Medvedev “Gli occidentali? Bastardi e degenerati”. Lavrov in Turchia

KIEV (ITALPRESS) – Dmitri Medvedev, che dal 2008 al 2012 è stato presidente della Federazione russa, nell’unico interregno dell’ultimo ventennio in cui Vladimir Putin non potè ricandidarsi a causa della legge elettorale che lo costrinse a “stare fermo” un turno, ha esternato oggi il suo pensiero e lo ha fatto senza mezze misure: “Mi viene spesso chiesto perché i miei post su Telegram (sull’Occidente, n.d.r.) sono così duri: la risposta è che li odio. Sono dei bastardi e degenerati. Vogliono la nostra morte, quella della Russia. Finché sono vivo, farò di tutto per farli sparire”. Una frase che spiega bene il clima che si respira in questo periodo nell’entourage del Cremlino. Difficile, a Mosca, che esca qualcosa di pubblico senza l’avvallo dello “zar” e proprio per questo le parole shock di uno dei falchi della “nomenklatura” sono ancora più gravi.
Medvedev è da molti considerato uno dei falchi, fautore della linea dura contro Kiev ed evidentemente anche contro l’Europa e gli Stati Uniti ma un attacco così pesante da un ex presidente è qualcosa di unico e di estremamente pericoloso per gli equilibri internazionali.
La giornata odierna non è stata caratterizzata solamente dai deliri anti-occidentali di Medvedev, in ogni caso. Sul grano, infatti, si continua a trattare e proprio per questo il ministro degli Esteri di Mosca, Sergey Lavrov, è volato in Turchia per discutere con l’omologo Mevlut Cavusoglu la questione relativa allo sblocco dei porti ucraini e allo sminamento del Mar Nero. Già ieri si era parlato di una bozza d’accordo ma Kiev si era mostrata piuttosto scettica; oggi i colloqui sono proseguiti con il coinvolgimento dello stesso governo Zelensky ma nonostante la fiducia di Ankara non sarebbe ancora stata siglata un’intesa.
Sulla scena diplomatica, dopo alcuni giorni di silenzio, è ritornata a parlare anche la Cina e lo ha fatto invitando la comunità internazionale, e nello specifico quella occidentale, ad evitare “minacce” ai paesi terzi che non si sono schierati nella guerra in Ucraina. Pechino, ha fatto sapere il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, in visita in Kazakistan, “sta svolgendo un ruolo costruttivo nel facilitare i colloqui di pace. Nelle condizioni attuali, è necessario prestare attenzione ai tentativi delle forze esterne di trascinare i paesi della regione nel conflitto tra le maggiori potenze”.
La guerra, in ogni caso, non si combatte solo a parole. Anche nelle ultime ventiquattr’ore gli attacchi si sono succeduti a nord, nell’area di Sumy, a Kharkiv, dove si contano nuove vittime, e soprattutto in Donbass, dove, secondo il governatore militare della regione, Sergey Gaidai, sarebbe in corso la
“distruzione totale” della città di Lysychansk, nella provincia di Lugansk, la dirimpettaia della più conosciuta Severodonetsk, in cui ormai si combatte casa per casa ed i russi starebbero controllando buona parte del territorio. “I bombardamenti” di Mosca “si sono intensificati in modo significativo nelle ultime 24 ore utilizzando tattiche di terra bruciata”, ha detto il rappresentante istituzionale ucraino. Secondo il ministro della Difesa russo, Serghei Shoigu, “il Lugansk sarebbe al 97%” sotto il controllo russo. Considerazione forse troppo ottimistica (per il Cremlino) ma senza lanciarazzi e altri sofisticati armamenti in arrivo da Occidente, per Kiev sarà quasi impossibile risollevarsi in tutta l’area del Donbass.
-foto agenziafotogramma.it –
(ITALPRESS)

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