MACEDONIA ALL’ITALIANA NEL DEBUTTO DI SPALLETTI, MA DOV’ERA RASPADORI?

Immobile in gol per il vantaggio azzurro al 46′. Immobile Donnarumma sulla punizione di Bardhi che all’81’ dà il pari alla Macedonia. Vorrei cavarmela con una battuta, ma ne ho due, anzi tre. Partitaccia dopo slanci iniziali e mi viene un pensiero: se l’Italia avesse vinto: “Finalmente è arrivato Spalletti”. Adesso scommetto che qualcuno dirà: è la Nazionale che ha lasciato Mancini, quello sciagurato che ha iniziato la raccolta dei milioni arabi facendo una figuraccia con la Costa Rica. E una considerazione decisiva: la Macedonia ha giocato all’italiana, difesa e contropiede. Più una dose di coraggio, voglia di vincere, abnegazione, cose mancate agli azzurri che dopo il vantaggio gliel’hanno data su, come appagati.
In quel momento gridavo – inascoltato – “Datemi Raspadori!”. L’avevo visto in tivù cento volte, Giacomino, ed ero certo che me lo sarei goduto: se non lo fa giocare Spalletti, che lo conosce bene – mi dicevo – vuol dire che sta male. Stava inutilmente bene se è vero che il “suo” allenatore l’ha fatto entrare all’89°. Una burla. Prima ho visto entrare Zaniolo per Politano, Scalvini per Mancini, Gnonto per Zaccagni, Biraghi per Di Marco.
Ed eccolo, il ragazzino, quando ormai l’Italia non ha più niente da dire e da dare. Vabbè – dicono – tanto c’è ancora l’Ucraina, vuoi mettere? Non faccio la Cassandra, dico solo che gli ucraini ci affronteranno con un cuore grande così. Tiriamo fuori anche il nostro, perduto ormai da mesi, lasciato a Wembley insieme alla gloria. Non sè visto niente di nuovo nonostante la promessa di gol annunciata con il 4-3-3…napoletano. E se non ci pensa Ciro – bontà sua – saremmo ancora lì ad aspettare. Ha finito piangendo, lui che c’era, in tutte tre le sfide con la Macedonia, la prima, nel 2016, fu la sua festa con una doppietta che ci salvò in rimonta e che ci tirò fuori al 90′ da una sconfitta; poi il pareggio (1-1) di Torino, poi la maledetta sconfitta di Palermo. Spalletti ha pensato di garantirci – come piace a lui – il possesso palla (75 a 25), proprio come nelle rarissime sfortunate sconfitte del Napoli. Vorrei dire arroganza, dirò improvvisazione. Nella notte macedone un grido solo: dov’era Raspadori?
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(ITALPRESS).

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