L’INTER E’ SEMPRE PIU’ INZAGHIANA

Il Napoli? Il meglio non s’è visto. Frosinone e Sassuolo non erano stati un test valido. Il peggio è ancora lì dove l’ha lasciato Spalletti dopo aver perduto l’accesso alla finale di Champions trafitto dal contropiede di Leao. La Lazio sottozero del Comandante Sarri è arrivata al Maradona sapendo cos’avrebbe trovato: una squadra non ancora attrezzata in difesa e “curata” da un Garcia “giocoso” più di quel che s’è detto di Sarri, spacciato negli anni napoletani come un ircocervo un pò sacchiano è un pò guardiolesco. E invece è un praticone, un maledetto toscano aperto a mille soluzioni quando il risultato chiama. E dopo due sconfitte la Lazio chiamava sostanza, non idee. Così dal repertorio sarriano è saltato fuori il contropiede: squadra compatta in difesa, felice in contropiede con Luis Alberto e Felipe Anderson.
I tifosi napoletani – soprattutto quelli ispirati dal più vieto e dannoso qualunquismo tattico – han già preso a mordere Garcia che, in realtà, se ha commesso un errore l’ha fatto promettendo “un bel Napoli”. Bello come quello dello scudetto non sarà più, tant’è che le prime due partite del campionato le ha vinte giocando a memoria, mentre alla terza – con un avversario vero è una voglia di mostrarsi garciano – ha malamente toppato. L’importante è capire che quel che serve è un Napoli nuovo, tutto di Garcia. Cavoli suoi. Ho passato l’estate a raccontare che non bastava trattenere Osimhen e i suoi gol se non arrivava un sostituto di Kim. E così è andata, parola di catenacciaro.
Preso atto della spettacolare freschezza del Milan – mai davvero impensierito da una Roma non ancora realizzata intorno al sogno Lukaku – vale la pena fare un ragionamento sull’Inter che sta diventando sempre più inzaghiana – compatta e concreta – mentre Inzaghi sta diventando sempre più dell’Inter, fabbrica di vittorie quando lo spirito guida è lo stesso del Mago e dello Specialone. Il vero ritratto della Beneamata – piacente, conturbante, non bellissima come vorrebbero i “giochisti” ma felicemente vittoriosa in contropiede – è quello dipinto dal suo amante Lautaro Martinez al 52′ del match con la Fiorentina che ha beccato il secondo traumatico gol proprio mentre tentava un contropiede velocissimo: “Che cosa importa a me se non son bella? – diceva la canzone – Ma ho l’amante mio che fa il pittore, e mi dipingerà come una stella”. Cedo al romanticismo – e perdonate se mi diverto – perchè il “pittore” Lautaro Martinez, investito da Dimarco, da Barella, da Thuram, Dumfries e Chalanoglu, ha esposto a San Siro un capolavoro degno di
Bedin-Jair-Mazzola-Suarez-Corso. Ripetendosi al 72′ per i patiti. E’ anche una sfida al Milan, questa, per la conquista della seconda stella. Sento i telecronisti cianciare di ripartenze. Mi dispiace che non abbiano mai visto il calcio quando l’Italia stupiva il mondo.

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