Michelin celebra i 50 anni dello stabilimento di Alessandria

SPINETTA MARENGO (ITALPRESS) – Stabilire un record di produzione in uno stabilimento nel 2021 dopo il Covid-19, non è solo un exploit ma qualcosa di più articolato. Un tale risultato si ottiene infatti solo se c’è una vera cultura d’impresa, dove il profitto è centrale, ma è solo uno degli obiettivi cui si guarda. Il caso di specie è lo stabilimento della Michelin di Alessandria, che in pochi mesi ha prima sfornato il pneumatico numero 30 milioni delle sua storia, oggi celebra i primi 50 anni e a fine anno chiuderà al suo massimo storico produttivo di 1,1 milioni di pezzi.
Una cultura, quella del gruppo di Clermont Ferrand, che in Italia ha attecchito facendo scuola. Oggi la metà dei dipendenti è anche azionista della società, sono assunti al 99,4% a tempo indeterminato, “per dare serenità” spiega Simone Mattion, presidente di Michelin Italiana. L’impianto alessandrino è specializzato in pneumatici per camion e mezzi pesanti e agricoli che pesano tra i 40 e i 130 chilogrammi.
Più il pneumatico pesa, più servono artigiani e lavoro manuale in questo comparto, che lavorano sopra macchinari che in parte “ottimizzano”, in media ogni addetto ha un’idea all’anno sul processo produttivo, che poi vede diventare realtà. Una montagna di “saper fare” che consente di produrre centinaia di referenze diverse ogni anno, che poi vengono impilate in file da nove, otto o sei in un magazzino dove possono stare fino a 100.000 pneumatici. E’ l’unica area silenziosa della fabbrica, che si estende a Spinetta Marengo su un’area di 50 ettari, ovvero 100 campi da calcio.
Un’impresa enorme che non genera rifiuti in discarica, tutto viene riciclato, il consumo di acqua è calato del 10%, la Co2 è stata ridotta di 20 mila tonnellate e l’energia arriva tutta da fonti rinnovabili. Qui l’anzianità aziendale è di 20 anni, l’età media attorno ai 40 anni, e nel 2016 sono state fatte 160 assunzioni, e altre ancora negli ultimi mesi. Il 75% dei dipendenti è della zona, l’indotto comprende 49 imprese, e negli ultimi cinque anni sono stati investiti 50 milioni che hanno generato una riduzione del 20% dei costi di fabbricazione e dell’impronta ambientale. In Italia Michelin dà lavoro a 3.500 persone e ha fatturato un miliardo e mezzo nel 2020 condizionato dalla pandemia, ma qui non ci si è mai fermati completamente. Nemmeno durante il lockdown, andavano garantite le forniture a veicoli commerciali e camion, e soprattutto ai mezzi soccorso che continuavano a viaggiare e a consumare i pneumatici. A Spinetta Marengo la spina non si stacca mai, lo stabilimento è sempre all’opera, con una quota di export superiore al 90%: circa la metà è destinata al mercato europeo; il resto viene esportato in Africa, Medio Oriente, Asia, America del Nord e America Latina. Tra i clienti Iveco, Volvo, Man, Scania, Mercedes Benz, Renault e Daf.
Un piccolo miracolo, che inorgoglisce anche il mondo delle imprese locali, come ha spiegato la presidente di Confindustria Alessandria, Laura Coppo. Su questo territorio, questa è l’impresa più grande. Nemmeno l’aumento del costo dell’energie, e quello delle materie prime spaventa Mattion: “Ci siamo preparati, alzando il prezzo dei nostri prodotti nei mesi scorsi”. Ridurre, riusare, riciclare e rinnovare è il mantra del gruppo che in Italia ha una capacità produttiva di 14 milioni di pezzi, e che dal 2020 ha introdotto un nuovo stringente codice etico, la cui applicazione viene richiesta anche ai fornitori, pena l’esclusione dall’albo. I dati del primo bilancio di sostenibilità, presentato oggi, evidenziano come anche le imprese che lavorano con Michelin devono avere certificati di sostenibilità, e i 7 premi ricevuti nel settore automotive lo testimoniano, così come il milione di euro in ora lavoro donato alla comunità che spesso, letteralmente entra in fabbrica. E’ capitato quest’estate con i figli dei dipendenti che usavano le aree verdi per giocare. Il green pass, qui, non è un problema.
(ITALPRESS).

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