeso

Un’altra giornata di cattive notizie dal fronte ucraino. Da una parte, la guerra è ritornata ad imperversare non solo a est e a sud ma anche nella parte settentrionale e occidentale del Paese, dove nelle ultime settimane la situazione sembrava essersi normalizzata e molti cittadini stavano rientrando dall’estero. Due i bersagli odierni delle forze di Mosca. Nel territorio di Chernihiv, dove nel primo mese e mezzo di conflitto si è combattuto giorno e notte e dove ormai il 90% degli edifici sono fuori uso, un attacco ha ucciso almeno otto persone e ne ha ferite undici. Ad essere colpito è stato il villaggio di Desna, a metà strada fra il capoluogo regionale e a soli quaranta chilometri dalla Capitale, che si è risvegliata nuovamente con la paura. Addirittura undici missili sono invece caduti nell’oblast di Leopoli, la parte più a ovest dell’Ucraina, a poca distanza dal confine polacco. Si tratta dell’attacco più cruento, dal 24 febbraio, in quest’area. Non ci sono state vittime ma alcune infrastrutture ferroviarie sarebbero fuori uso in particolare attorno a Yavoriv, già colpita pesantemente all’inizio della guerra. Nella cittadina è attiva una base militare e potrebbe essere stato questo, anche stavolta, l’obiettivo russo. Qui, a marzo, il blitz di Mosca aveva provocato 35 morti e un gran numero di feriti. Se i missili ritornano a colpire l’ovest del Paese scatenando nuovamente il panico fra le migliaia di ucraini che ogni giorno rientrano in patria, anche in Donbass la furia non si placa. Fonti ucraine parlano però dell’ennesimo tentativo fallito, da parte russa, di conquistare Severodonetsk, che è uno dei municipi più importanti nel nord della regione. Le truppe del Cremlino, secondo lo stato maggiore di Kiev, si sarebbero ritirate dal fronte di Syrotyne a causa delle numerose perdite subite. L’accerchiamento per ora non sta funzionando ed anzi, dopo aver ripreso il controllo di alcuni villaggi a sud di Kharkiv, le forze ucraine starebbero tentando l’avanzata su Izyum, che aprirebbe la strada verso il Donbass. A Mariupol, invece, sarebbero 265 i militari ucraini usciti dall’acciaieria; molti di loro, feriti gravemente, sono stati trasportati per le cure all’ospedale di Novoazovsk, nel territorio di Donetsk controllato dai filorussi. Secondo Mosca, i soldati di Kiev avrebbero “deposto le armi” e si sarebbero “arresi”. L’ultima notizia del giorno è forse la più preoccupante e riguarda il fronte diplomatico: sia il Cremlino che l’entourage di Zelensky hanno ammesso che il processo negoziale è sospeso. Nessuna trattativa, nessun incontro, nessun tentativo ufficiale di fermare la guerra. Secondo uno dei principali collaboratori del presidente ucraino, Mykhailo Podolyak, Kiev non è disposta a cedere nulla “per salvare la faccia a Putin”. La conferma del nuovo stallo arriva anche dal viceministro degli Esteri russo, Andrei Rudenko. “I negoziati non stanno proseguendo. L’Ucraina si è praticamente ritirata” da ogni trattativa. Ancora più duro il segretario del Consiglio di Sicurezza Nikolaj Patrushev, secondo il quale la Nato vuole creare le condizioni “per instaurare un regime sotto il suo controllo in Russia, così come ha già fatto in Ucraina e in altri Stati”. Altra benzina sul fuoco in una guerra che si incendia ogni giorno di più. (ITALPRESS).
-foto Agenzia Fotogramma-

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