La guerra in Ucraina si allarga. Falliti i corridoi umanitari

KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – Sul campo la situazione è rimasta più o meno immutata ma sono i possibili scenari ad essere in parte cambiati. La seconda domenica di guerra in Ucraina ha registrato altri scontri pesanti nei dintorni della Capitale. E’ stata ancora una volta la zona di Irpin, già bersaglio di intensi bombardamenti nei giorni scorsi, l’epicentro del conflitto attorno a Kiev. Il centro della metropoli rimane ancora intatto ed i russi non hanno fatto progressi nelle loro tappe di avvicinamento alla città simbolo del Paese ma hanno continuato l’attacco ai fianchi. L’allarme aereo è risuonato più volte, sulle strade ormai da giorni non si vede più nessuno ed il rischio è che la situazione possa precipitare da un momento all’altro. Kiev resiste, quindi, e se si eccettua Kherson le città principali rimangono in mano ucraina, nonostante la sproporzione delle forze sul campo. Regge Kharkiv, pur contando danni ingentissimi, e lo stesso assedio di Mariupol, per ora, non ha consentito alle truppe del Cremlino di occupare la città. E’ proprio il capoluogo sul Mare d’Azov quello in cui si contano le maggiori sofferenze della popolazione.
Il corridoio umanitario anche oggi non ha sortito grandi risultati. Alcune centinaia di persone sono riuscite ad andarsene ma sono decine di migliaia – o forse anche più – quelle asserragliate nei rifugi di fortuna.
Ma gli scenari, come anticipato, potrebbero cambiare a breve. Sul fronte militare il governo di Kiev ha lanciato l’allarme relativo ad altri due centri nevralgici del Paese. Dnipro, la terza per numero di abitanti e finora risparmiata in buona parte dall’invasione, secondo i vertici della Capitale potrebbe subire a breve un attacco. L’altro epicentro della strategia bellica di Putin rischia invece di diventare Odessa. Nella storica località costiera si è combattuto finora dal mare ma Zelesnky e il suo staff hanno ipotizzato una possibile escalation per via aerea.
E la diplomazia? Oltre al premier israeliano Bennett, che ieri è volato a Mosca e si è intrattenuto per diverse ore con il leader del Cremlino, in partita è entrato anche Erdogan. Il presidente turco ha espresso più volte il suo appoggio all’Ucraina ma contemporaneamente ha interessi profondi anche in Russia e non è escluso perciò un suo intervento diretto per concordare se non altro una tregua e iniziare un negoziato meno scontato rispetto ai primi due round in Bielorussia.
Ankara ha proposto nuovamente un incontro fra i due Paesi direttamente in Turchia ma al di là della location è fondamentale che a prendere le redini diplomatiche sia qualcuno in grado di dialogare seriamente con le due parti. E, soprattutto, di convincere Putin ad interrompere quanto prima i bombardamenti sui civili. Ma finora nessuno è sembrato in grado di fermare lo “zar”, tanto meno le proteste in scena oggi in tutta la Russia. Il Cremlino è isolato, ma l’accerchiamento internazionale sembra dargli maggiore vigore.
(ITALPRESS).

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